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Agenzie Fiscali

CCNL Agenzie Fiscali - Il bicchiere mezzo vuoto, il bicchiere mezzo pieno.

Roma,

Domande e risposte intorno alle ragioni della firma del CCNL

La domanda che oggi in molti si fanno è: se si sapeva di dover firmare, perché mettere in piedi tutto quel casino di mozioni, assemblee, raccolte di firme sullo stralcio. A molti è sembrata una presa in giro.

 

La prima cosa che deve essere chiara a tutti è che bisognava avere il coraggio di scegliere fra due possibilità: restare esclusi dalla contrattazione integrativa oppure firmare il CCNL. Forse non tutti hanno letto l'articolo 9 del vecchio CCNL ma è proprio questo che dice: o firmi o sei fuori. L'esclusione dalla contrattazione integrativa, in generale comporta sacrifici enormi per tutti, comporta la fatica di un'attività sindacale "carsica", invisibile, alla quale già altre volte in passato abbiamo preferito la firma c.d. tecnica del CCNL. Questa firma non è stata meno tecnica delle altre, ammesso che esista una definizione di firma tecnica. Il CCNL non ci piace, non ci è mai piaciuto, ma ci piacerebbe ancora meno non dare ai Lavoratori una possibilità in più di combattere oggi le battaglie contro il decentramento e contro i rischi di una certa ristrutturazione delle Agenzie Fiscali. Servono ancora gli strumenti del conflitto e della partecipazione attiva e se abbiamo dovuto affrontare il sacrificio della firma lo abbiamo fatto a ragion veduta. Per noi il bicchiere è mezzo pieno.

 

Si, ma la domanda è rimasta senza risposta. E già che ci siamo, mettiamo nel conto anche l'indizione dello sciopero a due giorni dalla firma. Questo è sembrato davvero un po' troppo.

 

Promuovere la mobilitazione e riempirla di contenuti è stato faticoso per tutti. Però bisogna essere onesti intellettualmente: non è stata una mobilitazione che ha messo gli uffici a "ferro e fuoco". C'è stata molta attenzione, molta partecipazione al referendum, molti documenti sono stati approvati e molte firme raccolte. Ma la protesta è rimasta confinata dentro i posti di lavoro e alla chiamata allo sciopero generale la risposta è stata fredda, per non dire gelida. Prima del nostro referendum ai Lavoratori era stato messo il bavaglio: i firmatari hanno sospeso per alcune settimane le assemblee e senza il referendum la protesta contro la pre-intesa non avrebbe avuto alcun modo di materializzarsi in un atto di grande rilievo politico. Ma la nostra firma restava sullo sfondo, all'orizzonte e nessuno doveva perderla di vista. La procedura per l'indizione dello sciopero è partita un mese prima della convocazione all'Aran, quindi nessuno poteva immaginare che in quella settimana si sarebbero succeduti sciopero e firma. E comunque lo sciopero ci è stato impedito: questo è un altro fatto che impone una riflessione seria sulle regole democratiche nel nostro Paese.

 

Un po' di realismo basta per sapere che gli scioperi nella Pubblica Amministrazione non hanno mai funzionato, tranne qualche caso "storico", quasi da leggenda. Immaginavate di poter incidere con uno sciopero al 30%?

 

Immaginare no, ma sperare sì. Lo sciopero poteva andare male e in effetti è andato malissimo, dato che non ce lo hanno fatto fare. Una delle conseguenze è stata proprio la firma di quel Contratto due giorni dopo. In questo caso il bicchiere è mezzo vuoto. Ma davvero si pensa che bastano un referendum e alcune centinaia di mozioni per poter cambiare le sorti di un Contratto? Il caso dei metalmeccanici in Italia resta emblematico: la loro lotta è stata di una forza e di una compattezza senza precedenti e infatti loro sono riusciti qualche anno fa a modificare alcuni aspetti di una pre-intesa già firmata. Lo sciopero sarebbe stato lo strumento ideale messo a disposizione dei Lavoratori e aderire avrebbe dovuto essere facile come fare un gol a porta vuota. Poiché le cose hanno preso un'altra piega, possiamo solo fare esperienza.

 

Sedicimila schede referendarie consegnate alla Funzione Pubblica e tutti quei voti contro la pre-intesa meritavano maggiore attenzione, almeno da parte vostra che avete promosso il referendum. O no?

 

Il referendum è stato il momento più alto della mobilitazione. Ha costretto tutti gli attori a un grande lavoro di presa di contatto con i Lavoratori, con i delegati, con gli iscritti per spiegare le ragioni della firma e della non firma sulla pre-intesa. Noi abbiamo spiegato le nostre ragioni e anche stavolta la firma era una cronaca annunciata. Lo abbiamo chiesto espressamente con il quesito n. 6 e non vediamo perché le risposte a quel quesito debbano valere meno delle risposte date agli altri. I Lavoratori ci hanno chiesto di non sparire dallo scenario. Era quello che volevamo anche noi.

 

Perché hai parlato di bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti? Non è la stessa cosa?

 

Sì, se si guarda all'aspetto fisico, no se si guarda all'aspetto simbolico. Tutta questa vicenda può essere considerata come una grande battaglia sindacale, come se ne sono fatte poche nel nostro Comparto, anzi pochissime. Per certi versi è stata una battaglia persa e allora il bicchiere lo guardi e ti sembra mezzo vuoto. Ma per altri versi la battaglia è stata vinta. Oggi tutti sanno che c'è un problema di democrazia; oggi tutti sanno che il CCNL Agenzie Fiscali è un pessimo Contratto; oggi tutti sanno che bisogna ripartire in fretta con il conflitto sindacale, perché non tira una buona aria e intorno c'è molta confusione. Basta aver capito queste cose per considerare in modo positivo il lavoro che abbiamo fatto e per dire che il bicchiere è mezzo pieno. Adesso dobbiamo provare a riempire l'altra metà.