Nonostante il clima di confusione, dovuto alla contesa in corso tra il fondo americano Elliott e Bollorè/Vivendi per il controllo di TIM, nonché l’incertezza del futuro scenario politico che dovrà affrontare il tema delicato delle telecomunicazioni, SLC-CGIL, FISTel-CISL e UIL-Com, con la decisione presa il 21 marzo 2018, hanno accelerato sul fronte del rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni, condividendo una piattaforma che sarà sottoposta a un passaggio assembleare tra i lavoratori entro il 2 maggio.
Naturalmente, in maniera preventiva, hanno tenuto a specificare che gli eventuali OdG proposti durante il percorso assembleare, non potranno sconvolgere l’impianto dell’ipotesi proposta, in quanto figlio dell’accordo ponte di novembre 2017 e dell’accordo interconfederale firmato tra Cgil Cisl Uil e Confindustria il 28 febbraio 2018.
Difatti l’ipotesi proposta riprende le linee guida dell’accordo sopra citato, imponendo contenuti e indirizzi, legando la contrattazione collettiva alla “crescita del valore aggiunto e dei risultati aziendali” e quella di secondo livello alla “crescita della produttività” (leggi aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro e della flessibilità).
Nonostante l’enfasi con cui viene pubblicizzata tale ipotesi, questo accordo non permetterà l’aumento dei salari e la difesa del CCNL, ma esattamente il contrario. Infatti:
La voce retributiva TEM (Trattamento Economico Minimo), diventerà a tutti gli effetti lo strumento per abbassare i salari, in quanto legata all’inflazione IPCA, cioè non tiene conto dell’aumento dei costi energetici, condannando il salario a ridursi sempre più e di conseguenza aumentando solo i profitti per le aziende.
La voce retributiva TEC (Trattamento Economico Complessivo), oltre ai vecchi minimi conterrà altri elementi della retribuzione come le indennità, le maggiorazioni di paga oraria e anche il welfare.
Con il definitivo recepimento del cosiddetto “welfare aziendale”, non soltanto come sanità e previdenza complementare, ma anche sotto forma di benefits aziendali, si aprirà la strada per distruggere definitivamente il sistema sociale pubblico e universale, oltre quello di consegnare a questo strumento un ruolo di sostituzione del salario a tutto vantaggio delle imprese che beneficeranno della totale detassazione.
Infine, si ribadisce l’applicazione del Testo Unico del 10 gennaio 2014, ovvero l’impegno a definire temi come la prevenzione del conflitto e l’esigibilità dei contratti, con l'obiettivo, peraltro esplicito, di impedire iniziative di contrasto, alle organizzazioni conflittuali che non accetteranno tali accordi, oltre ad essere soggette a sanzioni.
Con questa proposta di piattaforma si prosegue sulla strada della riduzione dei salari in cambio di maggiore produttività (intensità della prestazione), flessibilità (orario di lavoro) e precarietà, legando l’eventuale raggiungimento dell’obbiettivo del proprio rapporto di lavoro sotto forma di welfare aziendale.
Manifestiamo determinati il nostro forte dissenso nei confronti di questa ipotesi di rinnovo del CCNL delle TLC, invitandovi a votare contro questo ennesimo arretramento dei diritti e della dignità del lavoro.
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato – Settore Telecomunicazioni