La Suprema Corte ha espresso parere negativo al ricorso depositato nel 2019 nel quale veniva chiesto il recupero delle ore di riposo giornaliero compresso mediante la fruizione di permessi compensativi. E cioè il recupero in tutte quelle occasioni in cui il lavoratore riposa meno di 11 ore tra la fine di un servizio e l’inizio di quello successivo, circostanza che nel mondo della vigilanza è consuetudine.
La Cassazione ha risposto dicendo che il Contratto Collettivo della vigilanza privata prevede che le ore di riposo compresse possano essere recuperate con riposi più lunghi nei 30gg successivi, specificando che le Parti Sociali (Sindacati e datori di lavoro) hanno inteso, scritto e sottoscritto che questo è il metodo di recupero da loro concordato.
In altre parole: se oggi un lavoratore riposa solo 9 ore, invece di 11, le 2 ore mancanti potranno essere recuperate con due ore di riposo in più nel corso dei trenta giorni successivi.
“Una modalità che non può, di certo, garantire un vero recupero psicofisico. Le ore di sonno perse oggi non si recuperano con ore di sonno fruite 30 giorni dopo”.
Questo è ciò che hanno firmato i sindacati che si sono intestati questo abominevole contratto.
Pertanto, quando si riposa soltanto 9 ore tra un turno e l’altro, inclusi spostamenti, pasti, vestizione, e tempo per la vita privata, sappiamo di chi è la responsabilità.
Quando si guadagna 5 euro l’ora, sappiamo di chi è la responsabilità.
La responsabilità è di questi sindacati che hanno scritto queste assurdità senza alcuna garanzia per i lavoratori.
Questo è il contratto della vigilanza sottoscritto da CGIL CISL UIL e UGL. Oltre ad essere povero è anche disumano e privo di garanzie.
Continuiamo la lotta contro questo sistema e contro chi ha devastato il settore.
USB Vigilanza