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C'È BISOGNO DI ARIA NUOVA ANCHE IN PRESIDENZA?

Roma,

Abbiamo assistito purtroppo negli ultimi anni ad un deterioramento strutturale della PCM e al malcostume di certi personaggi, portato alla ribalta dai media nazionali, che non hanno perso tempo a “mettere  alla gogna” la totalità della PCM  creando - spesso - un senso di frustrazione e qualche volta anche di vergogna a coloro che a tutti i livelli lavorano con grande difficoltà e impegno, costretti a sottostare alle decisioni prese da taluni vertici non sempre nel rispetto della legittimità, e che hanno visto depauperare la propria professionalità attraverso l’imposizione di soggetti esterni (consulenti, esperti e incarichi ex art. 19, comma 6, del d.lgs. 165/2001 …e chi più ne ha più ne metta!).

Non siamo più disposti a tollerare che le molteplici riorganizzazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri si  realizzino non tenendo conto delle funzioni e competenze delle strutture, ma solo per giustificare i lauti contratti, la lottizzazione delle poltrone ai dirigenti “amici degli amici” e il mantenimento di certi privilegi, supportati dalla loro associazione e da sindacati di comodo che “ambiscono” all’equiparazione con la carriera prefettizia e diplomatica.

Riteniamo che all’interno della PCM anche nella dirigenza siano presenti persone che, al di là delle ambizioni soggettive, svolgono con coscienza il ruolo di dirigente pubblico secondo i principi di buon andamento, trasparenza e correttezza.

I vertici dell’Amministrazione con l’avallo dei sindacati complici, che si improvvisano all’occorrenza “intermediari assicurativi/broker”, non hanno perso tempo (per un proprio tornaconto?) a sostenere le politiche restrittive nei confronti dei dipendenti partendo da quelle di intervento sociale a favore degli stessi (polizza sanitaria) alla riduzione del FUP, dall’interpretazione estremamente restrittiva delle circolari alla non applicazione omogenea degli istituti contrattuali (es. banca delle ore), fino al disinteresse agli interventi per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

In particolare l’intervento sociale a favore del personale dipendente quale “la polizza sanitaria”, prevista dall’art. 99 del CCNL vigente, è stata la concreta dimostrazione della restrizione dei diritti in nome del rigoroso contenimento della spesa, che invece non incide sui  veri costi e sperperi della politica:

non taglia le costosissime esternalizzazioni che gravano pesantemente sui bilanci e sul depauperamento delle professionalità presenti;

non taglia le dispendiose gare d'appalto, a partire da quelle secretate, ove vengono agevolati - come più volte affermato dai media - interessi di ben definiti soggetti privati, nella totale noncuranza dei principi di trasparenza;

non taglia l'impiego di dirigenti estranei alla PCM  (sono presenti circa 50 unità - ogni incarico conferito ai sensi dell'art. 19, comma 6, del d.lgs.165/2001, costa circa euro 150.000 ciascuno);

non taglia l'impiego di esperti e consulenti che gravano per oltre 50.000 euro l'anno procapite sul bilancio della Presidenza;

non taglia l'utilizzo incontrollato delle auto blu e di servizio (di vario colore) e degli autisti che gravano sul bilancio della Presidenza per oltre 7.000.000 euro.

 

La stipula della polizza, in modo unilaterale e senza il coinvolgimento delle parti sociali rappresentanti dei lavoratori,  aumenta le disparità già diffusamente presenti nella PCM. Inoltre, l'autoritarismo con cui l'Amministrazione ha condotto la stessa (non tenendo conto del rapporto costi/benefici) non è giustificato dal fatto che "…la quota proviene dai capitoli di funzionamento e non da quelli destinati al personale",  in quanto i lavoratori della PCM sono i diretti interessati in qualità sia di utenti finali della polizza sanitaria che di contribuenti, quindi è inaccettabile l’affermazione di certe sigle ”…che la polizza non costa assolutamente nulla! ed è del tutto gratuita”.

Al riguardo, i dipendenti della PCM, valutando del tutto inadeguata la copertura della polizza e di fatto non fruibile per gli elevati costi a carico degli stessi, in particolare per i grandi interventi, hanno promosso una petizione – decisa nell’Assemblea del giorno 5 aprile u.s. - per ottenere una revisione della polizza stessa con condizioni più favorevoli e accessibili a tutti, anche prevedendo la stipula di una convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

La USB a sostegno della petizione dei lavoratori della PCM chiede:

  •       che venga sospesa la stipula definitiva del contratto;
  •       che venga incrementato lo stanziamento del capitolo di bilancio attraverso il taglio dei veri costi della politica;
  •       che gli stanziamenti messi a disposizione dalla PCM e i servizi erogati siano oggetto di una convenzione diretta con la ASL Territoriale;
  •       che venga effettuata, da parte dell'amministrazione, relativamente al personale di prestito, un'attenta verifica affinché detta polizza sia indirizzata esclusivamente a chi non usufruisce di altre forme assicurative o rimborsi diretti, in quanto alcune amministrazioni gia' erogano coperture sanitarie più favorevoli;

La USB, nel ribadire l’inaccettabilità della polizza, comprende le necessità personali dei colleghi in relazione alla decisione di aderire o meno alla convenzione sanitaria proposta.