Nella sola giornata di giovedì, Piacenza è stata tragica protagonista di due eventi che garantiscono al nostro paese il triste primato europeo nella classifica degli incidenti sul lavoro: l'autista di un corriere con sede a Caorso è finito fuori strada nei dintorni di un paese dell'Appennino in Val Nure a causa del fondo stradale ghiacciato, e un mulettista di Gualapack/SAFTA si è sfracellato un piede per il mancato arresto di un elevatore elettrico. In entrambi i casi i lavoratori chiedono (e hanno chiesto nel passato anche recente) verifiche sullo stato dei mezzi e sulla loro manutenzione. In entrambi i casi imputati sono i ritmi di lavoro: sotto Natale bisogna correre per soddisfare i clienti.
In Gualapack è singolare che in questo periodo il committente dichiari esuberi di personale, il fornitore di servizi insista per ridurre e trasferire i dipendenti, mentre i ritmi di lavoro sono aumentati insostenibilmente. Sempre in Gualapack l'appaltatore ha ingaggiato da mesi un braccio di ferro con i propri lavoratori perché oltre alla malattia e alla maternità non paga neppure la propria quota di indennità di infortunio.
Siamo nell'epoca dell'economia 4.0, delle grandi innovazioni tecnologiche, ma per quanto riguarda lo sfruttamento dei lavoratori per il profitto di pochi, stiamo tornando al medioevo.
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