Il diritto alla salute è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione che deve essere garantito da un sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico. Noi difendiamo questo principio e contrastiamo i tagli alla spesa sanitaria. Vogliamo una sanità di qualità per tutti, ricchi e poveri. La salute è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione, ed è un interesse della collettività. Per questo deve essere garantito da un sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico, sostenuto dalla fiscalità generale.
In Sardegna cambiano i Manager ma rimane intatta la filosofia, che è quella del risparmio, dei tagli a scapito dei servizi erogati ai cittadini e alle classi popolari e meno abbienti.
Questa Giunta Regionale sembra intenzionata a dare seguito, agli scellerati progetti di chi l’ha preceduta, alla politica di tagli indiscriminati nella sanità pubblica, e portare a compimento l’opera di distruzione di un settore, vitale, di quello che viene definito “stato sociale”. La Regione pensa di “razionalizzare” chiudendo gli ospedali “minori” dislocati nel territorio, che da sempre hanno rappresentato un punto di riferimento, un baluardo, una risposta alle necessità dei propri concittadini.
La Regione non può non tener conto delle peculiarità delle singole zone, soggette a spopolamento; esodo che aumenterà anche a causa della mancanza di “servizi e presidi” sanitari veri.
La USB ribadisce la sua ferma opposizione al progetto di smantellamento, poiché convinta che gli ospedali “piccoli” sono stati pensati, e devono servire, per fornire un servizio a comunità che sono già private di alcuni servizi essenziali. A questo proposito la USB chiede che vengano adeguati e potenziati i servizi di questi “piccoli ospedali”, a tutela del personale ivi operante e dei cittadini ricadenti in quei territori affinché possano ad essi rivolgersi anche in futuro.
Pensiamo che si possa e si debba risparmiare nella sanità. I veri sprechi sono sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere: basterebbe controllare gli appalti, le consulenze, il drenaggio di danaro pubblico nel settore “privato” e convenzionato, la spesa farmaceutica e altro ancora.
Noi continuiamo a credere nella sanità come un bene primario che deve essere usufruibile da tutta la popolazione. Non vogliamo che la chiusura di questi presidi contribuisca alla desertificazione di territori, che vengono di fatto condannati allo spopolamento.
Ci preoccupa pensare alle decine di posti di lavoro che a causa della chiusura o del ridimensionamento di questi ospedali andranno persi; ci sono lavoratori che per anni hanno contribuito, col loro lavoro, al mantenimento in salute delle popolazioni di questi territori ed anche a rallentare lo spopolamento delle zone interne.
Noi diciamo che se è vero che la sanità ha un costo è altrettanto vero che la salute non ha prezzo.
Per questo ci diciamo contrari alla politica dei tagli nella sanità pubblica.
Siamo contrari alla mercificazione della salute e, quindi, siamo per il potenziamento del servizio sanitario pubblico e del diritto collettivo a fruirne.