In questi giorni all’ARAN si sta discutendo della modifica del regolamento per le elezioni RSU in funzione dell’estensione del diritto all’elettorato attivo e passivo ai precari del pubblico impiego.
RdB prima e USB poi si è sempre battuta per ottenere quello che riteniamo un imprescindibile elemento di democrazia sui posti di lavoro.
Abbiamo però sempre trovato l’opposizione dei sindacati collaborazionisti e complici, peraltro corresponsabili del precariato dilagante nel settore pubblico.
Se oggi siamo chiamati a modificare il regolamento, non è perché Governo e sindacati siano stati improvvisamente pervasi da un impeto democratico, ma semplicemente perché il Governo rischia di incappare in un’infrazione europea a seguito della denuncia sul precariato presentata da USB alla Commissione Europea.
Un’apertura non voluta, ma dovuta, che temiamo i soliti noti tentino di depotenziare attraverso artefici tecnico-giuridici.
Non si può ridurre l’estensione di un diritto democratico ad un mero tecnicismo teso peraltro a limitarne gli effetti.
Il diritto all’elettorato attivo e passivo dei lavoratori precari non è una questione tecnica.
È una questione di democrazia reale che fa paura solo a chi sa di avere gravi responsabilità relativamente al precariato alla sua creazione, diffusione e cronicizzazione.
È una questione politica e chi oggi rema contro si sta assumendo una grave responsabilità politica, della quale i lavoratori, siamo certi, ne terranno conto. La lotta contro la precarietà è una lotta per i diritti.
Diritto alla stabilizzazione.
Diritto al salario.
Diritto alla dignità.
Diritto al voto.
USB ritiene che tutti i precari abbiano diritto a votare e ad essere eletti.
Un concetto semplice, una testa un voto.
MARTEDÌ 25 NOVEMBRE, ORE 9:30 PRESIDIO ALL'ARAN - ROMA, LARGO DEI LOMBARDI. UNA TESTA, UN VOTO!
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