Una recente inchiesta giornalistica ha denunciato l'abnorme crescita dei volumi di gioco nel nostro Paese, stimati in circa 400 miliardi di euro negli ultimi dieci anni e pari a circa 40 miliardi di euro nel periodo gennaio - agosto 2011.
Quest'ultimo dato fa particolarmente riflettere, poiché il 2011 è l'anno delle manovre finanziarie in serie che hanno colpito molto duramente i cittadini e che sono la premessa a nuovi interventi di taglio della spesa pubblica e di prelievo forzoso. Stupisce quindi, o almeno dovrebbe stupirci, che vi sia una corsa sfrenata al gioco e che i volumi arrivino a tanto. L'inchiesta giornalistica pone dunque alcuni interrogativi, ai quali si affianca un dato che - se confermato - merita un'ulteriore riflessione.
Ci riferiamo al fatto che a fronte di un incremento esponenziale delle somme giocate, il gettito fiscale non sia aumentato in modo significativo, mentre evidentemente sono aumentati i profitti privati. Sul ruolo dello Stato nella gestione dei giochi andrebbero fatte considerazioni più approfondite che esulano in parte dai contenuti di questo comunicato. Sappiamo che l'AAMS si è data da tempo l'obiettivo di legalizzare quanto più è possibile il settore dei giochi e abbiamo sempre chiesto che questo obiettivo fosse coniugato con un maggiore controllo sociale della pratica del gioco e con un impiego delle risorse fiscali raccolte attraverso il gioco che fosse ad alto contenuto sociale.
Non sarebbe male ad esempio, rendere noto l'impiego delle risorse erariali derivanti dai giochi e dalle scommesse, così come non sarebbe male avviare delle campagne sociali di dissuasione dal gioco, rivolte a quelle categorie sociali più esposte al rischio di contrarre il "vizio del gioco". Ciò va nella direzione opposta a quella che pure abbiamo visto imboccare quando sono stati utilizzati alcuni testimonial che erano troppo ammiccanti verso alcune categorie potenzialmente attratte dal gioco: adolescenti, anziani, soggetti a basso reddito e in cerca di un sogno da realizzare.
Lo Stato dovrebbe avere nei confronti del gioco lo stesso atteggiamento che ha assunto nei confronti - ad esempio - del fumo: presidiare ma non incoraggiare. Non è esattamente quello che accade se è vero uno dei dati più inquietanti dell'inchiesta giornalistica e cioè che in Italia c'è una slot-machine o un video-poker ogni 150 abitanti. E se tale invasività potrebbe essere spiegata (ma non legittimata) dalla necessità per lo Stato di aumentare il gettito fiscale, la circostanza che questo gettito non aumenta, mentre aumentano i profitti privati, getta più di un'ombra sulla gestione pubblica del vizio del gioco e sull'effettivo conseguimento degli obiettivi istituzionali assegnati all'AAMS.
La questione investe oggi direttamente la nascente Agenzia dei Monopoli alla quale sarà affidata la gestione dei giochi e delle lotterie. E la investe per due ragioni: una sociale di cui abbiamo già parlato e l'altra meramente sindacale. Con la nascita dell'Agenzia si supera quel modello ibrido che vedeva da una parte un'amministrazione ancora dipartimentale e quindi ministeriale e dall'altra migliaia di lavoratori inquadrati contrattualmente in un comparto non ministeriale. Ora dovranno essere rapidamente sciolte le residue ambiguità contrattuali:
- l'Agenzia dei Monopoli non ha ancora "svuotato" la prima area giuridica contrattuale;
- l’indennità di amministrazione dovrà essere sostanzialmente equiparata a quella delle altre Agenzie;
- dovranno essere avviate procedure di progressione economica entro e tra le aree, così come è accaduto nelle altre Agenzie.
Riteniamo questi passaggi doverosi, così come riteniamo doverosa una ricognizione dei meccanismi di finanziamento delle risorse destinate alla contrattazione integrativa per capire se e come quel riordino che da tempo chiediamo per le altre agenzie fiscali possa riguardare anche l'Agenzia dei Monopoli. Per questo riteniamo doppiamente negativa la notizia che il volume delle scommesse aumenta mentre il gettito resta invariato.
Da questo insolito fenomeno non ci guadagnano i giocatori, non ci guadagna la collettività e non ci guadagnano ovviamente neanche i lavoratori.
Scarica il comunicato e la Bozza del decreto che costituisce l'Agenzia dei monopoli di Stato in fondo alla pagina.