Il 2020 ha segnato una strage per i lavoratori del Commercio e della Grande distribuzione, sono 71 i morti del settore rispetto ai 37 dell’anno precedente. È stato un anno drammatico per chi non ha mai hanno smesso di lavorare, nonostante il pericolo di contagio da Coronavirus. Un pericolo per niente circoscritto dalle aziende, che non hanno applicato le misure di sicurezza per tutelare la salute di dipendenti e clienti.
Anzi, la Grande distribuzione ha visto l’occasione di far lievitare i propri profitti, ha aumentato i prezzi, sfruttando l’occasione di non avere concorrenza, essendo una delle poche attività consentite.
I beni di prima necessità hanno subito un rialzo medio dell’1,5%, con verdura e frutta alle stelle, aumentate rispettivamente del 10 e del 5%.
Ma se l’aumento dei guadagni e delle vendite (stimato in una media generale del 3%, con picchi del 7 e del 9% nei mesi di totale chiusura) non è stato a costo zero per i consumatori, il prezzo più alto lo hanno pagato i lavoratori.
Nell’anno sono stati 71 i lavoratori uccisi con un aumento rispetto lo scorso anno del 90%, ribaltando le statistiche consuete. La maggior parte dei dipendenti non è morta tentando di raggiungere o lasciare il proprio posto di lavoro, ma a causa dello svolgimento delle proprie mansioni.
I lavoratori sono stati uccisi dalla mancanza delle misure di prevenzione e protezione dal Coronavirus. Misure che sono un obbligo delle aziende. Obbligo mai messo in atto davvero grazie anche ai pochi controlli degli organi competenti.
Se c’è il controllo sulla clientela e sul contingentamento, non ci sono i dispositivi di sicurezza per i lavoratori, a partire dalle mascherine. Oppure vengono fornite mascherine chirurgiche (mai le Ffp2, le uniche che proteggono sia chi le indossa sia chi si trova di fronte) ma viene permesso ai clienti di assembrarsi, permanere nei centri commerciali tutto il tempo che vogliono e non indossare le mascherine nel modo corretto.
Ci chiediamo anche quale attendibilità abbiano i famosi termoscanner agli ingressi, che misurano per tutti una temperatura inferiore ai 35 gradi.
Le scelte di abbassare il costo del lavoro, aumentando carichi e turni e di disinvestire in salute e sicurezza ha ucciso 71 lavoratori, portando il commercio al quarto posto fra i settori più a rischio.
I profitti accumulati devono essere redistribuiti ai lavoratori in termini di alleggerimento dei carichi, diminuzione dell’orario senza toccare la già misera retribuzione e investimenti veri in salute e sicurezza.
USB Commercio