Era lecito aspettarsi che gli ultimi provvedimenti normativi in materia di prevenzione del contagio da Covid-19 potessero riportare le Commissioni Tributarie ad una condizione di attività lavorativa quanto meno accettabile. In effetti l’art. 27 del DL 137/2020, introducendo nuovamente le c.d. “udienze cartolari”, è servito a ripristinare, anche se non del tutto, le condizioni minime di sicurezza per i dipendenti degli organismi giurisdizionali.
Ma, a quanto pare, per le Commissioni Tributarie non deve esserci pace.
Nonostante il ritorno ad una vita normale appaia sempre più lontano a causa della pandemia che sta nuovamente picchiando duro nel nostro Paese, nonostante l’impennata della curva dei contagi stia coinvolgendo un gran numero di lavoratori non solo nella sfera lavorativa ma anche in quella privata, assistiamo in questi giorni ad azioni unilaterali, tanto intempestive quanto inopportune, da parte della dirigenza in merito alla fruizione delle ferie 2020.
Ultima a balzare agli onori della cronaca, in base ad un documento inviatoci dalla RSU locale, risulta essere la dirigenza della Commissione Tributaria Provinciale di Roma che, nei giorni scorsi, ha sollecitato il personale “nel più breve tempo possibile e senza indugi” ad esaurire il budget ferie 2020 entro l’8/1/2021 (bontà sua!) facendo riferimento ad una propria nota inviata nel mese di giugno 2020 alla RSU ed al personale ma mai pervenuta a titolo di informativa alle OO.SS. firmatarie del CCNL Funzioni Centrali.
Non nascondiamo che la lettura della nota in questione ci abbia messo a dura prova, certamente l’ardito parallelismo tra imprenditore e pubblica amministrazione in materia di gestione delle ferie resterà negli annali del MEF (sosteniamo da tempo, purtroppo inascoltati, che gli orientamenti applicativi dell’Aran sono materiale pericoloso da maneggiare con tutte le cautele del caso, in primis quella di non decontestualizzarli estrapolandone stralci a proprio uso e consumo) insieme alla concessione (del dirigente o dell’imprenditore?) di estendere la fruizione delle ferie estive, in prima battuta limitata ai mesi di luglio e agosto, anche ai mesi di giugno e settembre ed alla prescrizione conclusiva di esaurire i giorni di ferie entro l’anno di competenza (2020).
D’altronde è noto, l’imprenditore mal sopporta le tutele del contratto collettivo nazionale di lavoro ed è così che i diritti sanciti dall’art. 28 del CCNL Funzioni Centrali in materia di ferie o vengono trasformati unilateralmente in concessioni (comma 12) o spariscono nel nulla come nel caso del comma 15 che prevede la fruizione delle ferie residue entro il mese di aprile dell’anno successivo per motivate esigenze di carattere personale (la pandemia in corso e le sue ricadute sulle famiglie dei lavoratori potranno bastare come motivazione?) con l’unico limite rappresentato dalla compatibilità delle esigenze di servizio dell’intera struttura organizzativa e non del singolo lavoratore.
E purtroppo dobbiamo ricordare che la dirigenza della Commissione Tributaria Provinciale di Roma non è nuova a considerare come proprie le ferie dei lavoratori visto quanto accaduto nel mese di marzo 2020 quando, in violazione del DPCM 11 marzo 2020, la relativa circolare DAG del 12/3/2020 e la direttiva 2/2020 del 12/3/2020 a firma del Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, dichiarò di “aver autorizzato tutte le istanze di lavoro agile ma avendo l’accortezza di far fruire contestualmente ferie residue e riposi compensativi pregressi nel citato periodo emergenziale” anziché lasciarle nella disponibilità degli interessati fino al 30/4/2020 così come contrattualmente previsto e, in taluni casi, collocando i dipendenti in ferie “d’ufficio” in assenza di apposita richiesta.
All’epoca USB interessò dell’accaduto il Capo Dipartimento del DAG ed il Direttore della Direzione del Personale chiedendo di vigilare e garantire il personale della Commissione Tributaria Provinciale di Roma ma ne seguì soltanto un silenzio assordante. È stata certamente un’occasione persa, si potevano risolvere allora anche i problemi di oggi.
Intanto, però, a pagare sono solo i lavoratori. È di tutta evidenza, infatti, che le ferie rappresentano da tempo non solo lo strumento per il recupero psicofisico del dipendente ma anche una forma indiretta di sostegno al reddito perché spesso utilizzate per sanare assenze dal servizio che comporterebbero la decurtazione dell’indennità di amministrazione e del salario accessorio. Il provvedimento adottato dalla dirigenza della Commissione Tributaria Provinciale di Roma, pertanto, non solo rappresenta una palese violazione delle più elementari norme contrattuali in materia ma rischia di arrecare un pregiudizio economico ad una platea di lavoratori che, oltretutto, è privata dei buoni pasto da marzo 2020.
Da tempo stiamo denunciando al tavolo di contrattazione nazionale del MEF l’inadeguatezza della dirigenza degli uffici periferici del nostro dicastero sollecitando l’Amministrazione centrale a mettere in campo al più presto ogni azione necessaria per evitare le innumerevoli situazioni incresciose che ormai ci vengono segnalate con cadenza quotidiana.
Aiutateli ad aiutarsi.
USB PI MEF