La volontà di introdurre anche nel pubblico impiego un modello del lavoro sempre più flessibile (il noto ‘Jobs Act’) si è fatta negli ultimi mesi sempre più pressante. Nella stessa filosofia si inseriscono gli 85.000 esuberi nella Pubblica Amministrazione minacciati dal commissario straordinario Cottarelli, i continui tentativi di “riforma” di province, camere di commercio ed altri enti intermedi, il blocco della contrattazione fino al 2020, la mancata stabilizzazione dei
250.000 precari a fronte di soli 15.000 posti disponibili nella P.A., finendo con l’annunciata mobilità coattiva nell’arco di 50 km associata all’ipotesi di declassamento economico/giuridico in caso di esuberi di personale. Ipotesi quest’ultima che resta ancora tutta da capire nei suoi dettagli.
Tutto ciò non può che aumentare l’insicurezza di coloro che vedranno presto scomparire gli sbandierati 80 euro tra maggiori imposte, aumenti delle tariffe come conseguenza delle privatizzazioni in atto, tagli nei servizi e nell’assistenza.
Anche nella Granda queste dinamiche si stanno traducendo in una rapida e impietosa ristrutturazione che riguarda tutti i comparti del pubblico impiego (sanità, enti locali,parastato...). Così le nuove parole d’ordine sono diventate: accorpamento di enti pubblici e ingiustificata ridefinizione degli assetti organizzativi e della premialità, mancato rinnovo deicontratti a termine, esternalizzazione di servizi per poter avere manodopera più flessibile.La nostra Amministrazione non è certo estranea a queste dinamiche e la lenta, graduale compressione dei diritti, si è fatta sentire anche qui in Comune. In nome di una maggiore equità e trasparenza, occorre affrontare con determinatezza cinque questioni che ci hanno coinvolto di recente:
disapplicazione della Circolare F.P. n. 2/2014 (che vincola i permessi per visite/esami/accertamenti sanitari all’uso dei 3 giorni per particolari motivi,negando così in questi casi il già affermato diritto
alla malattia)e reintroduzione dei relativi permessi orari (21 ore).Ricordiamo che non essendo una Circolare un atto parlamentare non è stata applicata da tutte le amministrazioni in maniera univoca e che ben in 60 colleghi abbiamo sottoscritto la petizione nazionale USB per il suo annullamento;
necessità di pubblicare avvisi di mobilità interna
per verificare le effettive professionalità da acquisire presso i vari servizi/settori attraverso colloqui motivazionali ed evitare atti di organizzazione autoritari se non addirittura di natura punitiva;
regolamentazione delle modalità di utilizzo del Fondo
di produttività (incostante riduzione ogni anno) per una distribuzione più equa delle indennità, dei progetti obiettivo, e dei relativi carichi di lavoro;
estensione dell’orario flessibile al personale finora escluso dalla sua applicazione;
chiarimenti sull’ipotesi di esternalizzazione di servizi.
In questo momento di insicurezza che coinvolge tutto il pubblico impiego, sono questi a nostro avviso i punti su cui occorre impegnarsi, per dare il nostro contributo locale al più ampio progetto di lotta per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori!
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