Anche a Trieste la Giunta cittadina intende mettere le mani sui servizi pubblici all’infanzia per farne uno strumento di speculazione politica, sulla pelle dell’utenza. La proposta di nuovo regolamento per le scuole dell’infanzia comunali, deliberata dalla Giunta e presentata come opera di revisione tecnica della materia, è un documento ideologico, che attacca il carattere universale, laico e plurale della scuola pubblica e mira a farne veicolo di discriminazione ed esclusione:
- prescrizione della quota del 30% di bambine/i di cittadinanza non italiana per sezione: criterio discriminatorio che pregiudica il diritto all’istruzione per tutte/i, senza vincoli di sorta, compromette il diritto di scelta delle famiglie a favore delle scuole situate nel territorio di appartenenza e rischia di determinare l’esclusione dal servizio
- centralità all’insegnamento della religione cattolica, presentata come fondante il piano dell’attività formativa, con obbligatorietà del crocefisso in ogni aula e introduzione del meccanismo del silenzio-assenso a favore dell’insegnamento della religione cattolica per quanti non si esprimono sulla scelta di avvalersene o meno
Tali prescrizioni si accompagnano ad un attacco all’autonomia didattica e educativa (sbilanciamento a favore del ruolo delle famiglie) e ad altre disposizioni peggiorative in tema di personale e organizzazione del servizio, con evidenti forzature rispetto a contratti e normativa vigente: per le sezioni con lingua di insegnamento slovena si omette che il personale educativo ed ausiliario debba possedere le certificate competenze linguistiche, non si definisce la presenza di insegnanti di sostegno come sancito dalle norme, spariscono le garanzie di tempestiva sostituzione della assenze e di personale per le compresenze, si svalutano gli spazi di collegialità e le professionalità operanti nel servizio.
I nostri amministratori si preoccupino piuttosto di garantire resa, qualità e piena accessibilità del servizio pubblico attraverso opportuni investimenti: organici adeguati e stabilizzazione delle precarie, garanzia del personale insegnante di sostegno, sostituzioni tempestive delle assenze, dotazioni congrue di materiali, reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori ceduti ai privati, analisi dei contesti territoriali con garanzia, ove necessario, di mediatori culturali ed attivazione di specifici progetti di integrazione.
USB esprime tutta la sua contrarietà a questa vergognosa operazione politica, impegnandosi a mettere in campo ogni iniziativa, anche legale, necessaria e a mobilitarsi assieme a lavoratrici, famiglie e cittadine/i per impedirne la realizzazione.
USB P.I. Comune di Trieste