In un’intervista apparsa sulla Nazione, datata 24 agosto 2014 il questore di Pisa Gianfranco Bernabei, lancia un vero e proprio “allarme immigrati”, mettendo in evidenza la situazione di forte degrado e di paura diffusa, generata dal flusso incontrollato di stranieri in questo territorio.
Il questore afferma che i reati sono in diminuzione, ma questo non sembra determinare una diminuzione della percezione dell'insicurezza da parte dei pisani, perché camminando per le nostre strade e piazze, continuano a vederle brulicare di stranieri ed extracomunitari, e aggiunge che in effetti, questo troverebbe riscontro in un dato reale, ovvero nel fatto che la nostra popolazione carceraria risulta essere ampiamente costituita da stranieri.
Complessivamente le parole del questore vogliono legittimare la necessità di impiegare telecamere e un sempre maggiore numero di uomini delle forze dell'ordine per difendere i cittadini dai nordafricani e dagli albanesi dello spaccio, (resi vergognosamente più impunibili dalla reintroduzione del concetto di ‘lieve entità” a suo dire); da possibili attacchi terroristici nei suoi punti nevralgici, come l’aeroporto e la Torre; dalle nuove ondate di tensioni abitative e manifestazioni di protesta e dagli effetti sulla microcriminalità e sull’abusivismo commerciale che la crisi occupazionale continuerà a determinare.
A nostro avviso queste analisi hanno l'obiettivo – attraverso l’utilizzo di un argomento facilmente spendibile per sollecitare gli animi dell’opinione pubblica - di legittimare la repressione come soluzione al latente clima di conflitto sociale che la crisi economica sta determinando, promuovendo il maggiore controllo e la conseguente limitazione della libertà di tutti i soggetti potenzialmente coinvolti, autoctoni e immigrati. Il fine del Questore, secondo il nostro punto di vista, è mantenere uno stato di allarme non corroborato da dati oggettivi, come subdolo strumento del potere che così preserva se stesso.
Riteniamo che dichiarazioni come queste incrementino il pregiudizio, la distanza tra gruppi di differente provenienza etnica e le reciproche ostilità, mancando l'obiettivo dichiarato, ovvero gettare le basi della costruzione di quel senso di sicurezza di cui tanto si parla nell'intervista.
Far sparire gli immigrati, ripulire le strade dalla gente che legittimamente protesta perché la crisi economica gli ha portato via la casa e il lavoro e divulgare siffatti modelli d'interpretazione della realtà, non renderà di certo Pisa un posto più vivibile. Senza considerare il fatto che la situazione economica del paese lascia sempre più persone senza casa e senza lavoro, e se nel caso degli italiani è un grande problema, lo è ancora di più per gli immigrati.
Di fatto la legislazione in materia di immigrazione, che garantisce il permesso di soggiorno solo a chi ha un regolare contratto di lavoro, non semplifica la burocrazia, non tutela chi intende entrare nel paese nella legalità alla ricerca di una condizione di vita migliore, non disincentiva la microcriminalità, non getta i presupposti per l'uguaglianza sociale, non regola i flussi migratori, ma si limita a indirizzarli verso i più vergognosi delitti, più comunemente e a torto definiti “tragedie del mare”. Eppure, nonostante l'equazione “presenza immigrati = degrado” continui a produrre soluzioni fallimentari per gli obiettivi che dichiara di prefiggersi, non possiamo non rilevare la sua funzione di straordinario serbatoio delle espressioni più spregiudicate del capitalismo.
Gli immigrati finiscono col rappresentare manodopera a basso costo, accusata spesso non solo di limitare le possibilità impiegatizie per gli italiani, ma anche di creare una guerra al ribasso tra stranieri ed autoctoni, in cui i primi essendo disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di garantirsi il permesso di soggiorno, determinano un peggioramento delle condizioni lavorative generali. L'attuale crisi economica non fa che acuire gli effetti dannosi di quest'impalcatura di disuguaglianze sociali : aumentando il numero delle persone che fuggono da territori sconvolti da guerre e atrocità e con loro anche i tentativi di introdursi nel paese illegalmente, il capitalismo ha trovato il modo di sfruttare i pregiudizi sugli immigrati a suo vantaggio.
A questo punto appare evidente che l'ostinazione a difendere un tale e comprovato calderone di debolezze strutturali rispetto al problema sicurezza, sia finalizzata alla creazione di una sorta di bomba di malessere sociale a orologeria da innescare a piacimento.
Le ragioni di questa necessità sono intuibili nei propositi dichiarati dal questore: si prevede un ‘autunno bollente” in cui i conflitti sociali torneranno a riempire le piazze ed è bene che si inizi a preparare il terreno per cui i “cittadini buoni” si chiudano in casa ed aspettino che l'ordine venga ripristinato. Non si vuole certo correre il rischio che qualcuno scopra che in quelle piazze così pericolose si definiscono i rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori, e che immigrati ed italiani possano improvvisamente trovarsi dalla stessa parte.
Inoltre in considerazione del fatto che il questore si occupa sia di disporre l'attuazione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, sia del rilascio dei permessi di soggiorno ai cittadini stranieri e ai richiedenti asilo politico, gli rivolgiamo la richiesta di svolgere tali funzioni senza dimenticarsi che in entrambi i casi parla di disposizioni che riguardano individui con delle storie e una dignità. Numerosi sono infatti i casi che possiamo segnalare di ritardi nella gestione delle pratiche di richiesta di permessi di soggiorno e rinnovi che il più delle volte determinano ben più di qualche fastidio per gli immigrati, per non parlare della rigidità che da qualche tempo è stata assunta nella valutazione dei casi particolari in cui la legislazione lascia spazio all'interpretazione.
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