Lo stato sionista di Israele non ha mai avuto lo scopo di convivere con i palestinesi, ma solo di espellerli dalla loro terra.
Dal 1947 la terra destinata ai palestinesi con la Risoluzione dell’Assemblea della Nazioni Unite n. 181, è stata occupata con varie operazioni: la guerra dei 6 giorni (1967), la costruzione del muro, più di 700 km, che taglia e divide villaggi e città palestinesi, la costruzione di più di 250 insediamenti per i coloni. Furto della terra, delle risorse e dei beni comuni, l’acqua, divieti di transito sulle strade, check point, sono gli effetti di una invasione continua.
Dal 12 giugno u.s. , giorno della sparizione di 3 coloni a Hebron, sono iniziati i bombardamenti sulla striscia di Gaza, mentre la Westbank è stata messa sotto rastrellamento dall’esercito di occupazione israeliano, con il sostegno della sicurezza dell’ANP, che entra nella case, distrugge beni personali, ruba materiali e documenti e preleva i civili sottoponendoli alla detenzione amministrativa (arresto senza motivo). Sono oramai più di 500 i palestinesi arrestati in queste settimane nella Westbank e 7 assassinati. Dopo il ritrovamento dei corpi dei tre coloni, 30 giugno scorso, Israele ha dato avvio ad una operazione contro la popolazione della striscia di Gaza che ad oggi ha già causato più di 150 martiri e più di 1000 feriti
La Brigata armata Ezzedeen Al Qussam braccio armato del Movimento Islamico di Resistenza Hamas, in una conferenza stampa dello scorso 3 luglio, ha dichiarato “Se gli occupanti daranno il via a un’escalation o a una guerra, apriranno le porte dell’inferno su loro stessi”.
Anche la Jihad Islamica per voce del suo leader Khaled Al Batsh ha mandato il suo messaggio ai fratelli e alle sorelle palestinesi della Westbank e Gerusalemme con la promessa di non abbandonarli e chiedendo che si organizzino in comitati a protezione dei bambini, delle donne e delle case, contro le aggressioni dei coloni e dell'esercito israeliano perché, ha dichiarato Khaled Al Batsh “se non combatteremo contro I coloni loro ci uccideranno e se non li manderemo fuori dalla nostra terra loro ci espelleranno…e chiediamo alla comunità mussulmana di guardare con attenzione alla situazione Palestinese, perchè la vera resistenza è qui
In queste ore attivisti dei diritti umani presenti nella striscia di Gaza appartenenti alle Brigate Internazionali Unadikum e ISM stanno proteggendo con la loro presenza, luoghi che Israele ha dichiarato di voler bombardare, come Al Wafa Hospital. Il border di Rafah, sigillato da settimane, è stato aperto solo per poche ore, due giorni fa, per far uscire internazionali, cittadini con passaporto egiziano e i feriti più gravi, mentre l’Egitto sta guardando all’agonia dei palestinesi.
E’ tutta la Palestina che ci chiama che ha bisogno della nostra protezione, del nostro sostegno!.
La comunità internazionale sta cercando un dialogo per una tregua. Ne abbiamo visti tanti di accordi per una tregua e ogni volta violata da Israele, con licenza di uccidere; abbiamo visto troppi morti, troppi feriti, troppa sofferenza che non si cancellano con un colloquio di pace, con una tregua. Non si cancellano i video dello strazio di intere famiglie, non si cancella nel cuore, nella mente e nella crescita di un popolo l’orrore degli omicidi che Israele ha compiuto, che la comunità internazionale non ha voluto fermare, ma anche le politiche compromesse della cooperazione internazionale che con il loro “servizio sociale”, aiuto umanitario, mantengono lo stato delle cose. Sfilate di politici a favore sia della Palestina che di Israele, che così facendo negano il fatto che fin dalla dichiarazione dello Stato di Israele è iniziata la pulizia etnica, la deportazione del popolo Palestinese.
Un popolo che resiste che ci dice che la morte per la libertà, per la democrazia, per l’autodeterminazione, per i diritti universali è una morte che non può essere messa sul piatto di una bilancia che vorrebbe vittime anche i carnefici, gli oppressori, gli occupanti.
Chi vuole e ha voluto “aggiustare” queste morti ha solo l’obbiettivo di delegittimare le ragioni della lotta e della morte degli oppressi.
In questi giorni l’informazione al servizio sionista scrive nelle prime pagine dei giornali “Israele ad Hamas: fermatevi”. Non si scrive: basta occupare la terra di Palestina, basta rubare terra e acqua, basta costruire illegali insediamenti, basta costruire l’illegale muro. Per chi fa una certa informazione tutto questo non lo può scrive, eppure una Corte Internazionale si è già espressa, l’Onu ha detto la sua….appunto ognuno ha detto la sua, ma solo per facciata.
A noi tutti il dovere di dare voce alle ragioni e ai diritti del popolo palestinese, senza sostenere questo o quel partito, ma con la determinazione di essere contro l’occupazione e riconoscere il diritto a resistere in qualsiasi forma.
A Vicenza U.S.B., lo scorso 11 luglio, ha dato vita ad una manifestazione con il Coordinamento con la Palestina nel Cuore, davanti all’azienda di Roberto Coin titolare dell’omonima azienda. Un affarista della Vicenza capitale delle fiere dell’oro e dei diamanti, in un giro di affari, in oro e diamanti, di milioni di dollari in cui Israele è presente. Coin, come Bulgari, ha stretti rapporti commerciali coi protagonisti del business israeliano di diamanti e gioielli come LEV LEVIEV, proprietario di miniere in Angola, Namibia e Russia e direttamente coinvolto nella costruzione di colonie nella Westbank.
Una iniziativa a Vicenza per dire
NO ALLA COLLABORAZIONE CON I CRIMINALI ISRAELIANI
PER UN APPELLO AI LAVORATORI, AI CITTADINI, AI MIGRANTI AI MOVIMENTI PER SOSTENERE E PARTECIPARE ALLA CAMPAGNA B.D.S. (Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni)
CONTRO L’OCCUPAZIONE, CON LA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE
VITA, TERRA E LIBERTA’ PER I PALESTINESI.