Fa acqua da tutte le parti il concorso a cattedre che l'ex Ministro Profumo ha bandito con orgoglio come la più grande occasione per la scuola italiana dell’ultimo quindicennio.
Trascorsi i tre mesi che il ministero aveva indicato come tempistica per la correzione delle prove scritte e l’avvio di quelle orali per la copertura degli irrisori posti messi a concorso, così da concludere tutte le operazioni entro il 31 Agosto e garantire già dal prossimo anno scolastico le immissioni in ruolo previste per il prossimo biennio, l’intera procedura si è contraddistinta per i ritardi, le irregolarità, le inefficienze e l’ approssimazione con cui si è svolta fin dall’inizio, ed è fin troppo semplice ipotizzare che le tanto sbandierate immissioni non avverranno certo il 1° Settembre.
In Piemonte e Toscana, a causa della difficoltà nel reperire i commissari “aggregati” di lingua straniera e informatica, si è gettata la spugna: prove orali rinviate a Settembre; in Sicilia la commissione dell’Ambito Disciplinare 9 programma (in linea di massima, per giunta!) le prove orali a Settembre e, per la quasi totalità di classi di concorso, posti e regioni, i commissari e i presidenti cambiano ripetutamente in corso d’opera. Non c’è da stupirsi per le difficoltà incontrate dagli USR di tutta Italia, considerati i ridicoli compensi, ai limiti del volontariato, previsti dal Ministero per il lavoro svolto dai commissari: agli stessi si chiedono atti di “eroismo” alla luce di quello “spirito di servizio” che mortifica le professionalità al punto da dover mettere in dubbio persino l’attenzione con cui “correggono” gli elaborati dei loro colleghi-partecipanti e per questo li abbiamo invitati tutti a compiere un gesto concreto di protesta presentando in massa le proprie dimissioni, tirandosi fuori da questo gioco delle parti.
Come avevamo previsto è stata enorme la disparità di trattamento avvenuta nella valutazione delle stesse prove in regioni diverse, causata dal grande margine di discrezionalità con cui le commissioni hanno integrato, rendendoli pubblici solo dopo svariate settimane dalla conclusione delle prove scritte, i vacui e generici criteri di correzione indicati dal ministero; il tasso di “bocciature” in alcune regioni è talmente alto da risultare veramente poco credibile, nonostante i goffi tentativi di commissari e presidenti di insinuare una presunta diffusa e profonda ignoranza dei candidati; laddove si dispone pubblicamente dei voti con cui i “salvati” sono stati ammessi a sostenere la prova orale non si può che constatare come raramente superino la soglia minima. Viene da chiedersi se il 90% circa degli aspiranti docenti sia improvvisamente diventato ignorante anche delle più elementari regole grammaticali (percentuale entro cui, è bene ricordarlo, c’è una larghissima rappresentanza di precari, abilitati e non, che opera nelle scuole da anni garantendone il corretto funzionamento) oppure se, a ridosso delle tanto agognate quanto meritate ferie estive e a fronte di compensi lesivi della dignità umana e professionale dei docenti, questi non abbiano avuto troppa “fretta” nella valutazione (come, peraltro, segnalato dalle denunce di alcuni commissari impegnati nelle correzioni).
Lungi dal configurarsi come isolate “macchie di leopardo”, la sommarietà e la leggerezza di un concorso totalmente inutile (non possiamo mancare di sottolineare che le Graduatorie ad Esaurimento provvedono, nella stragrande maggioranza dei casi, a soddisfare abbondantemente la richiesta di personale, e che molte delle vecchie Graduatorie di merito erano tutt’altro che esaurite, specie al sud) si propagano come in un effetto domino il concomitante impegno (e oneri connessi) relativo all’espletamento delle prove degli esami di stato del I e del II grado che coinvolgono moltissimi commissari e che hanno visto le scuole impegnate in attività diverse da quelle concorsuali, la situazione non poteva che peggiorare.
Il totale insuccesso di questo concorso, di cui l'ex Ministro Profumo e l'establishment che lo ha supportato dovrebbero rendere pubblicamente conto, altro non è che il clamoroso insuccesso di un'ingiusta operazione retorica e demagogica: un’ altra indiscutibile vittoria delle politiche del governo che ha salvato l'Italia, ma un po' meno gli Italiani.