Si è concluso con la rottura del fronte sindacale unitario firmatario il ciclo di incontri per la contrattazione dei piani di attività quadrimestrali di manutenzione infrastrutture DOIT (Direzione Operativa Infrastrutture Territoriale) di Roma; e dunque senza la stipula di accordi. Questo per i lavoratori è un bene perché la posizione della compagine sindacale oggi pronta alla firma è davvero pericolosamente coincidente con quella societaria (RFI) e aziendale (DOIT Roma).
Lo si evince pacificamente anche dalla lettura del comunicato (semi)unitario di Cisl,Cgil, Fast e Orsa dove con grande convinzione si sostiene la tesi aziendale dell’“improrogabilità di manutenzione che impatta sulla sicurezza” e della saturazione delle fasce spazio-temporali per lo svolgimento (addirittura) dei cicli manutentivi di legge: per cui si dovrebbe aprire alla richiesta di prestazione notturna sul riposo settimanale (e di eliminazione di fatto dei limiti giurisdizionali dei nuclei della manutenzione).
Questi entusiasti della firma sostengono la tesi del “giusto” prezzo per la liquidazione del riposo settimanale, e sorvolando sui dati delle ormai croniche carenze di personale e di figure professionali adeguate alle esigenze della gestione degli impianti, favoriscono il raggiungimento di obiettivi storici del management di RFI, sulla scia dell’accelerazione imprenditoriale nel settore, pagata coi (nostri) futuri debiti del PNRR. Del resto abbiamo letto nei giorni scorsi sul giornale confindustriale gli encomi e gli incoraggiamenti a RFI (più) grande spenditore di debito pubblico nazionale; encomi che arrivano dall’Europa (erogatrice del debito), da destra, sinistra e centro della politica italica, e a questo punto evidentemente condivisi anche dai sindacati firmatari di accordi a perdere nelle ferrovie. Mentre oggi è il momento di sollevare la voce di lavoratori e cittadini contro le politiche di spesa pubblica tutta a vantaggio della grande industria e finanza, favorite così governativamente nella riorganizzazione privatistica del sistema socio-produttivo (presente e futuro) di questo paese e oggi (più che mai) così ben rappresentate nel sistema degli appalti e della produzione del servizio e della sicurezza ferroviari.
È dunque un bene attuale per i lavoratori che il fronte firmatario sia scompaginato in tal modo, e non ponendoci altre questioni che non quella del sostegno alla posizione (per noi consueta) di NON firma sulle richieste di prestazioni sui riposi settimanali, evidenziamo in questa fase il peso specifico della RSU sulla dinamica della contrattazione così (per il momento) conclusa; quella RSU i cui componenti sono attualmente posizionati lungo la linea di frattura della persa unitarietà delle rispettive organizzazioni sindacali, e da cui oggi risulta per i lavoratori stessi una possibilità di tenuta sulle questioni in ballo nella DOIT Roma (e in tutto il settore nazionale): a patto però che questa componente della RSU non firmataria rompa anche, e presto, gli indugi sulla convocazione delle assemblee negli impianti manutenzione e riapra concreti canali di comunicazione collettiva e sistematica con i lavoratori del settore.
Esortiamo tutti i lavoratori interessati a sostenere convintamente la posizione della attuale componente non firmataria e a rafforzare la richiesta di convocazione delle assemblee ai componenti della RSU 9, con perentorio avvertimento di diffida a NON firmare senza preventivo benestare assembleare. Nel frattempo comunichiamo la messa a disposizione della casella di posta ferrovieri@usb.it per segnalazione di casi riguardanti lo svolgimento del rapporto di lavoro e la conformità contrattuale dei comportamenti aziendali. Adesso è l’ora: riprendiamo la parola!
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato - Attività Ferroviarie Roma
Roma 10 febbraio 2022