L’annuncio dato da CGIL-CISL-UIL sull’indizione dello stato di agitazione e di un probabile sciopero nazionale è un ennesimo caso di lacrime da coccodrillo.
La situazione economica e contrattuale dei 250.000 lavoratori è drammatica ma i sindacati concertativi sono stati parte attiva nel creare questa condizione.
Hanno inventato un contratto nazionale specifico per le cooperative sociali favorendole nei confronti delle altre associazioni ed enti che operano nel cosidetto terzo settore e che hanno contratti giustamente migliori rispetto a quello delle coop sociali.
Hanno concertato i tagli di questi anni ai trasferimenti agli enti locali e sanità, compreso quelli dell’ultimo “governo amico” di Prodi; e questi tagli si sono tradotti facilmente in una riduzione della spesa sociale e dei servizi sociali dati in appalto alle cooperative sociali (nelle grandi città il 60% della spesa sociale è gestita tramite coop sociali e terzo settore).
Il contratto nazionale dei lavoratori delle cooperative sociali è scaduto da dicembre 2005 ma CGIL-CISL-UIL hanno presentato la piattaforma di rinnovo per l’avvio della trattativa solo 19 mesi dopo, nel luglio 2007 scorso.
Evidenti le responsabilità dei sindacati concertativi nell’indebolimento della categoria, nella distorsione del mercato, nello smantellamento dei servizi, nella conduzione della trattativa di rinnovo contrattuale: se mai avevano un residuo di credibilità tra i lavoratori, l’hanno persa in questi ultimi mesi.
La RdB/CUB da sempre denuncia la necessità di equiparare i trattamenti contrattuali tra i lavoratori che operano in appalto o convenzione e i dipendenti pubblici, e la necessità di avviare una processo di reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori nel settore pubblico.
La RdB/CUB proprio in questi giorni ha lanciato una campagna contro la precarietà e l’emergenza salariale del settore, con l’obiettivo di rimettere in discussione i fondamentali di questo mercato del sociale che tra concorrenze al ribasso tra cooperative e associazioni, contratti atipici e precari, con lo smantellamento e la privatizzazione dal “volto umano” delle coop sociali, sta negando da troppo tempo diritti minimi ai lavoratori del settore.