Oggi 10 giugno si è tenuto l'incontro sindacale per la prosecuzione delle trattative per il Fondo risorse decentrate anno 2019 dei Dipartimenti Centrali. Al primo incontro vi era stato un nulla di fatto perché la proposta dell'Amministrazione ricalcava l'accordo Nazionale e per tale ragione la maggioranza delle OO.SS. e la RSU avevano chiesto di intervenire con dei cambiamenti, specialmente, riguardo il mezzo con il quale si pesa l'apporto partecipativo, mezzo, che altro non è che un elenco delle fattispecie emanato dall'Amministrazione che individua le tipologie di assenza computabili ai fini del FRD entro il limite massimo di 45 giorni complessivi(che, in più occasioni, si era anche impegnata a rivedere).
Come più volte denunciato da USB, trovano posto tra le suddette fattispecie le assenze per ricovero ospedaliero, la convalescenza pre e post ricovero, i permessi per assistenza parenti portatori di handicap grave, i permessi per donazione midollo osseo e assimilate nonché i permessi per donazione sangue. Queste assenze, che non influiscono affatto sulla performance lavorativa delle lavoratrici e dei lavoratori, li penalizzano invece fortemente sul reddito complessivo. Per questo motivo la delegazione trattante USB, come anche la RSU ed altre OO.SS., aveva chiesto in via preliminare di poter acquisire i dati delle lavoratrici e dei lavoratori eventualmente penalizzati dalla su menzionata modalità di computo dell'apporto partecipativo proponendo, come correttivo, di rimodulare detto elenco con uno più favorevole ai lavoratori in stato di fragilità.
Alla riapertura del confronto l'Amministrazione, come era prevedibile, non ha potuto fare altro che confermare che vi sono casi di sforamento della franchigia da parte di un 5% del personale del quale un 2% rientrante proprio nei fragili. A seguire, la Parte pubblica ha poi ribadito la sua determinazione a non rivedere i termini del contestato elenco delle fattispecie per il calcolo dell'apporto partecipativo motivando tale scelta con, non meglio specificate, norme che ne vieterebbero la modifica.
La RSU ha quindi ribadito la propria posizione dichiarandosi contraria alla sottoscrizione di tale accordo che non accoglieva alcuna delle richieste formulate nel corso della precedente riunione. Come la RSU anche la maggioranza delle OO.SS. rispediva al mittente quello che sembrava un accordo già scritto e che non permetteva spiragli di confronto.
A far uscire dall'impasse l'Amministrazione sono state FLP-CISL-INTESA che in nome della “necessità di garantire ai lavoratori il pagamento dell'accessorio” si sono rese disponibili alla firma, dimenticando come altri accordi già da tempo conclusi stiano ancora in attesa di liquidazione da molti mesi (per citarne alcune la quota performance individuale 2018, le somme comma 165 ecc.). L'Amministrazione ha così intascato l'ennesimo accordo sebbene zoppicante perché privo di una delle parti fondamentali della contrattazione di terzo livello: la RSU! E, aggiungiamo, anche di un reale “maggior consenso possibile” visto il veramente irrisorio numero di OO.SS. firmatarie. Un accordo di minoranza, sottoscritto da tre sole organizzazioni sindacali e che l'Amministrazione ha accettato per buono, alla faccia della democrazia e della contrattazione. Chissà se l'Organo di controllo lo registrerà visto che potrebbe essere impugnato in ogni momento da qualunque delle parti al tavolo.
È urgente riprendere il confronto tra la cultura giuridica democratica e le pratiche dell’organizzazione e del conflitto sindacale. Riteniamo che l'Amministrazione non abbia risposto alle richieste avanzate dall'USB e da molte altre organizzazioni sindacali che chiedono di tornare a corrette relazioni sindacali. Il MEF, nel comparto Ministeri, vantava la tradizione di essere un punto avanzato per le relazioni sindacali. Tavoli come quelli ai quali stiamo partecipando ultimamente, nei quali si bada sempre meno alla democrazia e alla contrattazione, fanno tristemente pensare che vi sia un progressivo indebolimento di dette relazioni, se non addirittura un atteggiamento antisindacale. A questo stato di cose hanno contribuito con le loro firme i cosiddetti normalizzatori. In questo sistema da sempre, proprio grazie ai normalizzatori, si può continuare a svendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, il loro salario e la loro dignità. Il risultato finale è la perdita di diritti già esistenti a partire da quelli di tutela universale alla salute ed equità.