La Corte dei Conti chiude l'inchiesta sull'acquisto della nuova sede della Città Metropolitana di Roma e secondo il pm Massimo Lasalvia sono 37 tra presidenti, ex presidenti, politici, amministratori e dirigenti le figure che devono rispondere di un danno erariale calcolato in circa 90 milioni di euro.
Il pubblico ministero afferma che ognuna di queste figure raggiunte da un invito a dedurre avrebbe avuto la sua parte di responsabilità nell'operazione di acquisto, e che la stessa si è rivelata un disastroso affare immobiliare, che ha svenduto le sedi di proprietà della ex provincia e sperperato quasi 20 milioni di euro in spese di gestione.
Come USB francamente non ci stupiamo della conclusione dell’inchiesta a cui è arrivata la magistratura contabile,abbiamo sempre sostenuto che questa operazione fosse scriteriata e congegnata solo per far arricchire Parnasi e & C.
Aspettando che la giustizia faccia il suo corso e che accerti definitivamente le eventuali responsabilità non possiamo però esimerci da alcune considerazioni politiche sull’affaire. Inutile negare che l’unico risultato ottenuto dall’operazione è stato quello di indebolire economicamente l’ente che ogni anno ha difficoltà a far quadrare i conti con la conseguenza di un netto peggioramento delle condizioni lavorative generali del personale non dirigente (mancate PEO, nessuna nomina PO, mancato aumento produttività, nessuna riorganizzazione, mancate assunzioni, ecc) ed un declassamento generale della nostra amministrazione che non è tra le più virtuose come in passato.
L’altro aspetto politico da non sottovalutare in questa operazione di acquisto è quello della proprietà politico-commutativa, gli amministratori ed i partiti politici alla guida dell’ente sono cambiati nel tempo, ma il risultato è stato sempre lo stesso. Il PD ha iniziato l’acquisto della sede ed il M5S l’ha concluso brillantemente a dimostrazione della trasversalità dell’operazione che doveva essere portata avanti ad ogni costo, con l’avvallo anche di una confederazione sindacale che non si è mai opposta all’acquisto della sede unica.
Infine va considerata la poca funzionalità della sede unica che non ha portato nessun beneficio ai lavoratori, anzi ne ha aumentato i disagi ed ha peggiorato i servizi ai cittadini che non sono più distribuiti nel territorio metropolitano. Alla luce poi della pandemia causata da Covid-19 che porterà probabilmente dei cambiamenti nel mondo del lavoro e nella sua organizzazione (lavoro agile) a che serve una sede del genere?
USB chiederà al PM di essere ascoltata come parte informata dei fatti e sta valutando con i propri legali quali azioni intraprendere a tutela dei lavoratori per i diversi danni cagionati dall’operazione di acquisto.
20 luglio 2020
USB Pubblico Impiego
Gilberto Gini
Alessandro Spadoni