Ormai il sindaco Gualtieri ci ha quasi abituati al suo perenne silenzio e alla sua ingiustificabile assenza sulle problematiche che affliggono la Capitale. Ma quando ci sono da assicurare gli interessi economici ai palazzinari che da decenni tengono sotto scacco la città, sembrerebbe sapersi destreggiare bene nella fitta rete dei compromessi con i potentati economici di Roma, ingolositi da sempre dal mettere mano sui soldi facili dei finanziamenti pubblici e avere così in pugno la città e la politica di turno.
Quello che finanche la destra non è riuscita a fare a Roma, ovvero privatizzare i servizi pubblici, sembrerebbe sia diventato l'obiettivo primario del mandato dell'attuale giunta a guida PD.
Il primo atto si è consumato con l'accordo raggiunto con Acea Spa - di cui Roma Capitale detiene le quote di una misera maggioranza - oltre a soci di un certo “peso” come Caltagirone e Suez, alla quale Gualtieri ha promesso e poi assegnato il progetto dell’ecomostro dell’inceneritore che sorgerà a Santa Palomba, nonostante in campagna elettorale avesse dichiarato di non essere interessato alla costruzione di un altro termovalorizzatore e nonostante le numerose e continue proteste dei comitati di cittadini.
Gualtieri sembra perseguire tutt'altri obiettivi, ben lontani da quelli cari ai concittadini: la costruzione di un impianto sproporzionato che non serve ai cittadini romani, né in termini di dimensioni né tantomeno per l’impatto negativo che avrà sull’ambiente e sulle persone ma che di certo servirà a foraggiare i profitti delle imprese e dei soci privati. Difatti gli interessi economici in ballo sembrerebbero davvero tanti. Si parla di investimenti per circa 5 miliardi di euro (ampliamento del termovalorizzatore di San Vittore, costruzione del nuovo termovalorizzatore a Santa Palomba, incremento dei volumi di rifiuti raccolti/trattati, raddoppio del Peschiera, etc..) che assicureranno extraprofitti da capogiro. Poco importa al sindaco di Roma se le famiglie sono attanagliate dalla speculazione che Acea continua ad operare con i rincari dei costi di luce, acqua e gas, se coloro che non riescono a pagare le bollette si vedono ridurre drasticamente le forniture prima e staccare le utenze un attimo dopo.
Sarà per questo che per il prossimo 18 aprile Acea ha convocato una seduta straordinaria dell’assemblea degli azionisti, con all’ordine del giorno la modifica all’art. 15 dello Statuto sociale per riuscire nell'intento di aumentare il numero massimo dei consiglieri da nove a tredici. L’aspetto numerico del CdA, già in sede di redazione dello Statuto, fu oggetto di accese discussioni tra le parti sociali perché trattandosi di un’azienda partecipata dal Comune occorreva preservare la solidità della maggioranza pubblica e scongiurare eventuali tentativi di scalata e di cartello dei soci privati.
Già nel 2012 l’allora sindaco Alemanno tentò di favorire gli interessi privati mettendo in vendita una parte consistente delle quote di proprietà del Comune, ma venne colpito da una furiosa contestazione, promossa anche da USB, che lo costrinse alla rinuncia del progetto.
Ma le strane manovre sotterranee messe in campo dal braccio armato di Gualtieri, l’ad Fabrizio Palermo, sembrano non riguardare solo Acea. Per riscrivere la geografia del potere di Roma, ne manca ancora uno all’appello: la gestione dei rifiuti. Così, dopo aver portato a casa il miliardario progetto del termovalorizzatore, è il momento di mettere sul mercato un’altra big delle aziende pubbliche, la società Ama Spa.
Così si spiega la nomina a presidente di Ama di Daniele Pace, numero uno di Invitalia, la società partecipata del Ministero dell’Economia e Finanze, che dichiara di trasformare l’azienda pubblica dei rifiuti in azienda pubblica industriale, nell’ottica di vincolare l’erogazione del servizio pubblico al profitto. Mentre in prestito dalla stessa Invitalia viene “calato” dall’alto anche Antonio Migliardi, senza peraltro alcuna selezione pubblica e con un ricco stipendio annuo di 225mila euro più benefits; personaggio con la fama da “duro” che nel ruolo di capo del personale di Ama ha avviato un massiccio processo espulsivo degli operatori in odore di pensione o peggio ancora, con problemi di salute legati alle logoranti condizioni di lavoro.
Gualtieri riavvia così quel processo di ridimensionamento, anche questo nei progetti della destra di Alemanno: ridurreAma ad una bad company - a spese dei romani - cedendo i servizi remunerativi quali ad esempio lo smaltimento - a privati come Caltagirone & Co.
USB ritiene che di casuale in tutto questo ci sia ben poco e che verosimilmente sia in atto un vero e proprio tentativo di portare definitivamente a termine il saccheggio dei più importanti servizi pubblici della città. Tutto questo perché, a quanto sembra, il sindaco Gualtieri ha scelto di abdicare al suo ruolo di primo cittadino per sottomettersi a chi comanda realmente su Roma.
Di certo USB non resterà a guardare e intende chiamare ad un confronto pubblico tutte le forze sociali, intellettuali e politiche che vogliono difendere i servizi pubblici e i lavoratori dalla speculazione e che si sono schierati contro il progetto del termovalorizzatore di Santa Palomba, in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini.
USB Lavoro Privato Roma