Quando la nostra sigla ha deciso di non aderire allo stato di agitazione locale abbiamo diffuso un comunicato a tutto il personale per spiegare i motivi per i quali noi non c’eravamo.
Vi invito, se lo avete ancora, ad andare a rileggerlo: noterete che la perplessità principale era data dal fatto che lo stato di agitazione era indetto a livello locale per un problema nazionale. Alla nostra richiesta di invitare le strutture nazionali a proclamare uno stato di agitazione che interessasse tutta l’Agenzia delle Dogane solo la CGIL ha risposto affermativamente……………
Ed ecco che pochi giorni dopo i nodi sono venuti al pettine! CISL, UIL e SALFI non hanno nessuna voglia di disturbare i manovratori (leggi Governo e CONFINDUSTRIA). Tutto nasceva dall’entusiasmo (?) di qualche delegato e/o RSU di Genova che, forse in buonafede, crede di difendere i lavoratori lottando per i loro diritti, ma non appena la notizia che i doganali di Genova avevano intenzione di alzare la testa è giunta a Roma, i compari di Brunetta hanno tirato le redini ai delegati territoriali dicendogli di mandare a monte tutto.
La dimostrazione di ciò sta nel fatto che un delegato di una sigla sindacale confederale ha deciso di continuare la lotta, evidentemente in disaccordo con la linea della sua sigla. Forse è ora che queste sigle pro-governo vengano abbandonate al loro destino di lacchè dei governanti di turno, lontane anni luce dai problemi quotidiani dei lavoratori che dicono di rappresentare. I primi a fare questo passo dovrebbero essere proprio quei delegati che toccano con mano questa distanza siderale che porta i dirigenti nazionali a salvaguardare, soprattutto, la loro poltrona. Non solo quella su cui siedono oggi, ma anche quella che, grazie alla loro accondiscendenza, si assicureranno in qualche consiglio di amministrazione o seggio parlamentare in futuro.
Genova, 31.5.2011 ANDRIANI Pietro e MAGHEI Alessandra