Quando nel 2019 abbiamo iniziato il percorso di alfabetizzazione sindacale dei braccianti migranti presenti negli insediamenti informali, eravamo convinti di trovarci di fronte ad un settore di classe che racchiudeva insieme e intorno a sé una moltitudini di contraddizioni ma anche una straordinaria vitalità e voglia di rivincita.
Il fenomeno migratorio dai paesi del Sud all’Europa va considerato senza alcun dubbio un fenomeno strutturale del processo economico che attraversa il modo di produzione capitalista; nel lungo periodo la presenza occidentale nei paesi in via di sviluppo ha mantenuto, cambiandone le modalità, il dominio politico, economico e militare, con la prioritaria necessità di sfruttarne ogni risorsa naturale per il mantenimento esagerato del benessere del primo mondo.
L’impoverimento economico delle popolazioni africane, i numerosi conflitti armati tesi a ridisegnare le influenze nelle diverse aree del continente africano, l’acuirsi della crisi climatica dovuta all’accelerazione dei processi di desertificazione di vaste aree ha reso ormai irrinunciabile il tentativo delle giovani generazioni di cercare una migliore qualità della vita per sé e per le proprie famiglie, cercando fortuna nei paesi occidentali.
Per diversi decenni i migranti si sono sentiti fortunati nel riuscire ad arrivare nelle terre ricche di Europa, limitandosi a sopportare soprusi e sfruttamento con l’oggettivo miglioramento della propria condizione economica.
Oggi la situazione si va sempre più modificando, la presenza di lavoratori stranieri impegnati nel mondo del lavoro raggiunge quasi i 3 milioni di persone, tenendo conto di oltre 600.000 irregolari, la maggioranza impegnati nei settori di lavoro più faticosi e meno retribuiti, braccianti, logistica, magazzinieri, operai edili, personale di servizio nei ristoranti e negli alberghi, badanti e colf.
Tutto questo grande esercito di lavoratori, ricattati con leggi stringenti per la loro permanenza in Italia, ha sempre dovuto accettare un livello di sfruttamento e ricatto superiore a ciò che subiscono i lavoratori italiani.
In molti settori, dove si è riusciti anche per la condizione logistica che lo permetteva, grandi magazzini con centinaia di lavoratori impiegati nello stesso sito, l’intervento sindacale ha registrato una importante ed efficace risposta da parte dei lavoratori migranti.
Il cambio di passo, a nostro avviso è avvenuto quando siamo passati dall’organizzare i lavoratori impartendo loro indicazioni e suggerimenti a quando abbiamo cominciato a condividere con loro la necessità dell’autorappresentazione delle loro contraddizioni.
Così da diversi anni nella logistica abbiamo visto emergere attivisti sindacali migranti, divenire riferimento nei loro posti di lavoro e nelle loro comunità, dimostrando maggiore combattività e risolutezza nel portare avanti le lotte sindacali.
Tutto ciò con il supporto determinante dei dirigenti sindacali dell’USB, che hanno permesso con un ragionamento condiviso la crescita organizzativa di importanti settori di lavoratori sindacalizzati. La acquisizione della consapevolezza del processo di organizzazione e di sindacalizzazione è il passo determinate per far uscire qualsiasi soggetto dalla passività e dalla subordinazione sociale e culturale nei confronti del padronato e di una classe politica dominante e oppressiva.
Se nei grandi magazzini della logistica questa aggregazione politico sindacale è stata facilitata dal fatto di lavorare fianco a fianco, per molte altre categorie di lavoratori impegnati nei diversi settori, ciò è sicuramente più complicato per la condizione di avere sempre un rapporto individuale con il somministratore di salario.
Il lavoro nella terra.
Il percorso di alfabetizzazione sindacale avviato nei diversi siti informali, dove centinaia di braccianti migranti sono stati ghettizzati da un contesto socio economico teso a raggiungere il massimo profitto dalle prestazioni lavorative, senza alcuna cura dei diritti contrattuali dei lavoratori stessi, (vitto, alloggio, trasporto previsti nel contratto agricolo) ha contribuito a rendere consapevoli i lavoratori dei numerosi diritti di cui erano privi, li ha aiutati a comprendere la propria identità in Italia, da soggetto beneficiario della concessione del padrone di turno, a soggetto consapevole di essere parte attiva della produzione di ricchezza.
Il cambio di punto di vista ha permesso la maturazione tra i braccianti migranti del concetto di organizzazione collettiva e dell’importanza di un azione sindacale.
C’è ancora molto da fare e da ottenere, anche se si è passati nell’area del Foggiano da una paga oraria di 3 euro l’ora ad una paga minima di 6 euro l’ora, da un insediamento informale fatto di baracche, ad una situazione abitativa che vede la presenza di moduli abitativi, di acqua potabile di strade asfaltate. Permangono le baracche ed una carenza igienico sanitaria spaventosa, ma il concetto di lotta e di autorganizzazione è ormai acquisito come metodo per il raggiungimento di una migliore condizione.
Con questo percorso i braccianti di Torretta Antonacci si sono costituiti in Associazione, e l’hanno chiamata Terra e Libertà. Si riuniscono e decidono del proprio futuro, con questa determinazione i braccianti di Torretta Antonacci, con il supporto dell’USB, hanno lottato per ottenere la gestione della foresteria da parte della Regione Puglia. Una sfida di carattere strategico, il ribaltamento totale di ogni logica meramente assistenziale, il superamento del concetto che solo le associazioni dei “bianchi” sono in grado di confrontarsi con le istituzioni, l’affermazione di un diritto finora negato dai professionisti dell’associazionismo e della solidarietà caritatevole, spesso attratti più dai finanziamenti che dalle condizioni di vita dei beneficiari indicati.
L’occupazione delle Terre
In un crescendo di iniziative, di assemblee, di manifestazioni, di proteste scritte e gridate, di proposte protocollate ai vari enti il “consiglio di gestione di Torretta Antonacci” ha maturato l’idea che un altro muro doveva e poteva essere abbattuto: la gestione e la lavorazione della terra. Dopo anni passati prestando le proprie braccia per arricchire padroni di ogni genere, i braccianti migranti si sono informati, si sono organizzati ed hanno capito che tante delle terre intorno a loro sono incolte e abbandonate, rese improduttive da logiche speculative indifferenti alla possibilità che lavoratori della terra possano assumere un ruolo diverso da quello di braccia da sfruttare.
Non siamo braccia siamo uomini, questo lo slogan spesso strillato dai braccianti migranti.
Oggi questi uomini hanno voluto lanciare una nuova sfida, non solo ai padroni che li sfruttano, non solo alle istituzioni che li osteggiano. Una sfida anche a tutti i loro fratelli, USCIRE DALLO SFRUTTAMENTO, DIVENIRE PROTAGONISTI, COLTIVARE LA TERRA PER LORO STESSI NON PER IL GUADAGNO DI QUALCUN ALTRO.
Hanno deciso di occupare due ettari di terra, hanno deciso di lavorarla e di seminarla, hanno deciso di raccogliere i pomodori, hanno deciso di sentirsi liberi.
Oggi l’Associazione Terra e Libertà vuole dare un segnale di speranza non solo ai braccianti migranti, ma anche a tutti coloro che intendono dare un segnale di cambiamento, di reazione alla passività dilagante nel mondo del lavoro.
Questo segnale deve essere raccolto non solo a Torretta Antonacci, deve essere un segnale che coinvolge lavoratori migranti e lavoratori italiani in tutte le diverse regioni italiane.
Tre milioni di ettari di terreni incolti e abbandonati in Italia, terreni pubblici lasciati abbandonati con interventi di recupero e di affidamento impresentabili, è ora che le terre incolte vadano nelle mani di chi le vuole lavorare, sotto il controllo pubblico ed una gestione cooperativistica.
Per dare forza a questa idea a questo progetto, invitiamo tutti coloro che possono dare una mano all’esperienza dei braccianti di Torretta Antonacci, a contattarci, a prenotare le bottiglie di passata di pomodoro che verranno prodotte nelle prossime settimane, a mettere a disposizione le loro conoscenze e le loro esperienze per far vivere questa idea in altri luoghi.
PER INFO E CONTATTI
USB Lavoro Agricolo