Il vertice FAO su crisi alimentare, cambiamento climatico ed energia, chiuso a Roma 3 giorni fa, dovrebbe essere quello che sancirà, a detta di tutti i maggiori interlocutori internazionali, il definitivo passaggio dalle parole ai fatti. Insomma, l’anno della svolta.
Un miliardo e mezzo di persone attendono risposte concrete. Di queste 820 milioni non hanno accesso regolare al cibo secondo il senegalese Jacques Diouf, direttore FAO.
Il segretario generale dell’ ONU Ban Ki-Moon ha messo sul piatto della bilancia il solito mega piano globale da 30 miliardi di dollari per avviare a soluzione la crisi alimentare.
Ma il vertice si è diviso ancora, questa volta sulla sostenibilità dei biocarburanti e sul loro impatto per la sicurezza alimentare.
L’ impennata dei prezzi giunta al massimo storico degli ultimi 50 anni è stata infatti la protagonista assoluta del summit, anche se poco o nulla si è poi discusso delle politiche alimentari adottate dai paesi ricchi nei confronti del sud del mondo.
Che la poderosa crescita delle coltivazioni destinate alla produzione di biocarburanti abbia avuto un impatto sulla corsa al rialzo dei prezzi delle derrate alimentari è oggi opinione largamente condivisa da tutti, ma è sull’entità di questo impatto che le analisi divergono. A seconda degli interessi, naturalmente.
Infatti, secondo il fronte contrario ai biocarburanti (che rammentiamo usano l’energia contenuta nei materiali organici per produrre combustibili alternativi a quelli basati sul fossile come il petrolio), largamente maggioritario, la produzione di bioetanolo e simili ha notevolmente contribuito, per il 40 % circa, alla crescita del prezzo del riso.
Il fronte favorevole a questo utilizzo è invece di fatto limitato a chi li produce, come il Brasile di Lula, che difende strenuamente la scelta adottata sui biocarburanti, oltre naturalmente agli Stati Uniti, con larghe sovvenzioni.
Per quanto concerne il cambiamento climatico imperante, l’ UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) ha rinnovato l’appello finora inascoltato da stati, società e imprese a focalizzare l’attenzione sulle emissioni di gas serra e come poterle ridurre.
A questo fine, sono state illustrate le iniziative volte a promuovere economie a bassa emissione di carbonio e stili di vita differenti. Che mirino cioè a migliorare l’efficienza energetica, alla conservazione delle foreste e al consumo eco-sostenibile.
Ogni anno in tutto il mondo si perdono infatti 13 milioni di ettari di foreste. Multe pari a circa 32 milioni di euro sono pure state comminate lo scorso anno a 16 “fazendeiros” colpevoli di aver disboscato illegalmente circa 20.000 ettari di foreste in Amazzonia.
In attesa che qualcuno si decida ad ascoltare finalmente gli ultimi…
Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio