Nel decreto legge 61/2023 (decreto alluvione) si prevede la sospensione fino al 31 agosto di tutti gli “adempimenti relativi ai rapporti di lavoro”. La sospensione riguarda le zone colpite in Emilia Romagna (80 comuni), nelle Marche (7) e in Toscana (4).
Per chi non lo sapesse questi adempimenti sono le “comunicazioni” che formalizzano le assunzioni (a tempo determinato e indeterminato), i rapporti di lavoro intermittente e somministrato (cioè, a chiamata e tramite agenzia), le proroghe dei contratti, le variazioni da part time a tempo pieno e viceversa, ecc.
Questo esonero non riguarda soltanto tutte le imprese private ma anche tutti i professionisti, i consulenti e centri di assistenza fiscale che abbiano sede o operino nei territori riconosciuti come alluvionati, anche per conto di aziende non operanti in questi territori.
L’effetto è che ogni irregolarità, compreso il lavoro totalmente in nero, avrà una sorta di scudo fino a settembre: ad esempio, un’azienda qualsiasi potrà giustificare la presenza di lavoratori in nero inviando la comunicazione di assunzione solo dopo essere stata scoperta, senza subire sanzioni e/o con la possibilità di seppellire gli accertamenti ispettivi sotto una marea di ricorsi.
Tutto questo in un territorio, come quello della Romagna, già interessato da un ricorso estremo al lavoro stagionale, irregolare e super sfruttato, soprattutto durante la stagione estiva. Dove non a caso siamo impegnati da anni con la campagna “Cercasi Schiavo”.
Paradossalmente questo “esonero” potrebbe riguardare ogni azienda italiana, basta che abbia il proprio consulente del lavoro o servizio paghe nelle zone alluvionate.
Il governo Meloni non ha fatto fatica a recepire completamente la richiesta presentata dell’Ordine dei consulenti del lavoro che aveva chiesto “un’immediata sospensione dei termini di versamenti e adempimenti per aziende e studi professionali”. Dopotutto abbiamo come Ministra del lavoro l’ex Presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro.
Un intreccio pericoloso tra vigilante e vigilato, che abbiamo già denunciato in occasione della firma del protocollo Asse.Co. (Asseverazione dei Consulenti del lavoro) tra Ispettorato Nazionale del lavoro e l’Ordine dei consulenti, dove si prevede che possano essere quest’ultimi a certificare e garantire che le proprie aziende clienti siano in regola con contratti e norme di legge, evitando così i controlli dell’Ispettorato.
Come in altre “emergenze” saltano regole e diritti, il governo Meloni continua ad applicare il motto “non disturbare chi vuole fare” che tradotto è dare mano libera al padronato e mettere al centro il profitto di pochi contro i diritti di lavoratrici e lavoratori.
Dopo lo sciopero generale del 26 maggio e la manifestazione nazionale del 24 giugno, dobbiamo continuare a costruire una risposta di lotta alle politiche antipopolari di un governo guerrafondaio che va contro le lavoratrici e lavoratori e i loro diritti: questo governo troverà sempre USB sulla sua strada, fino alla sua caduta.
USB Emilia Romagna