Prima di Renzi, Berlusconi, Monti e Letta hanno tenacemente perseguito l’obiettivo di abolire le Province che invece sono ancora là e ancora vi resteranno – seppur ridimensionate nelle funzioni – fintanto che non intervenga una norma di rango costituzionale ad eliminarle definitivamente.
I benefici in termini di riduzione della spesa pubblica e di rilancio della governance amministrativa del Paese, non saranno positi; infatti, come gia' rilevato nel corso delle audizioni parlamentari, sia la Corte dei Conti che la Ragioneria Generale dello Stato, hanno evidenziato che questa riforma non produrrà alcun risparmio, anzi aumenteranno i costi della politica per l’incremento dei consiglieri e degli assessori comunali in misura superiore alla riduzione di quelli delle Province.
Ma cosa debbono aspettarsi I lavoratori delle Province e dei Comuni da questa riforma?
I sindacati, firmatari di accordi con Confindustria, contro la rappresentaza dei lavoratori nei posti di lavoro, parlano di mantenimento delle condizioni di lavoro e di retribuzione.
Sono smentiti dal testo del DdL Delrio, infatti con il DdLvengono "garantite" le retribuzioni accessorie solo fino al prossimo contratto e nessun diritto per I lavoratori assunti a tempo determinato i cui contratti avranno validita' fino alla loro scadenza.
Ancora una volta le OO.SS. Confederali non hanno perseguito una politica per l'occupazione sostenendo la richiesta di assunzione a tempo indeterminato per tutti quei lavoratori precari, che a seguito di concorso pubblico e di idoneita', da anni portano avanti I servizi nelle Province, in particolare nei C.P.I.. Professionalita', queste, che andranno perse.
Bizarre e pericolose proposte accompagnano l'applicazione del DdL: nelle nuove Amministrazioni, Città Metropolitane o Unioni dei Comuni, non e' chiaro dove andranno collocati I lavoratori e il reale fabbisogno delle risorse umane. Si parla allora di esuberi/esoneri, mobilita'; in tal senso preccupa la ventilata proposta del ministro della P.A. Madia e del suo segretario Rughetti di mettere in "esonero volontario" i dipendenti che lavorano distanti da casa trasferendoli in altra sede di lavoro vicino alla residenza. Una proposta "soft per recuperare efficienza e conciliare bisogni dei dipendenti che si fanno carico anche di 200-300 euro di spese di trasporto al mese…." Sarebbe una proposta positiva per I lavoratori, non fosse che se applicata il salario mensile subirebbe la decurtazione del 30%!
Da queste "proposte" emerge la chiara politica sull'occupazione e sui redditi che il Governo intentende portare avanti: per mantenere il posto di lavoro devi mettere in conto di avere il salario tagliato! Quindi nessuna certezza su dove andrà a lavorare il personale delle attuali Province, passera' allo Stato o alle Regioni (?) e con quale retribuzione.
U.S.B. ritiene che in nome della spending review, si intenda far pagare il debito ai lavoratori, in questa fase particolare, ai lavoratori delle Province.
E' in corso, a nostro avviso, un riaccentramento di poteri e i cittadini sono chiamati sempre meno a scegliere chi li deve rappresentare.
Il fatto stesso che le Province vengano "prorogate" grazie al DdL Delrio fino al 31.12.2014 e chi resta in carica e' il Presidente eletto, con gli Assessori scelti invece sulla base di fiducia politica e non per diretta elezione, mentre gli eletti dai cittadini, i consiglieri provinciali, vengono di fatto sfiduciati, e' un esempio di quanto poco valore abbia il voto dei cittadini espresso attraverso le elezioni.
U.S.B. ritiene che, anche attraverso il Decreto Delrio, si intenda:
- Tagliare la spesa pubblica con riguardo ai servizi resi alla cittadinanza
- Tagliare posti di lavoro pubblico per garantire lucrose commesse all’imprenditoria profit e non profit attraverso un nuovo piano di privatizzazione dei servizi pubblici
- Ridurre gli spazi di contrattazione sociale attraverso il ridimensionamento delle autonomie locali;
- Portare a compimento le riforme quali la rappresentanza sindacale e la revisione del titolo V della Costituzione con l’obiettivo di ridurre gli spazi di discussione, di rappresentanza e di democrazia.
Invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici a non rassegnarsi alle trasformazioni in essere e a rimettersi in gioco con le iniziative che assumeremo in ciascun posto di lavoro - presidi, volantinaggi, assemblee.