Il professor Tito Boeri, esperto di mercato del lavoro, di welfare e, con tutta evidenza, anche di manipolazione delle pensioni. si spende per fare proposte che rendano più “equo” il sistema pensionistico! Anche lui palesa necessarie e nuove possibili riforme delle pensioni.
La manomissione continua alle pensioni è cominciata negli anni novanta ed è stato sollecitata, per lettera, dalla bce nell'estate del 2011, quando si preparava l’avvento del primo governo-Quisling nell’interesse troikista, cioè l’esecutivo-fantoccio di Mario Monti.
In sintesi le tappe principali del massacro dei lavoratori anziani:
1. Giuliano Amato, DL 503 del 1992, innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia e altre novità;
2. Lamberto Dini, L 335 del 1995, passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo;
3. Romano Prodi, L 247 del 2007, con introduzione delle quote per accedere alla pensione, determinate dall’età più gli anni lavorati;
4. Elsa Fornero, Art. 24 DL 201 del 6 dicembre 2011 detto ironicamente “Salva Italia”, con estensione a tutti del sistema contributivo per la pensione, nuovo innalzamento dell’età pensionabile, creazione conseguente degli “esodati”, cioè coloro che in base ad accordi categoriali o aziendali accedevano al pensionamento anticipato rispetto ai precedenti requisiti.
Oggi è il turno del renziano Tito Boeri, voluto (non a caso) alla guida dell’Inps, incaricato di preparare entro giugno, con le sue brillanti “proposte” al governo, la mazzata 2015 da infliggere ai pensionati.
Tito Boeri – economista al servizio del sistema di sfruttamento neoliberista – è l’equivalente del giuslavorista Pietro Ichino, che ha elaborato la Job Act tanto cara a Renzi, questa volta in materia di prestazioni pensionistiche Inps?
La parola d’ordine scelta da Boeri, in questo caso, è “equità”. Simula la lotta ai privilegi e alle pensioni d’oro, sbandierando l’equità come “filosofia di fondo” da seguire, con strumentale attenzione nei confronti degli ultra-cinquantacinquenni più poveri e senza lavoro.
Con questa operazione vuol far credere ad un’azione di contenimento sulle pensioni alte, finalizzata ad aumentare quelle minime, o a concedere redditi minimi a chi non ha niente.
Morale della favola, l’Inps di Tito Boeri farà le sue proposte e il governo di Renzi agirà, aprofitterà per sfornare l’ennesima riforma anti pensionati.
E' il caso di rammentare che anche la Fornero, quando ha esordito nel 2011 come ministro, strombazzava “basta privilegi!” e poi ha colpito, con spietatezza, lavoratori indifesi, attaccati al loro piccolo reddito di sopravvivenza, rendendoli “esodati” a centinaia di migliaia e ha bloccato l'adeguamento delle pensioni.
La differenza fra la proposta Boeri, così come è dato di conoscere, e la “legge Fornero” è che la ministra di Monti ha colpito quelli che si trovavano a “metà del guado”, non più pensionabili per il cambio dei requisiti, mentre l'economista Boeri vuol colpire i già pensionati, con pensioni superiori ai duemila euro lordi mensili! In pratica, soprattutto quelli nella fascia fra i duemila e i tremila lordi, che sono i più numerosi.
Secondo il concetto di ”equità” di Tito Boeri – allineato con gli interessi del grande capitale finanziario – un netto di mille e seicento o mille ottocento euro mensili è troppo elevato, addirittura offensivo per il resto della popolazione (opportunamente impoverito), e quindi bisogna ridurlo drasticamente, imponendo un sostanzioso “contributo”. Naturalmente, le vere pensioni d’oro, come quelle degli apparati, dei politici, ecc. che sappiamo essere veramente alte e ingiustificate – blindate come sono non saranno toccate, o lo saranno solo marginalmente.
Tito Boeri, complice di Renzi alla guida dell’Inps, fa strumentalmente la proposta del reddito minimo (per ora mediaticamente), a beneficio di coloro che hanno almeno cinquantacinque anni, sono senza lavoro e in condizioni di povertà. Reddito che potrà essere addirittura di seicento euro mensili. I beneficiari dell’elemosina potrebbero essere qualcosa di più di duecento mila che dovrebbero costare al massimo un miliardo e mezzo di spesa. E’ chiaro che i suddetti continueranno a essere poveri e senza lavoro, con l’acqua alla gola, nonostante la “generosa” oblazione per simulare “equità”.
Sull’altro versante, propone di colpire i pensionati “ricchi” che possono ancora permettersi duemila euro lordi mensili! Stando però bene attenti – e questo ovviamente non si dice – a non irritare con l’imposizione del contributo i magistrati o gli alti dirigenti pubblici.
Pesa sulla testa dei pensionati anche la svalutazione degli assegni pensionistici, retaggio dell’infame “riforma Dini”, che prevede il collegamento fra la capitalizzazione dei contributi maturati dal soggetto all’andamento del Pil nel quinquennio precedente.
Ora, se l’andamento è negativo, con segno meno, non ci sarà una rivalutazione degli importi versati proporzionale a una crescita, nel quinquennio precedente, che non c’è stata, ma al contrario, la loro svalutazione in termini reali.
Così probabilmente sarà nel concreto, anche per gli anni venturi.
La verità è che l’Inps di Boeri – che deve fare “proposte” sulle pensioni al governo Renzi, con lo scopo evidente di ridurre la spesa pensionistica – è orientata verso la svalutazione dell’assegno pensionistico per quelli che andranno in quiescenza dal 2015.
Se si svaluterà l’assegno pensionistico per coloro che andranno in quiescenza dal 2015 e si diminuiranno forzatamente le pensioni dei rimasugli di ceto medio, con la scusa del “contributo di solidarietà”, moltissimi – non ricchi e per niente privilegiati – saranno loro a rimetterci!
Ciò che non viene detto è che ai veri privilegiati si concederanno le solite scappatoie, per evitare che le loro pensioni siano ridotte alla metà dall’applicazione del contributo.
In teoria, si afferma di voler colpire solo le pensioni alte e, nello stesso tempo, quella parte della pensione “d’oro” non giustificata dai contributi versati, in ossequio alla legge riforma del 1995 che ha stabilito il cosiddetto sistema contributivo (cioè la differenza fra la pensione effettivamente intascata e quella, più bassa, che si sarebbe intascata con il sistema contributivo). Per il sostanzioso contributo, si pensa a tre aliquote scaglionate in funzione del reddito: il 20% da duemila e tremila euro lordi mensili, il 30% da tremila a cinquemila e il 50% oltre i cinquemila. In progressione sempre per ragioni d’“equità”!
I pensionati da colpire con l’imposizione del contributo sarebbero “soltanto” un milione e settecentomila, in pratica ex lavoratori dipendenti, del privato e del pubblico. Una vera bazzecola, visti i numeri! E’ chiaro che la maggior parte delle future vittime del contributo-Boeri si posiziona fra i duemila e i tremila euro lordi mensili e la maggioranza della maggioranza fra i duemila e i duemila e cinquecento. Il che vuol dire che tanti non arrivano, già oggi, a duemila netti il mese e altri superano di poco questa soglia. Ecco i “privilegiati” gonfi di danaro che Boeri, Renzi e la troika vogliono colpire! Si punta, in ossequio agli interessi della grande finanza, a impoverire definitivamente i rimasugli di ceto medio, specie se anziani e perciò del tutto inutili per la creazione di nuovo valore finanziario.
In questa sporca operazione che colpirà i pensionati, si usano spesso le espressioni propagandistiche “privilegiati” e “pensioni d’oro”, senza che vi sia una reale intenzione di colpire i veri abbuffoni, che vivono una quiescenza dorata e assolutamente ingiustificata, come ad esempio i magistrati (il riformatore di pensioni Giuliano Amato è ancora attivo e membro della corte costituzionale!) o i politici con tanto di vitalizio.
TUTTO QUESTO MENTRE E' STATO DICHIARATO INCOSTITUZIONALE IL BLOCCO DELL'ADEGUAMENTO DELLE PENSIONI AL COSTO DELLA VITA
Siamo disposti a farci bastonare ancora una volta???
O invece occorre.... mobilitarci!!!!