Uno spettro si aggira per gli uffici dei CSL e dei CESIL della Sardegna: il precario!
Il precario appare e scompare come un faro nella notte. E’ un mutante: come le stagioni cambia pelle in relazione al tempo, sia questo determinato o co.co.co.. Il precario paga le tasse, come tutti i lavoratori dipendenti, ma non può progettare un futuro, né accedere al credito. Il precario subisce non solo il furto della ricchezza che produce, ma gli viene anche sottratta la possibilità di progettare, di costruire un'esistenza fuori dal ricatto della disoccupazione. Vita faticosa, quella del precario, sull'orlo dell’incertezza, che da un momento all’altro può diventare privazione economica e processo di esclusione lavorativa, quindi, sociale.
Noi lavoratori precari del CSL, sappiamo benissimo cosa vuol dire non avere un lavoro, poiché è ai nostri uffici che si rivolgono disoccupati, inoccupati, cassintegrati italiani e stranieri, e più in generale tutti coloro che cercano un’occupazione, e pure siamo consapevoli della centralità dei CSL e dei CESIL nella lotta alla disoccupazione. Per questo, crediamo che il Sistema pubblico dei Servizi per il Lavoro debba essere potenziato, non già fondato sul principio della precarietà!
Riteniamo, infatti, che il Servizio pubblico debba trasmettere certezze, non una finta efficienza che lascia l’amaro in bocca, e, in questo senso, che solo i lavoratori sono i garanti del diritto al lavoro.
Noi lavoratori precari dei CSL e dei CESIL siamo ai nostri posti dopo aver vinto una regolare selezione di evidenza pubblica. Non chiediamo né favori, né corsie preferenziali, solo che il lavoro di anni di servizio ci venga riconosciuto come tale. Lo chiediamo per costruire il nostro futuro, ma anche perché confidiamo nel Servizio pubblico quale elemento di un welfare che traduce in servizi le imposte pagate dai cittadini. Lo chiediamo poichè il 31 dicembre scade il nostro contratto.
Purtroppo, c’è una strana resistenza a far si che ciò accada! Lo stesso Assessore regionale (uscente) Manca, molto puntuale e preciso nel definire la stabilizzazione di personale non sottoposto ad alcuna forma di selezione pubblica (Insar, Bic ecc.) nel creare l’ennesima agenzia in house (a capitale pubblico e gestione privata) nell’affidare all’Osservatorio economico attività che esulano totalmente dai fini istituzionali per i quali è stato istituito, nel promuovere le 8 Cittadelle del lavoro (una per provincia, quando già esistono i CSL con i loro uffici e Osservatori) lo è meno puntuale e preciso per quanto riguarda ruolo, funzioni e destino di CSL e CESIL. Unica nota, una blanda informativa nella quale si rinnova la promessa di stabilizzazione e una proroga di otto mesi sulla base di alcuni fondi disponibili.
Insomma, per operazioni tanto dispendiose quanto discutibili si specificano le sedi, i fondi, i tempi, i costi, per CSL e CESIL niente più che l’ennesima promessa senza capo (quali fondi?) né coda (quali metodi?). Quasi noi fossimo trasparenti si bypassano i Servizi pubblici per finanziare ipotesi che di fatto li duplicano a favore di società terze, senza seguire altra logica se non quella di sperperare ingenti somme di denaro pubblico per creare qualcosa che – ribadiamo – già esiste.
Essendo trattati come fossimo fantasmi, oggi abbiamo deciso di venire a lavoro indossando una maschera bianca che bene descrive ciò che siamo: figure anonime del panorama sociale e lavorativo regionale. Un gesto simbolico per catturare l’attenzione della giunta regionale. Oggi, usiamo questo approccio per non danneggiare l’utenza e offrire ugualmente il servizio per il quale siamo stati assunti. Ma, se ciò non dovesse sortire alcun effetto, presto seguiranno altre forme di protesta; compresa l’interruzione del servizio. Con l’iniziativa odierna difendiamo il posto di lavoro e quei servizi ai quali ogni cittadino gratuitamente può rivolgersi e dai quali nascono le analisi e gli studi che dovrebbero segnare le linee guida di ogni politica del lavoro mirata a costruire nuova occupazione.
Agli utenti, ai cittadini, ai dirigenti, alla classe politica provinciale, non chiediamo solidarietà generica, ma di lottare insieme a noi per una Servizio pubblico efficiente che rispetti i diritti di tutti, utenti e operatori insieme, che non sia l’ennesima occasione persa per affermare quanto recita l’articolo 1 della Costituzione italiana: “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.
Ai consiglieri e assessori e presidente della Giunta e del Consiglio regionale, domandiamo:
COME SI PUO' PENSARE ALLO SVILUPPO DI UNA REGIONE IN QUESTE CONDIZIONI?
…Se chi deve sostenere gli altri nella ricerca di un’occupazione, a sua volta deve pensare alla propria?!
La risposta non può che essere:
STABILIZZAZIONE - DIRITTI - LAVORO!
Coordinamento Precari delle RdB –USB Sardegna