Lo strano caso degli annunci di Brunetta che parlavano quasi ossessivamente di lotta alle disuguaglianze, riprendendo documenti politici e slogan di USB
Non doveva essere riforma e invece riforma sarà, ma questo lo si era capito. Quello che invece era rimasto un po’ più nascosto, ma che i più accorti avevano comunque annusato, era a che tipo di PA si guardasse. Gli annunci di Brunetta parlavano quasi ossessivamente di lotta alle disuguaglianze, riprendendo documenti politici e slogan di USB. Il tutto lasciava un po’ perplessi e alimentava qualche sospetto. E infatti ecco che piano piano emerge il piano del Governo Draghi sulla Pubblica Amministrazione che il Ministro Brunetta è chiamato a mettere in pratica.
Sul Sole24Ore di oggi, in un’intervista, il Ministro della PA annuncia il primo passo della riforma con il decreto semplificazioni, esattamente quello che serve alle aziende per liberarsi di lacci e lacciuoli e poter liberamente fare il proprio comodo.
Sarebbe questa la PA che combatte le disuguaglianze?
Questa è la PA che serve alle aziende (non a caso riescono fuori gli “stakeholder”), mentre i cittadini rimangono sempre più sullo sfondo, così come i dipendenti pubblici. Infatti l’annunciato superamento della retorica sui fannulloni, si sta pian piano dissolvendo, lasciando il posto all’esigenza di un ricambio generazionale che “riqualifichi” il settore pubblico. Un’esigenza condivisibile, ma che, per come viene declinata, implicitamente accusa gli attuali lavoratori pubblici delle inefficienze della PA, riproponendo, seppure in maniera più sfumata, la campagna sui fannulloni. Vale la pena ricordare che coloro che oggi dicono che servono 500mila assunzioni, sono gli stessi che hanno creato le attuali carenze di organico e che solo l’abnegazione degli attuali lavoratori pubblici ha consentito di continuare a fornire servizi ai cittadini nelle macerie lasciate dai vari ministri della PA, in primis da Brunetta.
Rifiutiamo l’insopportabile contrapposizione tra il “nuovo efficiente” e il “vecchio conservatore dell’inefficienza”! Non solo è sbagliata, ma è il modo per azzerare il dibattito e non consentire che si discuta davvero di come costruire una PA dedicata alla lotta alle disuguaglianze, una PA per i cittadini.
La digitalizzazione va coniugata con la presenza sul territorio; vanno implementati i servizi ispettivi; vanno costruiti sistemi informatici che dialoghino; vanno assunte almeno 500mila persone a tutti i livelli, non solo gli iper qualificati.
Giovedì parte la tornata contrattuale 2019-2021 e se il buongiorno si vede dal mattino… sui salari siamo ben lontani dal ripianare i danni portati ai lavoratori da dieci anni di blocco contrattuale e sicuramente non siamo neanche vicini a lavoratori pubblici “ben pagati” come dichiarato dal Ministro. Chi ha chiamato i lavoratori allo sciopero e ha posto la questione delle risorse per i contratti come pregiudiziale ai tavoli dell’Aran, si è immediatamente riposizionato con un doppio salto mortale all’avvento del Governo Draghi. Per noi quella questione rimane tutta sul tavolo, sia in termini di insufficienza delle risorse che di ripartizione tra parte fissa e variabile del salario.
La flessibilità invocata da Brunetta per lo Smart Working ne svela sempre di più l’obiettivo reale che è lo sfruttamento e la cottimizzazione del lavoro. La riforma dell’ordinamento professionale, senza il superamento del mansionismo a prescindere dal titolo di studio, è uno strumento utile per gli assunti che verranno, certamente non per coloro che in questi anni hanno tirato la carretta.
Insomma, la nuova PA di Brunetta inizia a prendere forma ed è una forma che non ci piace. USB non si tira indietro e si prepara a ribattere colpo su colpo, contrapponendo alla PA degli “stakeholder”, Confindustria e Unione Europea, quella dei cittadini che reclamano servizi migliori per un modello sociale più