E così, il prossimo anno scolastico, Florentina, Nicu, Elena non potranno più frequentare la scuola, quella che li ha accolti appena sono arrivati a Centocelle, che ha vissuto con loro il trauma della distruzione dell’insediamento abusivo in via dell’Aereoporto, che ne ha accompagnato la successiva sistemazione nello spazio di Metropoliz.
Tanti docenti e genitori della scuola “Iqbal Masih” hanno seguito, in questi tre anni gli sforzi del piccolo gruppo di rom rumeni per rendere accessibile la vecchia struttura produttiva sulla via Prenestina, abbandonata da anni, dove i rom hanno costruito non baracche, ma veri piccoli moduli abitativi in mattoni e, con l’aiuto di volontari, hanno organizzato una ordinata vita di comunità.
Abbiamo apprezzato l’attenzione con cui i genitori hanno continuato ad accompagnare i loro figli in una scuola non più vicinissima, ma che sentivano come la “loro” scuola, senza mai approfittare della distanza per giustificare assenze o ritardi.
I bambini sono stati sempre presenti (una frequenza mai vista fra i rom!) , accompagnati con mezzi pubblici dalle mamme o in bicicletta dai papà (troppo poveri per avere un’automobile).
I genitori, molto dignitosi e partecipativi, sono stati anche presenti a tutte le iniziative extrascolastiche organizzate dalla scuola.
Lo stesso rispetto e la stessa gioia con la quale bambini e mamme si sono sentiti in questi anni parte integrante della comunità scolastica della “Iqbal Masih” questa comunità lo ha dimostrato quando ha organizzato presso Metropoliz feste per inaugurare la “bonifica” degli spazi e farsi conoscere dagli altri genitori della scuola .
Ho partecipato direttamente con tanti genitori e docenti e ho constatato quanto aver potuto esercitare una esperienza di autonomia, con il contributo di Associazioni come “Popica”, abbia contribuito a far crescere nella piccola comunità l’autostima e la voglia di migliorare la propria situazione sia lavorativa che culturale, cosa non facile da realizzare in una situazione di povertà e marginalità.
Siamo andati, come invitati, a Metropoliz e abbiamo visto spazi squallidi e privi di servizi , per quanto possibile, bonificati e riempiti delle voci e dei giochi dei bambini diventare spazi di vita sempre meno provvisori.
Lo sgombero del giorno 16 agosto, per quanto atteso, e la distruzione di tutti i moduli abitativi innalzati con perizia e competenza dai papà muratori, colpisce perché distrugge una speranza, senza costruire una possibilità di riscatto che non sia il solito ricorso all’assistenza: ipocrita, costosa, umiliante!.
Ai rom e non solo a loro, a tutti coloro che hanno scelto di vivere nelle nostre città e che hanno diritto all’abitare( perché se si nasce si ha comunque diritto a soddisfare i bisogni più elementari) non è più tempo di fornire soluzioni assistenziali provvisorie, emarginanti, costose per la collettività più di sistemazioni stabili, che richiedano, come è giusto, impegno e compartecipazione delle persone interessate.
Non si deve “regalare” niente.
Si deve sostenere la capacità di ogni famiglia di autogestirsi, di mantenersi onestamente, sia pure con attività precarie e di nicchia ( i giovani di questa comunità rom sono per lo più manovali o si occupano di riciclare materiali dimessi).
E’ veramente grave che la nostra società non solo mortifichi coloro che tentano di sopravvivere lavorando, ma colpisca i volontari che perseguono questa strada giusta e corretta di sostegno all’autonomia , come è avvenuto con la denuncia all’autorità giudiziaria dei volontari dell’associazione “Popica”.
Come cittadina romana, come dirigente scolastica, come esperta di politiche educative esprimo la mia indignazione e promuoverò, per quanto mi sarà possibile, il dissenso verso una modalità brutale e inefficace come quella scelta dal comune di Roma, di affrontare il problema della casa e del lavoro nelle nostre opulente, ma sempre più ingiuste società.
Simonetta Salacone
già dirigente scolastica della scuola “Iqbal Masih”-
Responsabile nazionale Scuola di SEL