Ieri
Si è svolta, il 26 febbraio, la seduta del Consiglio Comunale di Viterbo dopo 60 giorni di assenze “dissidenti”. Ieri c'era, finalmente la maggioranza. Il presidente Ciorba ha cercato di liquidare la questione Referendum acqua pubblica dicendo che non era argomento inserito all'ordine del giorno. Sono insorti i consiglieri Frontini, De Dominicis, Santucci e Ubertini per far discutere il punto. È insorta tutta la minoranza nel silenzio assordante della maggioranza.
Ma come si può mettere a tacere una questione così importante? Si fa uno stop, si riuniscono i capigruppo e si decide che oggi, 27 febbraio, si riunirà la benedetta I Commissione e, una volta eletto il presidente e vice presidente si pronuncerà sull'ammissibilità del Referendum.
Durante il Consiglio fiume, durato diverse ore, i cittadini hanno invaso l'aula. Hanno chiesto a gran voce perché ci si è ridotti l'ultimo giorno per discutere di una questione così importante. In risposta i nostri politici hanno fatto aumentare il numero dei vigili urbani addetti all'ordine pubblico. L'aula, così si spaccata e i consiglieri si sono addossandosi ai muri dipinti. La visione è stata surreale e sembrava di essere nella corte di Luigi XIV con i privilegiati da una parte e il popolo affamato dall'altra.
Ricordiamo che il Comitato “Non ce la Beviamo” ha raccolto le firme per indire un Referendum sulla gestione dell'acqua seguendo le poche indicazioni presenti nello statuto Comunale. Già, perché questo importante strumento di democrazia non è mai stato regolamentato. Nessuna amministrazione, anche negli anni addietro, l'ha voluto rendere operativo. Si ha paura di indire un Referendum nel Comune di Viterbo che possa smontare e ribaltare decisioni prese da chi pensa solamente ai suoi interessi?
In ogni modo il Comitato ha consegnato le firme di 3436 cittadini favorevoli al Referendum ( ce ne volevano 3000) e da questa data si aspetta il parere della I Commissione e poi del Consiglio Comunale. Qualcuno ha detto che il Referendum costa o non si può gravare sulle spese del Comune. Ma, premesso che la democrazia non ha prezzo, il problema non sussisterebbe perché verrebbe accorpato al referendum No triv previsto per il 17 aprile.
Oggi
Si riunisce la I commissione per decidere l'ammissibilità sul Referendum. Si elegge il presidente Marco Volpi e del partito democratico e il vice presidente Simoni.
Da qui in poi la I Commissione naufraga. Non c'è possibilità di parlare di nulla perché il segretario Generale del Comune non è presente e la pratica Referendum non si trova. Il segretario generale ha mandato, ieri in serata una mail, informale non protocollata e non firmata, dicendo su per giù perché questo referendum non sa da fare.
Si mandano mail, così giusto per avvisare di un pensiero. Ma nessuno conferma o protocolla una decisione. Il tratto saliente di questa riunione-farsa, avvenuta oggi, è che nessuno ha voluto prendersi la responsabilità di nulla: né sul sì, né sul no. Il gioco di far scadere la data prefissata, il 28 febbraio, per emettere una qualsiasi decisione, è stato mantenuto.
Non si vuole andare contro i cittadini ma nemmeno dire sì a una privatizzazione strisciante che sta confermandosi a livello nazionale. I cittadini italiani, e soprattutto viterbesi, nel 2011 hanno detto chiaramente che non vogliono che l'acqua diventi privata. I nostri consiglieri lo sanno, quindi meglio non dire e dimenticare che pronunciarsi. Lo spettacolo è vergognoso. Si parla di fuffa in un clima da mercato o peggio da osteria. I consiglieri non si rispettano minimamente. Ognuno regge la sua facciata politica.
Il Comitato “Non ce la Beviamo” e i cittadini viterbesi vengono ampiamente presi per il naso. Paola Celletti, Usb, promotrice della raccolta firme strappa in faccia ai consiglieri lo statuto Comunale che a tutti gli effetti non vale nulla perché manipolato e smentito dalle decisione della Commissione.
Alla fine di tutto questo vergognoso teatrino si boccia la richiesta di Santucci di portare il quesito dell'ammissibilità del Referendum dell'acqua al Consiglio Comunale che si sarebbe tenuto domani. Si approva, invece, la richiesta della maggioranza di rimandare a data da destinarsi il parere della I Commissione.
Ma se l'ultimo giorno è il 28 febbraio per dare un parere? Allora decade tutto e non se ne fa più nella. 3463 firme raccolte, 3463 cittadini che pretendevano almeno una risposta e nemmeno quella si avrà. Meglio il silenzio, meglio non dire. Tutto questo è avvenuto dalle 10.00 del mattino alle 14.00. Noi giornalisti siamo stati lì fino alla fine perché questo è il nostro mestiere: dare notizie e riportare quello che accade nel nostro Comune.
Per lunghe ore siamo stati con le dita intrecciate perché niente poteva essere scritto se non rimproveri, brutte parole o discorsi fuffa che miravano allo sfiancamento del nemico. A volte ho avuto l'impressione che questo comportamento politico volesse fiaccare anche me, in modo da poter concludere un po' come gli pareva la discussione della I commissione. Noi siamo rimasti. Per lo meno la responsabilità di chiudere questa farsa, davanti a noi se la sono presa. Insomma, nulla di fatto. I cittadini il loro parere non conta nulla. Il Comitato si è battuto nel rispetto delle regole come un leone. Si va verso le braccia di Acea.
Domani
Nessuno di prende la responsabilità di un domani.
Emanuela Dei