Il 26 febbraio apre la nuova sede della Dp di Piacenza in uno stabile demaniale appositamente ristrutturato in cui confluiranno l’UPT e la SPI.
In un primo progetto il pian terreno era stato destinato ad archivi e il primo piano a front office, terminati i lavori si è deciso di trasformare il pian terreno in front office e ristrutturare un magazzino demaniale a circa 1 km come archivio. Terminato il tutto ci si accorge che il magazzino non può contenere archivi compattati e quindi la metà delle stanze del pian terreno saranno utilizzate come archivio, ma essendo l’archivio catastale e di conservatoria molto grande una parte si invia a Roma, una in Direzione Regionale, una parte nella sede centrale della Dp e ciò che rimane, che è comunque tanto materiale, nella nuova sede stipandolo in ogni anfratto possibile.
Vi immaginate ora che confusione per ritrovare qualche pratica e quanti soldi e tempo sprecato nella ristrutturazione? Ma questa è solo la premessa. Perché nonostante lo stabile sia molto grande per poco meno di 50 lavoratori c’è difficoltà a trovare spazio per tutti gli archivi, ma questo non ha indotto il direttore dell’UPT ad evitare di assegnarsi una stanza di 70 mq che si è poi dovuta riempire di divani e poltroncine per un totale di circa una dozzina di posti a sedere.
Nel front office al piano terreno, che è composto da due stanzoni rispettivamente di circa 90 e 70 mq, si sono inserite 6 postazioni fisse, con il pubblico seduto ad un paio di metri dagli sportelli, nella prima stanza e solo due postazioni fisse (di cui una con afflussi giornalieri molto bassi), nella seconda, con altre due postazioni disponibili due giorni a settimana per i tecnici di servizio. Potete immaginarvi cosa accadrà nella prima stanza del front office.
Ovviamente sono rimasti irrisolti i problemi segnalati da USB un anno e mezzo fa, delle porte che si aprono sull’esterno a cui nessuno ha pensato di applicare una molla chiudiporta e che faranno gelare sia il front office, che il vano scala che porta ai piani superiori; che il pubblico ed i lavoratori che dovranno usufruire dei bagni al pian terreno dovranno indossare il cappotto o salire ai piani superiori e del problema del deflusso delle acque che sta già rovinando gli splendidi chiostri appena ristrutturati, per non parlare dei parcheggi inesistenti per TUTTI.
Ma anche la disposizione dei punti rete nelle stanze e nei front office è stata effettuata senza alcuna logica, le luci, che si dovrebbero accendere con le fotocellule in ogni stanza, già in diversi ambienti rimangono sempre accese ed in altri si spengono se non ci si continua a muovere (anche nei bagni).
Per non parlare del posizionamento degli armadi contenenti, in ogni piano, i collegamenti della rete ai personal computer che sono stati posizionati in punti assurdi (con le porte di ingresso che ci sbattono contro o a due metri di altezza) e soprattutto realizzati di misura più piccola delle attrezzature che devono contenere, con cavi che fuoriescono i maniera vistosa e pericolosa per la sicurezza.
Anche la fibra ottica che porta il necessario collegamento al sistema centrale non era compatibile con le nostre apparecchiature e ci sono voluti tre giorni per sistemare il tutto permettendo solo nel pomeriggio del venerdì di cominciare a verificare i collegamenti di alcune postazioni.
Anche la disposizione nelle stanze dei lavoratori, che era stata suggerita dalle RSU e da USB con il coinvolgimento dei capi reparto, è stata completamente stravolta senza alcun senso logico, con lavoratori che si trovano ad un piano diverso del proprio reparto ed altri accoppiati nelle stanze con servizi diversi da svolgere, come se chi avesse effettuato la nuova assegnazione non conoscesse le lavorazioni svolte dal personale. Ci è stato risposto di attendere ancora un mese. Assurdo!
Potremmo parlare anche dell’organizzazione del trasloco, con pacchi portati nella stanza prima del mobilio per poi rimetterli in corridoio e poi di nuovo in stanza, di armadi fatti scivolare sulle scale, o dell’assenza di qualsiasi Dispositivo di Protezione Individuale, del pavimento del chiostro rotto a causa del trasloco o dei muri sbeccati. Vorremmo raccontarvi di altre ovvietà disattese che hanno trasformato un semplice trasloco in un teatro dell’assurdo. Se avessimo il tempo si potrebbe scrivere addirittura un libro per evidenziare i soldi e il tempo buttati e del disservizio fornito alla nostra città.
Se l’ufficio lunedì aprirà i battenti è solo grazie alla disponibilità ed anche alla fantasia delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo e che si sono trasformati in facchini, operai, elettricisti, dirigenti, arredatori anche se, quando c’era poi da lavarsi le mani, hanno trovato bagni privi di sapone ed asciugamani e ovviamente anche di carta igienica. Abbiamo visto lucidare il pavimento dei chiostri mentre i facchini ci passavano sopra, abbiamo dovuto utilizzare le scale perché uno dei due ascensori si rotto il primo giorno, abbiamo dovuto rintracciare le nostre scrivanie distribuite a caso nonostante la numerazione corretta e qualcuno non trova neanche il suo PC e … via di seguito.
Ovviamente anche il personale della Direzione Regionale presente in loco ha fatto miracoli ma non è bastato a sopperire il disastro organizzativo e progettuale.
Quello che è mancato, infatti, è stato un progetto adeguato, una programmazione accurata condivisa con i lavoratori, ditte adeguatamente attrezzate e un’organizzazione impeccabile. Avete presente il caos? Dovevate essere con noi a Piacenza in questi tre giorni. Non è descrivibile e non è credibile ma noi l’abbiamo vissuto e conosciamo bene le responsabilità sia locali che regionali.
Vi aspettiamo tutti il 9 marzo per l’inaugurazione!