Una partecipata assemblea presso la Sede centrale, con decine di lavoratori provenienti da vari Centri del Lazio preoccupati per le sorti dell’Ente, ha fatto da contraltare all’incontro sindacale di giovedì 2 Ottobre cui era presente il neo Commissario. La delegazione USB ha fatto la spola tra il tavolo sindacale e l’assemblea riportando quanto emergeva dalla riunione, evidenziando gli aspetti più significativi del “nuovo” corso che il prof. Testa si accinge ad imprimere all’ENEA.
Al netto dei sorrisi di circostanza e dei giri di parole diciamo subito che l’esposizione commissariale è stata per nulla rassicurante. Tagli e tagli ovvero riduzione delle spese, chiusure di alcuni centri, ridefinizione della mission con mobilità in entrata e in uscita, riformulazione della struttura organizzativa, revisione delle responsabilità con “de-mansionamento” di molti capi e nomine di nuovi dirigenti, incertezza sulle situazioni dei precari TD e degli assegni di ricerca, ulteriore revisione delle assunzioni già decise, indirizzo più da Agenzia che da Ente di Ricerca, tempi stretti per la gestione commissariale con la deadline di una prima fase fissata per la fine dell’anno. Questo il quadro complessivo che esce dalla comunicazione e l’indeterminatezza dei dati freddi (ancora non si conoscono i Mln da sforbiciare o le sedi “in affitto” da dismettere) non autorizza nessuno, soprattutto tra le OoSs, a lasciarsi andare in rassicurazioni miopi o interessati commenti imbonitori.
Ma andiamo per ordine. Punto primo: il contributo ordinario dello stato (COS) verrà ulteriormente falcidiato. “E’ la logica della spending review” ha sottolineato Testa all’interno d’una sintassi del periodo tutta da “perifrastica passiva” (ovvero senso del dovere con aggettivo verbale che annuncia il fatto come prossimo e inevitabile). Il commissario ha evitato di dare numeri (15 Mln è la cifra circolata, “ad arte”, nei giorni scorsi) ma il suo impegno alla riduzione del danno non cambia la sostanza delle cose.
Punto due: chiara è stata la sua affermazione sulla necessità di ridurre le spese di affitto in particolare per i Centri ENEA dell’Emilia-Romagna (Bologna e Faenza dove “nel raggio di 40 km ci sono strutture dove paghiamo salato e altre in comodato d’uso”) della Puglia ed ex Ccei. Si può arzigogolare sulle sfumature della voce ma certe dichiarazioni significano chiusura e trasferimento in altre sedi del personale e dei laboratori. La precisazione “dobbiamo rivolgerci ad altri indirizzi per non pagare certi costi”, di questi tempi, è vaga essendo impossibile trovare un Ente pubblico disposto a rinunciare anche ad un solo euro di introito.
Punto tre: alquanto generico l’ennesimo incitamento ad acquisire progetti dall’esterno per sopperire alle riduzioni COS quasi a scaricare sul personale non solo i costi della crisi ma anche la sua permanenza.
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USB P.I. Ricerca