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Comunicati Stampa

Ex Penicillina a fuoco. Paura e rabbia a San Basilio

Roma,

L'incendio della ex-Fabbrica di via Tiburtina è il simbolo del fallimento delle politiche fin qui adottate: dalla dottrina del "non intervento pubblico" al securitarismo di Salvini, passando per il flop ecologistia del Movimento 5 Stelle

Poteva essere un complesso di case popolari, servizi per i cittadini, spazio di aggregazione per i giovani. E invece la ex fabbrica della Penicillina di via Tiburtina è ancora lì, a intossicarci con i suoi roghi, a metterci in pericolo, a ricordarci che la proprietà privata è libera da ogni responsabilità di qualsiasi tipo nei confronti dei territori che avvelena e delle vite che spezza.

L'incendio che ieri sera ha interessato la ex-fabbrica della Penicillina di via Tiburtina ha impegnato i Vigili del Fuoco per ore ed ha dato origine a una densa  colonna di fumo (col forte rischio di tossicità vista la presenza di agenti chimici e di amianto all'interno del perimetro) ed ha svelato la pochezza delle politiche securitarie che in questo paese si vanno sommando una all’altra, di governo in governo, decreto su decreto, da Minniti a Salvini e via dicendo.

Abbiamo ancora fresche le immagini dello scortato super Ministro intento a fare selfie e rilasciare roboanti dichiarazioni alla stampa, accorsa col solito codazzo, mentre attivisti e militanti di sindacati, movimenti ed associazioni che si occupano di povertà urlavano la loro rabbia, tenuti a debita distanza dalla polizia. Così come ricordiamo, nei mesi successivi, il presidio fisso da parte delle forze dell’ordine, al fine di evitare e scongiurare nuovi ingressi nell’eco-mostro. È di qualche settimana fa la notizia della denuncia di altre persone in stato di indigenza, che per mancanza di una politica abitativa in grado di affrontare la crisi di questa città sono nuovamente entrati nella fabbrica, per dare vita a un nuovo insediamento informale. Perché quando le telecamere vanno via e le luci si spengono, la povertà e l’emarginazione tornano a colmare quei buchi che la politica lascia, nel sociale come sui territori.

Ora, in piena campagna elettorale, quanto accaduto non interessa a nessun candidato, eccetto quelle forze, sia politiche che sindacali, che hanno sempre lanciato iniziative (l’ultima è di pochi giorni fa) per promuovere la bonifica e la conversione dell’area in opere che a San Basilio servono come il pane: case, servizi, spazi.

Senza una politica sulla casa all’altezza dei problemi che questa città ci pone, non potrà mai esserci, non solo giustizia sociale, ma nemmeno quella buona amministrazione di cui tutti cianciano e, di conseguenza, vi saranno sempre nuove occupazioni, insediamenti di qualsiasi tipo ed a tutti i livelli. Perché le diseguaglianze economiche durante la pandemia da Covid-19 sono aumentate e non solo chi era povero lo è ancora di più, ma anche i ceti medio e medio-basso iniziano a vivere il problema dell’alloggio di abitazione in larga scala, come testimoniano i dati sugli sfratti e sui pignoramenti.

In questo senso non possiamo non sottolineare come quasi nessuna forza politica abbia posto il problema del funzionamento degli uffici preposti a trovare soluzioni e a reperire alloggi, delle competenze che questi possono mettere a disposizione, della quantità di personale che occorrerebbe, delle modifiche da apportare a livello legislativo sui regolamenti. Nessuno o quasi si è espresso sulle risorse finanziarie da mettere in campo per fronteggiare quanto si va delineando con chiarezza man mano che l’autunno si avvicina.

Asia-Usb continua a chiedere con determinazione un cambio di passo sul tema abitativo. Recuperare fondi che non sono mai stati utilizzati e che giacciono dimenticati, progettare nuove forme per finanziare l’Erp, gestire bene quel poco di patrimonio che sopravvive a se stesso, sono solo alcuni dei punti che da anni poniamo all’attenzione degli enti pubblici a tutti i livelli.

 A Governo, Regioni e Comuni ribadiamo il concetto che la Casa è un diritto fondamentale di ogni essere umano e non uno strumento di profitto da lasciare nelle mani della rendita. Al contrario disporre di un alloggio in cui vivere pagando un canone proporzionato alla propria capacità reddituale è ormai una fonte di salario indiretto, e questo sopratutto a causa del disastro creato  dalla legge sugli affitti (431/98) ed il rincaro di questi ultimi, arrivati ormai ad incidere su più del 50% di un reddito medio di una famiglia di lavoratori.

Asia-Usb Roma