Queste Ex Terme INPS sembrano proprio interessare a tanti. Persino Rai Tre, con il programma “Agorà”, sbarca a Viterbo, e chiama Comune e cittadini per discutere di questo problema.
La struttura, dismessa, attrae così tanto. Ma cosa potrebbe accadere se tornasse a funzionare di nuovo?
Stiamo parlando di una complesso di 33.000 metri cubi, pari a 100 appartamenti, con un parco di sette ettari. Se entriamo dal cancello secondario, si può vedere ancora, immerso nella vegetazione, un fabbricato, sulla sinistra, che un tempo ospitava, al piano terra: l'officina, la direzione sanitaria, la falegnameria, il laboratorio analisi, il reparto radiologico e una piccola chiesa. Al primo piano, poi, c'erano gli uffici amministrativi e all'ultimo piano, l'alloggio degli infermieri.
Vicino c'è, anche, una piccola costruzione, che era adibita stabulario. Qui si allevavano animali, conigli, per la ricerca scientifica. Dietro allo stabulario ci sono, ancora, le vasche di accumulo e mantenimento del fango, con alcuni garage e la serra.
Ma, il complesso termale vero e proprio, da cui si accedeva, superando un grande scalinata, è rappresentato da un 'enorme edificio di due piani, ancora in buono stato. Al piano terra c'era: la centrale termica, la dispensa, la cucina, il reparto aerosol, la grotta termale, la zona terapia termale, gli ambulatori, il reparto stoccaggio fango, la lavanderia, la sartoria, la sala da pranzo del personale e gli spogliatoi del personale. Al primo piano: il bar, la sala biliardo, la sala tv, la sala da pranzo, il reparto lavastoviglie, la sala da pranzo dipendenti e poi, al secondo piano, l'albergo ospiti. L'albergo aveva 184 posti letto.
Questa struttura venne chiusa negli anni novanta, dato che una legge di dieci anni prima, aveva imposto all'INPS di cedere le strutture termali ai Comuni di residenza. L'INPS, naturalmente, le aveva cedute, dopo alcuni anni, per dare la possibilità alle amministrazioni di organizzarsi. In più, sempre l'INPS si impegnava a mandare gli assistiti nelle strutture cedute, in modo da non perdere i profitti. L'INPS, prima di lasciare le Terme, aveva messo, pure, tutto a norma e aveva rinnovato gli arredi in modo che sul Comune non gravassero oneri di alcuna specie.
Molti anni passarono e il Comune di Viterbo non le utilizzò mai. Le lasciò morire.
Disperato, il direttore generale dell'INPS, dispose che almeno gli arredi, e tutto quello che c'era, andasse a enti benefici, in modo da poterlo riutilizzare. Su Viterbo e provincia nessuno si mosse. Solo la Croce Rossa Toscana riuscì a portarsi via tutto. Ci vollero ben sette tir.
Altro tempo passò e ora le ex Terme INPS sono metà in mano alla Regione Lazio e metà in mano al Comune di Viterbo. Il Comune ha la facoltà di disporre e proporre quello che più desidera per la riqualificazione di questa immensa struttura. Ricordiamo che ci lavoravano più di 300 persone stabilmente con un indotto di di circa 5000 assistiti l'anno.
Nel 2014 il Sindaco e l’ Assessore al Termalismo dichiararono che si sarebbe fatto, in poco tempo, un bando europeo per la riqualificazione. Siamo nel 2016 e questa questione non è stata ancora risolta.
Tutto è molto oscuro. Sembra quasi, che Viterbo, di occupazione, non ne abbia bisogno. Sembra quasi, che tutti i viterbesi navighino nel lusso e tutti i nostri giovani vivano in questa città e nessuno di loro sia emigrato. C'è qualcosa che non torna e gli esperti affermano pure, che questo nella nostra zona, sia il miglior fango curativo d'Europa. Ce lo dicono gli altri e noi ascoltiamo e ci gonfiamo il petto, ma più di questo non riusciamo a fare.
Emanuela Dei