Si è iniziato con il caso della prof.ssa Dell’Aria, punita dal provveditore di Palermo Marco Anello per non aver censurato i suoi alunni quando in un loro lavoro hanno realizzato un paragone tra le leggi razziali e il decreto Salvini, si è continuato con la criminalizzazione dei docenti che sui social hanno manifestato la loro contrarietà ad ogni forma di azione razzista e xenofoba di questo governo, si sta continuando con la sindaca leghista di Monfalcone che ha avviato un censimento dei docenti politicizzati che osano criticare provvedimenti repressivi come il decreto sicurezza-bis.
Lo diciamo chiaramente: come lavoratori e docenti della scuola pubblica statale rivendichiamo il diritto di formare gli studenti al pensiero critico, di dibattere con loro sui provvedimenti legislativi, sugli eventi politici presenti e passati, di rispondere alle sollecitazioni degli studenti sulle questioni della vita pubblica, di esprimere non solo il nostro dissenso, garantito dalla Costituzione, su provvedimenti che ne ledano i principi fondamentali, che neghino i fondamentali diritti umani e sociali, che limitino la libertà di espressione, di pensiero di associazione e manifestazione, ma rivendichiamo anche il semplice diritto di criticare anche in classe il governo, i suoi ministri e le sue leggi. Ancor di più ci rifiutiamo di accettare supinamente provvedimenti di stampo razzista o idee di matrice fascista, proprio perché siamo fedeli a quella Costituzione che ha l'antifascismo come sua più profonda matrice.
I nostri studenti hanno il diritto di imparare a fare politica e a partecipare alla vita pubblica, per farlo devono poter discutere in aula di tutto, nel rispetto dei ruoli istituzionali, ma senza alcun timore di dire ciò che pensano e trovando in noi adulti pronti al confronto e alla riflessione. Una delle straordinarie ricchezze della scuola pubblica italiana è la possibilità di incontrare e confrontare tutte le opinioni, se non contrarie ai principi costituzionali (come sono invece il fascismo e il razzismo), e noi rivendichiamo il diritto e il dovere di educare i nostri studenti alla politica, come interesse, cura e partecipazione alla vita pubblica.
Il clima di odio che si sta tentando con ogni mezzo di instillare in questo paese e nelle menti e nei cuori dei giovani, quello sì contrario alla Costituzione nata dalla Resistenza, che individua nella diversità, nella rivendicazione sacrosanta di giustizia, equità e diritti un disvalore da colpire e punire, chiama con forza ogni docente a un atto di resistenza costante.
Per queste ragioni vi chiediamo di diffondere il più possibile questo breve scritto e di condividerlo: