La FEDERAZIONE REGIONALE DELLE RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE del Friuli Venezia Giulia, ha ritenuto quanto mai necessario partecipare questa iniziativa pubblica, per riuscire a confrontarsi, con i movimenti dei cittadini, con i comitati dei pendolari, con i rappresentanti No-TAV, con le associazioni degli utenti, con i lavoratori delle ferrovie e del trasporto su gomma, poiché RDB è convinta che tutti questi soggetti abbiano molte cose e molti interessi in comune e si ritiene che sia giunto il momento di parlarsi direttamente senza interessate mediazioni!
Tutti, sono infatti colpiti da una politica della mobilità, che punta a distruggere il ruolo sociale del trasporto pubblico, inteso come servizio essenziale per i lavoratori e per i cittadini, trasformandolo viceversa in un gigantesco affare per i costruttori di inutili e dannose "Grandi opere".
Le Rappresentanze Sindacali di Base, ritengono che: dei lavoratori senza sicurezza; dei cittadini ai quali viene negata l'aria e lo spazio per vivere e vengono costretti a viaggiare in condizioni disastrose - non siano rivali tra di loro, ma alleati naturali in una battaglia: contro l'appropriazione privata della ricchezza pubblica ; per rivendicare ed ottenere dei trasporti di qualità ; per ottenere delle condizioni di vita dignitose.
PREMESSA
La situazione è peggiore di quella, già tragica, che dipingono i risultati ufficiali. Chi si muove nelle strade delle nostre città è costretto a respirare un aerosol di polveri sottili, che superano quasi ogni giorno, e di molto, le soglie consentite dalla legge. Soglie già di per se frutto di compromessi, visto che non esistono limiti al di sotto dei quali siano assenti degli effetti negativi sulla salute, provatamente danneggiata dall'inquinamento dell'aria.
Continua costante, la presentazione degli studi e delle relazioni che lanciano preoccupanti allarmi mondiali sul clima e sul futuro stesso del pianeta. La colpa è dell'uomo, del suo modo sconsiderato di approfittare delle risorse della terra, della mancanza di rispetto per i suoi equilibri, del prevalere di interessi economici nelle decisioni della politica, sul piano mondiale e su quello locale. E cosa si fa per cambiare rotta? Quasi nulla.
Eppure uno dei primi doveri di chi ci governa, dalle amministrazioni locali in su, dovrebbe essere proprio la tutela della salute pubblica. Ma ormai siamo di fronte a una emergenza globale e l'inerzia esistente non è più tollerabile.
Qualsiasi provvedimento in grado di abbassare la concentrazione degli inquinanti, anche in misura minima, anche se in modo non risolutivo, non va disdegnato. Dunque, meglio il blocco anche di un solo giorno del traffico privato, piuttosto che niente; ben vengano targhe alterne e divieti di circolazione per i veicoli inquinanti, in attesa che si adottino degli interventi incisivi e strutturali.
La politica deve essere in grado di porsi ed imporsi al di sopra degli interessi di parte, privilegiando quelli dei cittadini. L’inquinamento atmosferico è solo uno dei problemi. Il disprezzo per il pianeta si manifesta in molte altre attività umane. Siamo giunti al punto che l'Unione europea ha proposto una direttiva per punire i crimini contro l'ambiente: chi provoca danno all'atmosfera, al suolo, alle acque, agli animali e alle piante rischierà la reclusione. Forse questo servirà a chiarire che chi non rispetta la terra, mette a repentaglio la vita di tutti.
Uno studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms-Apat) evidenzia che tra il 2002 e il 2004 si sono registrati più di 8 mila decessi nelle principali città italiane a causa degli effetti a lungo termine dell’ inquinamento ed in particolare delle polveri sottili, uno degli inquinanti dell'aria più temuto. Al costo di vite umane va aggiunto anche quello di migliaia di ricoveri ospedalieri, che gravano sul sistema sanitario italiano.
§ I RISCHI DEL TRAFFICO L’impatto degli inquinanti atmosferici sulla salute è notevole. Due studi rivelano che gli italiani sono più a rischio di altri cittadini europei: da noi è maggiore il numero di ricoveri e di decessi imputabili alle polveri fini.
I rischi sanitari legati al particolato PM 10, rendono necessari interventi urgenti a salvaguardia della salute pubblica.
L’allarme per la salute dei cittadini è elevato: lo smog colpisce tutti e ovunque. In città non c’è mai tregua, nemmeno nelle zone pedonali le polveri sottili diminuiscono. Solo quando si va al chiuso, magari in un negozio, i valori di inquinamento scendono, ma anche qui mai al di sotto della soglia critica. L’aria in città, in definitiva, non è quasi mai accettabile.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che anche ridurre di poco le concentrazioni di polveri abbatte il numero di ricoveri e malattie collegati allo smog. E’ il caso dello studio “MISA “ ove viene rilevato che gli inquinanti atmosferici hanno effetti anche a breve termine sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri. Se le concentrazioni di PM10 crescono anche solo di 10 microgrammi aumenta soprattutto il rischio di ricoveri e di mortalità per crisi respiratorie.
È quindi necessaria un’azione immediata per ridurre i rischi dell’inquinamento: il rispetto della Legislazione comunitaria garantirebbe una sostanziale riduzione degli effetti negativi sulla salute. Le restrizioni al traffico privato e un massiccio incremento del servizio di trasporto pubblico, avrebbero anche positivi effetti collaterali, ridurrebbero ad esempio i danni provocati dagli incidenti stradali, dall’esposizione al rumore, dall’inattività fisica. Tutte conseguenze del cattivo stile di vita metropolitano.
ANALISI
§ LA PRIVATIZZAZIONE NAZIONALE DEL T.P.L. SU GOMMA E SU ROTAIA: L’odierna situazione di difficoltà e criticità del settore dei trasporti pubblici è riconducibile a due ordini di motivazioni diverse, che impediscono oggettivamente lo sviluppo di un efficace sistema di trasporto pubblico nel Paese.
La prima motivazione, riguarda la pretesa di sottoporre alle regole del mercato un settore ad alto contenuto sociale come il trasporto pubblico locale, che in quanto tale determina il costo politico del biglietto. Nel settore si applica, appunto, il c.d. “costo politico” del biglietto con la conseguenza che le aziende del TPL necessitano di sovvenzioni da parte degli enti pubblici per coprire la parte più consistente dei costi, altrimenti – secondo il parere delle aziende - i costo reale sostenuto per dare il servizio pubblico dovrebbe essere molto più alto, in quanto sottoposto a precisi obblighi legati agli orari, alla quantità del servizio da fornire, alle tariffe da applicare.
La seconda motivazione, evidenzia che il trasporto pubblico non risponde ancora alle reali esigenze di mobilità dei cittadini e alle loro giuste aspettative. Indubbiamente lo sviluppo del nostro Paese è cresciuto intorno all’uso dell’automobile, siamo il paese con più macchine pro-capite e con meno mezzi di trasporto pubblico. Questo perché in questi anni gli investimenti infrastrutturali sono stati risibili, le politiche sulla mobilità hanno visto l’assenza di scelte e risorse a sostegno e sviluppo del trasporto collettivo. Questa situazione di carenza strutturale e progettuale, negli ultimi 10 anni, è stata accompagnata da una riduzione delle risorse destinate a questo settore, mentre le percorrenze chilometriche – soprattutto del trasporto regionale su gomma - sono rimaste invariate ed il numero degli utenti si è fortemente ridotto, anche a seguito della scarsa velocità commerciale dei mezzi.
Questa situazione rischia di precipitare irrimediabilmente di fronte alla prospettiva di voler, introdurre ed imporre a tutti i costi nel settore, quello che viene definito “il libero mercato”, in quanto con questa scelta intendono e pretendendo di spendere di meno per il TPL, senza peraltro mettere mano alla programmazione ed al miglioramento dei servizi.
Questo Paese si dimostra incapace di soddisfare la richiesta di mobilità dei cittadini che si vedono costretti all’uso indiscriminato dell’auto. E’ un Paese privo di un sistema adeguato di trasporto pubblico, un Paese che paga pesantemente l’inadeguatezza del trasporto pubblico locale, la scarsa e cattiva pianificazione del territorio e l’incidentalità stradale, la sempre più scadente qualità dell’ambiente urbano, l’insufficiente qualità e quantità dei servizi per la mobilità dei diversamente abili e delle categorie sociali meno protette, come i pensionati, gli studenti e gli stessi pendolari.
La risposta delle diverse compagini Governative nazionali, che si sono susseguite alla guida del Paese, hanno purtroppo sempre avvallato “…l’apertura alla libera concorrenza di di mercato, “ di molti servizi a rete, che fino agli anni 90, ancora venivano considerate come parte integrante dello Stato sociale.”
Oggi l’attuale Governo ripropone - non solo nel trasporto pubblico, ma anche nella maggior parte dei servizi a rete - dei processi di privatizzazione / liberalizzazione che dovrebbero riuscire a creare un nuovo sviluppo economico. In effetti si assiste invece ad una corsa alla mercificazione totale di beni e servizi essenziali, che può portare al solo risultato di far guadagnare immensi profitti ai privati, sottraendoli alla collettività, e negandoli a chi non può permettersi di pagarli.
Il Sindacalismo di Base ritiene invece che: i progetti governativi che prevedono“…la razionale gestione del servizio, la riduzione dei relativi oneri pubblici, l’aumento del fatturato del settore, i maggiori introiti per le finanze pubbliche…” si renderanno possibili solo attraverso la precarizzazione ed il peggioramento delle condizioni di lavoro, riducendo i diritti e il salario dei lavoratori, aumentando le tariffe all’utenza e peggiorando il servizio di trasporto pubblico, anche dal punto di vista della sicurezza dei mezzi e della rete.
L’impatto di queste scelte Governative sulle popolazioni, in termini di costi, fruibilità e qualità generale dei servizi, apre scenari inquietanti rispetto ai quali è urgente definire un adeguato intervento territoriale, a partire dalla difesa del carattere sociale dei servizi pubblici locali. Scenari ancora peggiori si prospettano rispetto alle ripercussioni sui lavoratori costretti a fare i conti con condizioni normative e salariali inevitabilmente peggiori, al solo fine di soddisfare la necessità delle imprese appaltatrici che tendono ad essere competitive, attraverso piani di ristrutturazione che prevedono spezzatini e frantumazioni delle attuali aziende pubbliche locali, con pesanti ricadute in termini di precarietà, mobilità, licenziamenti, magari preceduti da cessioni di rami d’azienda.
Queste deleterie strategie imprenditoriali sono già state – fortunatamente - oggetto di valutazione da parte dell’Autorità garante della concorrenza – Antitrust – che anche di recente ha denunciato e sanzionato pesantemente, l’esistenza di una fitta rete di accordi trasversali tra le Aziende t.p.l., raggiunti proprio con l’intento di alterare il meccanismo dell’aggiudicazione delle gare d’appalto e per spartirsi in anticipo i proventi del mercato.
LA PRIVATIZZAZIONE DEL T.P.L. SU GOMMA E SU ROTAIA NEL FRIULI VENEZIA GIULIA, si sta sviluppando con due progetti ben precisi: il primo prevede l’avvio nei prossimi due anni, delle procedure di gara europea, per giungere all’affidamento del servizio ad un GESTORE UNICO che prevedibilmente si occuperà del trasporto su gomma su ferro e via mare; il secondo prevede invece l’attivazione dell’alta velocità ferroviaria sul Corridoio 5.
La Regione, sembra non considerare i rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori, scaricando su di essi tutti i costi conseguenti alle manovre di esternalizzazione e liberalizzazione del servizio, nonché quelli relativi ai costi ” sociali “ conseguenti alla creazione del Corridoio 5.
T.A.V. – CORRIDOIO 5: Prosciugamento delle risorse idriche, depauperamento delle zone faunistiche, smembramento dei paesi e del territorio, perdita della tranquillità della vita, sono solo alcune delle motivazioni di contrarietà al progetto del Corridoio 5, espresse dai Comitati dei cittadini e persino dagli stessi Amministratori locali, che hanno denunciato un vero e proprio patto consociativo trasversale tra gli Amministratori politici di destra e di sinistra, al fine di ottenere la creazione dell’opera. Si condivide quindi oggi più che mai l’opportunità di attivarsi, per la difesa dell'ambiente e per un modello di sviluppo compatibile con le esigenze della popolazione, nonché per ottenere un trasporto pubblico realmente adeguato alle necessità dei cittadini e dei lavoratori e dei pendolari e per contrastare le grandi opere nocive e costose per la collettività.
Oggi i collegamenti dei treni Frecciabianca e Frecciargento con le città del Friuli Venezia Giulia, sono garantiti grazie all’intervento economico della Regione, in quanto l’attuale AD del Gruppo FS S.p.A. Mauro Moretti ha più volte ribadito che tutte le linee di trasporto che non riescono a coprire i costi del servizio, attraverso gli introiti dei tariffazione, non sono di interesse per Trenitalia. Questo a causa del limitato bacino d’utenza che si registra nella Regione FVG.
Se ne deduce che il corridoio dell’ alta velocità e dell’ alta capacità in FVG, rappresenterebbe solamente il transito di passeggeri e merci, verso altre destinazioni. Questo non porterebbe quindi alcun valore aggiunto per le località attraversate dal corridoio, ma solamente un pesante onere ambientale e paesaggistico.
Va inoltre sottolineato che gli investimenti previsti per la realizzazione di questa “grande opera “, assumerebbero anche un valore discriminatorio nei confronti del trasporto dei viaggiatori pendolari, che come sappiamo, nel 48,5% si avvale dei treni regionali, e nei confronti del quale, Trenitalia offre una velocità commerciale (media) di appena 75 km/h!
I treni ad alta velocità trasportano invece solo il 20,4% dei viaggiatori totali ed e’ quindi facile dedurre che gli ingenti investimenti economici previsti – dalle Istituzioni - per la realizzazioni della TAV, saranno utilizzati solo da un viaggiatore ogni 5. A tal proposito, si deve considerare che il costo medio dell’ alta velocità nella tratta Torino Milano, già si aggira sui 60 milioni di € al chilometro.
Nei confronti dei viaggiatori pendolari, verrebbero così sottratti degli investimenti economici che viceversa si sarebbero potuti impiegare per migliorare l’efficienza delle strutture ferroviarie già esistenti: eliminando ad esempio i c. d. “colli di bottiglia” esistenti sulle attuali linee, o magari dislocando i binari in nuove sedi e realizzando nuove curvature, in modo da aumentare la velocità media e ridurre il tempo di percorrenza tra una località e l’altra.
IL GESTORE UNICO REGIONALE PER GOMMA, ROTAIA E VIA MARE: così come in altre Regioni italiane, anche nel F.V.G. sono iniziate le procedure per una nuova fase di privatizzazione, che succede a quella già iniziata nel 2001 e che oggi come allora, comporterà inevitabilmente un ulteriore riduzione dei posti di lavoro, un aumento delle prestazioni lavorative, un peggioramento delle condizioni di lavoro ed un deterioramento complessivo della qualità del servizio con nuovi aumenti tariffari per l'utenza, così come peraltro è avvenuto anche nella maggior parte delle aziende italiane che sono state interessate dalle privatizzazioni.
Tutto ciò ha già consentito dei notevolissimi risparmi sul bilancio della Regione - che con la privatizzazione delle 10 aziende di TPL locali - ha potuto risparmiare a partire dal 2001, circa 4 milioni di euro all’anno, rispetto al periodo precedente alla privatizzazione. I grandi sacrifici sopportati da un lato dai lavoratori e dall’altro dall’utenza, nei primi sei anni di privatizzazione, hanno consentito alle 4 aziende che sono risultate assegnatarie del servizio nelle rispettive Province, di eccedere nel confronto nazionale, raggiungendo il primo posto in Italia in quanto a parametri di efficienza e redditività, ottenendo un margine industriale del 26%, contro una media nazionale del 6,8% ( più 380 % ), un costo operativo per chilometro pari a 2,20 €/km contro una media nazionale di 3,15 €/km ( meno 30 % ) Si deve inoltre rimarcare che tutto ciò è avvenuto nonostante la Regione F.V.G. abbia continuato ad erogare un livello molto basso di contributi economici alle aziende, pari al 1,85 €/km contro una media nazionale del 2,22 €/km ( meno 16 %).
Pur considerando positivamente il progetto Regionale che prevede una maggiore integrazione del traffico dei passeggeri e delle merci tra i vettori ferro e gomma ed un incremento dei traffici marittimi, con un conseguente trasferimento di notevoli quote di traffico dalla gomma al ferro - rimane comunque alto i rischio che nonostante tali lodevoli propositi - per riuscire ad ottenere un consistente utile di bilancio - la nuova compagine imprenditoriale che riuscirà ad aggiudicarsi l’appalto decennale del trasporto pubblico in F.V.G., dovrà necessariamente provvedere: ad una consistente nella riduzione degli stipendi degli addetti, ad un aumento delle prestazioni lavorative ed anche ad una riduzione degli organici delle aziende. Il costo del personale rappresenta infatti, esattamente i due terzi del costo operativo delle aziende di trasporto regionali, che già prima del 2000 avevano tagliato gli organici del 20 %, proprio per essere in condizioni di vantaggio rispetto agli altri competitori nazionali e internazionali che si sarebbero presentati alla gara europea del 2001.
In tale ottica dunque, questo nuovo progetto di privatizzazione col gestore unico, non può quindi – così come è stato presentato - considerarsi utile ne agli interessi dei lavoratori dei trasporti, ma nemmeno agli interessi dell’utenza e dei cittadini - che a fronte dell’ulteriore sfruttamento di questi lavoratori - non potranno che ricevere un servizio di bassa qualità ed una sempre minore sicurezza manutentiva dei mezzi pubblici. Con tutta probabilità tutto ciò contribuirà a determinare sempre di più, l’allontanamento dell’utenza dall’utilizzo del mezzo pubblico.
Un altro aspetto degno di interesse – all’interno del progetto del gestore unico - riguarda l’aumento delle tariffe. Il progetto prevede infatti un’ulteriore aumento, in quanto queste risultano inferiori del 36 % rispetto alla media nazionale. Il settore del trasporto pubblico è sempre stato infatti uno dei più “ caldi “ sul fronte dei prezzi, in molte città italiane è lievitato negli ultimi 5 anni, di circa il 30%. Nel Friuli Venezia Giulia dopo la prima fase di privatizzazione partita nel 2001, gli aumenti sono stati comunque considerevoli ed infatti, solo negli ultimi tre anni hanno registrato un dato complessivo di aumento del 14 %. Molto al di sopra quindi dell’ inflazione reale che nel medesimo periodo si è attestata su un valore complessivo del 5,7 % ( indice FOI ). Tutto ciò ha consentito comunque alle 4 aziende di trasporto di introitare ulteriori corrispettivi economici, a favore dei propri bilanci e dei propri azionisti che al termine della gestione annuale, hanno potuto così beneficiare di ulteriori cospicui utili ( es. 800.000 € per la Trieste Trasporti nella gestione 2005 , 920.000 nel 2006).
Anche le persone diversamente abili continuano ad essere penalizzate dall’attuale sistema di trasporto pubblico regionale ed il progetto del gestore unico, non affronta adeguatamente tale argomento, nonostante lo specifico Piano regionale per la mobilità e i cospicui finanziamenti già messi precedentemente a disposizione dall’Ente regionale, per favorire la mobilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ad oggi si riscontra purtroppo che molte città non si sono ancora attrezzate adeguatamente, ne tantomeno le aziende di trasporto cittadine, si sono adoperate realmente per favorire tale categoria di persone. Sulla maggior parte dei mezzi, non sono montati gli avvisatori acustici, le pedane estraibili per le carrozzelle non ci sono o non funzionano, le linee sono solo parzialmente accessibili, le fermate sono impraticabili a causa della sosta selvaggia, gli ausiliari al traffico delle aziende non vengono utilizzati, mancano gli orari sulle paline delle fermate che molto spesso non sono attrezzate, non esistono servizi dedicati a chiamata diretta.
Anche nelle città del F.V.G. quindi, viene violato il diritto di universalità, che deve garantire a tutti i cittadini-utenti, l’accesso e la fruibilità dei servizi essenziali.
Altrettanto accade anche nel trasporto ferroviario ove permangono ancora numerose barriere architettoniche, nonostante gli interventi effettuati negli ultimi anni. Solamente i treni di ultima generazione - Vivalto e Minuetto - dispongono infatti di pedane per l’accesso di persone munite di sedia a rotelle e sono ancora molte purtoppo le stazioni e le fermate che non dispongono di rampe di accesso per raggiungere i binari.
Risulta invece indispensabile ottenere che le amministrazioni pubbliche e le stesse aziende, si attivino per poter mettere il cittadino diversamente disabile in condizione di poter godere della massima libertà; i servizi devono poter essere liberamente utilizzati da tutti i cittadini, siano essi disabili, anziani o bambini.
la posizione di RDB – CUB:
Il Sindacato di base è sempre stato favorevole sia a livello nazionale che a livello locale, ad un’ integrazione tra i vettori ed al trasferimento del traffico sia passeggeri che merci, dalla gomma al ferro, anche con l’obiettivo di contribuire a risolvere i gravissimi problemi della salute pubblica, legati all’inquinamento atmosferico;
RDB SI E’ SEMPRE SCHIERATA PER LA DIFESA DEL CARATTERE SOCIALE DEI SERVIZI PUBBLICI ED HA SEMPRE CONTRASTATO IL PROCESSO DI PRIVATIZZAZIONE DEL T.P.L. voluto dai Governi di Centro sinistra e di Centro destra e dalle rispettive Amministrazioni locali ( Regione Comune ), poiché tutto ciò ha prodotto anche in Italia: una riduzione complessiva della sicurezza, un aumento delle tariffe per l'utenza, un aumento del carico di lavoro per i dipendenti, una diminuzione generalizzata del numero degli occupati e una conseguente riduzione della qualità e della quantità del servizio previsto dai contratti di servizio.
In Italia, RDB HA SEMPRE CONTESTATO ALL'IMPRENDITORIA PRIVATA ( E PUBBLICA ), LA VOLONTÀ DI VOLER COMUNQUE TRARRE PROFITTO dalla gestione di un servizio di rilevante importanza sociale, quale è quello del t.p.l., utilizzando degli strumenti che per i lavoratori hanno comportato inevitabilmente l'aumento dell'orario di lavoro, la cancellazione della contrattazione aziendale e delle nuove assunzioni con paghe più basse. Ciò è avvenuto proprio perché il costo del lavoro pesa in modo rilevante sui bilanci delle aziende, nella misura del 70 % e ciò obbliga gli amministratori che intendono fare utili, a tagliare gli organici e ad aumentare i carichi di lavoro del personale di guida e manutentivo.
A tal proposito , un’evidente dimostrazione si è avuta negli ultimi anni anche nella nostra Regione ove si sono registrate delle situazioni clamorose che hanno evidenziato una dissennata evoluzione dei piani industriali delle società di trasporto, che per poter contenere le spese e aumentare gli utili di bilancio, hanno ridotto la sicurezza del servizio e le tutele sanitarie dei dipendenti, determinando così un progressivo decadimento della qualità e quantità del servizio. In alcuni casi ciò è verificato con situazioni eclatanti ed emblematiche che soprattutto nella Provincia di Trieste, hanno rappresentato delle vere e proprie violazioni al contratto di servizio , ai diritti contrattuali dei dipendenti e agli standard di sicurezza per gli utenti che usano i mezzi pubblici.
Gli Amministratori pubblici DEVONO ESSERE RICHIAMATI a fare di più, sulle loro spalle pesa la grande responsabilità della salute pubblica messa quotidianamente a rischio. Il primo passo necessario è dunque un consistente investimento nel trasporto pubblico, come alternativa valida all’uso dell’auto privata e al contenimento degli agenti inquinanti.
Per le Rappresentanze Sindacali di Base, risulta pertanto urgente favorire un forte coinvolgimento di tutta la società civile e dei lavoratori, perchè siano garantite delle certezze in merito alla universalità dei servizi e una loro equa e trasparente gestione in quanto la mobilità, oggi, è un diritto negato e la privatizzazione, processo di liberalizzazione fondato sulla concorrenza per il mercato del trasporto pubblico, non è certo il modo alternativo, partecipato e solidale per far funzionare autobus, tram e treni e traghetti.
Risultano viceversa necessari degli interventi strutturali per risolvere i tanti problemi creati dal traffico, per rendere meno impossibile la vita delle persone che si spostano, a partire dal rilancio dei trasporti pubblici, dalla sostituzione del parco bus inquinante, dall’integrazione delle reti di trasporto tra periferie e centro città, dalla creazione di percorsi pedonali e ciclabili. Occorre promuovere cambiamenti nella mentalità e nelle abitudini dei cittadini e incentivare comportamenti più virtuosi rendendo, ad esempio, detraibili i costi di abbonamenti a treni, bus e metrò, per tutti gli spostamenti di lavoro e di studio.
PER FAVORIRE DUNQUE LA REALE TUTELA DELL’AMBIENTE - DELLA SALUTE - DEI CITTADINI - DEI LAVORATORI E DEL RUOLO SOCIALE DEL TRASPORTO PUBBLICO, si considera oggi più che mai necessario, aprire un serrato e costruttivo dibattito con tutti i soggetti interessati, al fine di poter formulare delle concrete proposte unitarie, con le quali iniziare ad avviare un confronto con tutte le Istituzioni del Territorio regionale.