Il Piano di Governo del Territorio (PGT) presentato dalla Moratti e in discussione in Consiglio Comunale, rappresenta un problema per il destino futuro di Milano, dei territori limitrofi, per i bisogni e i diritti dei suoi abitanti. Il PGT rinuncia a un governo politico della città; deregolamentazione, perequazione, assenza di vincoli, densificazione, sussidiarietà sono i termini roboanti che tradotti portano al collasso del territorio, al passaggio dalla città spazio pubblico a luogo a misura delle elite e del profitto. Il Pubblico si ritira e demanda alla negoziazione con i privati le decisioni sulle destinazioni d’uso dei territori, sulla base delle proprie convenienze e non in una logica di pianificazione. I Servizi Pubblici diventano Servizi di Utilità Pubblica, ma gestiti dal privato sociale in regime di convenzione o concessione a pagamento. Il PGT sancisce la fine della funzione dell’Ente Pubblico come regolatore generale in nome del bene comune e dell’interesse collettivo. Beni, servizi, relazioni spariscono dal progetto di città se non nella misura in cui sono mercificabili e scambiabili; i diritti volumetrici determineranno lo sviluppo urbanistico; i servizi si precarizzano nel regime di sussidiarietà orizzontale.
Il PGT crea così il contesto per la più grande ristrutturazione urbanistica, sociale ed economica del territorio milanese dal dopoguerra in poi e usa una maschera, Expo, dietro cui nascondere in realtà il perpetuarsi di un sistema di potere trasversale tutto centrato sulla rendita finanziaria e la speculazione immobiliare. Altro che eccellenze e innovazione. In questo quadro Expo 2015 è al contempo scadenza, motore e logo ideale della Milano città vetrina che il PGT disegna. Senza Expo il PGT resta una scatola vuota; soprattutto, Expo serve a muovere le uniche risorse certe che, nel mezzo della grande crisi del modello capitalista, ci sono: soldi pubblici, beni da privatizzare, servizi da tagliare. Non solo, ma la scadenza di Expo accelera e da forza a processi e fenomeni già in atto a partire dal necessario disciplinamento della città in prospettiva del grande evento. In questo il PGT è ideale fonte di teoria che trova poi negli sgomberi di case, centri sociali, scuole civiche, campi rom e nel conseguente controllo sociale del territorio le applicazioni pratiche, che servono a eliminare possibili punti di conflitto e vertenza.
La logica è uguale anche nei comuni della grande metro regione Milano, da Rho a Monza, ovunque cementificazione di città già congestionate, nessuna previsione di edilizia pubblica, centri commerciali, multisale e alberghi nelle zone produttive incentivando la speculazione al posto del lavoro. Manca l’investimento sullo spazio pubblico, sulla mobilità sostenibile, non si pensa la città a misura dei bambini, non si parla mai di stranieri e migranti. Si ipotizzano linee metropolitane senza soldi e poi si scopre che i soldi vengono drenati per le grandi arterie autostradali e tangenziali, le statali storiche potenziate e, al colmo del delirio, la realizzazione del tunnel stradale Linate-Rho.
Il PGT fissa il criterio della temporaneità dei servizi, elimina cioè la logica del servizio come prodotto finito che va incontro a bisogni sociali complessi. Fissare la temporaneità dei servizi significa flessibilizzare la gestione territoriale dei servizi e renderli più precari. Non solo, temporaneità dei servizi vuol dire anche temporaneità degli usi di aree e edifici, perciò ancora una volta sarà il mercato e la speculazione immobiliare a dettare tempi e regole. Se poi pensiamo alla vaghezza del termine Servizio di Pubblica Utilità, e facile ipotizzare che, per esempio, l’uso temporaneo dell’area Expo possa diventare dopo area residenziale con centri commerciali e alberghi.
Per questo crediamo che la lotta al PGT debba uscire dalle stanze del Comune; debba diventare occasione per aprire una nuova stagione di vertenze e conflitto nella metro-regione Milano e di elaborazione di sapere e partecipazione diffusa. Innanzi tutto per salvare territori, beni comuni, diritti e salute e perché fermare il PGT e il suo motore finanziario (Expo) sono le uniche condizioni per pensare a un altro modello di città e di welfare metropolitano. Ma, soprattutto, perché solo la mobilitazione della città può fermare il sacrificio totale di Milano e dei suoi abitanti alla speculazione edilizia e alla rendita finanziaria.
Con questo spirito aderiamo e parteciperemo sabato 16 gennaio al corteo per la casa e gli spazi sociali in zona S. Siro.
Comitato no expo – 14 gennaio 2010
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