In fondo al Fondo …… stiamo ai fatti
In questi giorni è partito il valzer del Fondo. L’impressione che si ha è quella che i ferrovieri, almeno quelli che ritengono essere coinvolti, abbiano iniziato a ballare senza capirci granché.
Vediamo se riusciamo a fare chiarezza.
Il 2015 il Governo ha approvato le modifiche al “Fondo per il perseguimento di politiche attive di sostegno al reddito e dell’occupazione per il personale della Società Ferrovie dello Stato SpA”, adeguandolo allo scenario scaturito dopo la “Legge Fornero”. Il Fondo approvato dal Governo, però, non prevede il “ricambio generazionale”.
Il 28 giugno, visto che la “Legge Fornero” sta trasformando tutte le qualifiche dell’esercizio ferroviario in un gerontocomio, il Gruppo FS lanciò a CGIL&Co l’idea del “ricambio generazionale”. CGIL&Co, annusando odore di assunzioni a go go (con tutto ciò che questo significa), accettarono di buon grado quanto suggerito dal padrone e firmarono il nuovo accordo che andava a modificare le norme relative al “Fondo per il perseguimento di politiche…per il personale della Società Ferrovie dello Stato SpA”. La modifica attuata si concentrava, essenzialmente, verso il ricambio generazionale. Restavano, comunque, due problemi: 1) quello di far re-approvare dal Governo le modifiche appena concordate; 2) quello di trovare i soldi con cui coprire la gli esodi atti al “ricambio generazionale”. Le soluzioni previste furono 1) quella di aprire un nuovo iter per l’approvazione delle modifiche al Governo, che ad oggi non è ancora chiuso; 2) di finanziare le uscite con 130.000.000€ (95% del totale dei soldi già accantonati nella cassa del Fondo e mai utilizzati). Gli appositi accordi, firmati diligentemente il 28 giugno 2016 da CGIL&CO, ci dicono che l’esodo anticipato riguardava 420 ferrovieri, a cui mancavano 2 anni alla pensione e che, a copertura dei posti resi scoperti dall’esodo, si assumevano 360 giovani (si badi: 420 uscite e 360 ingressi). Il 28 giugno 2016 si decise anche che 80 assunzioni, di quelle 360, sarebbero state tra i “laureati e diplomati in attività specialistiche”. Posto che per essere assunto come macchinista o capostazione non sembra necessario avere una laurea, siamo autorizzati a pensare che le 80 assunzioni fossero necessarie per coprire posizioni di staff o simili. Ciò non sembrerebbe una genialata, specie per chi, dopo oltre 60 anni di vita, si rompe la schiena su e giù per i treni o per i marciapiedi delle stazioni.
Comunque, di quelle assunzioni e di quegli esodi non si è mai saputo niente fino a ieri.
Venendo ad oggi: il Governo non ha ancora approvato il nuovo fondo e non è per niente chiaro come saranno realizzati i 420 esodi già concordati. Si dice anche che l’impresa chiede di esodare 1000 ferrovieri (compresi i 420 del 2016?), però non si dice con quali criteri e quali soldi. Ad esempio: rientreranno nella platea di questi 1000 pre-pensionati/esodati anche i ferrovieri in servizio all’esercizio (stazioni e treni)? Sarà la solita storia di inidonei, uffici e staff? É la cambiale che CGIL&Co devono riscuotere dopo l’affare Firma CCNL/Mercitalia? L’impressione è quella di un grande bluff utile solo a dare protagonismo a chi, tra i manager aziendali o i sindacalisti, è in crisi di consenso.
Annunciare come: “operazione del secolo”, un piano che prevede, se tutto va bene, il movimento del 1% dei ferrovieri, tra esodi ed assunzioni, e chiamare tutto ciò “ricambio generazionale” è ridicolo. Per non parlare della pantomima sulle assunzioni: le carenze maggiori sono all’esercizio ma, in percentuale, i numeri più cospicui di vanno agli staff. Il dubbio è che tutto ciò serva a sistemare qua e là qualche parente o amico.
USB, anche su questo, vigilerà come sempre ha fatto e si prepara alla lotta. I ferrovieri hanno l’obbligo di difendere, per se e per le future generazioni, il sacrosanto diritto di lavorare per vivere, e non di vivere per lavorare.
p. USB Lavoro Privato Puglia - Giuseppe LORUSSO