Il tavolo ministeriale di mercoledì ha gettato il panico, fra chi nelle organizzazioni sindacali, non USB, ha accettato le fuoriuscite volontarie e la chiusura dei contratti di somministrazione.
In una riunione surreale e a tratti drammatica l’azienda ha dichiarato ufficialmente davanti ai funzionari del ministero che non è in grado di garantire in alcun modo né di impegnarsi sui livelli occupazionali nell’immediato futuro.
Altro che uscite volontarie. Nei fatti oggi si è riavvolto il nastro della trattativa, con l’azienda che davanti un ministero attonito non riesce a dar conto delle prospettive, non riesce a far combaciare la dichiarazione di esubero con gli ammortizzatori utilizzati fino ad ora.
In pratica, la fabbrica sta lavorando quasi a pieno regime, ma l’azienda continua a ribadire in modo categorico e sprezzante la sua intenzione di chiudere i contratti di lavoro in somministrazione, nonostante l’ampio numero di fuoriuscite volontarie già ottenute.
Per USB è evidente come questo gioco delle tre carte abbia favorito le intenzioni aziendali, sfavorendo i soggetti più deboli. Ora tocca ai lavoratori in somministrazione, ma sul futuro di tutti gli altri non ci sono garanzie.
Davanti all’impossibilità di garantire prospettive future, abbiamo richiesto all’azienda di fare un passo indietro.
Serve costruire un percorso col ministero, sostenuto da Invitalia, che fissi con chiarezza il perimetro industriale in cui vuole muoversi l’azienda, definendo i numeri dell’occupazione complessiva.
Fin a quel momento si deve continuare a garantire attraverso gli ammortizzatori sociali l’attuale occupazione, prendendo atto delle uscite volontarie.
Non è accettabile che in un quadro così incerto, senza prospettive sullo stabilimento, si concordino fuoriuscite col rischio che a queste ne seguiranno delle altre.
Nell’imbarazzo generale il ministero è stato costretto a riaggiornare con urgenza il tavolo prima della scadenza dei contratti di lavoro dei somministrati. Al 27 ottobre.
USB Federazione di Trieste