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Formazione SAF

FORMAZIONE SETTORE SAF, CRITICITÀ

Nazionale,

 

Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Vice Capo Dipartimento Vicario

ing. Carlo DALL’OPPIO

 

Alla Direzione Centrale per l’Emergenza e il soccorso tecnico dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

ing. Marco GHIMENTI

 

Alla Direzione Centrale per la Formazione dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

ing. Domenico DE BARTOLOMEO

 

 

Oggetto: Formazione settore SAF, criticità.

 

Con la presente USB torna a scrivere sulle problematiche della formazione SAF, a quasi un anno di distanza dall’ultima nota, possiamo confermare molte delle criticità che avevamo previsto, chiediamo un intervento urgente da parte dell’amministrazione per affrontare le numerose problematiche della riforma SAF, il rischio altrimenti è il fallimento di tutto il progetto.

Il livello SAF Basico è un livello troppo elevato per essere diffuso a tutto il personale del Corpo Nazionale, se vogliamo che al grado di specializzazione degli operatori corrisponda il grado di addestramento, dobbiamo evitare che si verifichi quanto scritto nello stesso manuale SAF Basico:

Effettuare le manovre di SAF Basico senza un’adeguata attività di mantenimento comporta un innalzamento del livello di rischio tale da costituire un grave pericolo per l’incolumità dell’operatore e delle persone destinatarie dell’azione di soccorso.”  Dobbiamo partire da qui.

Riteniamo giusto che l’amministrazione si preoccupi di aumentare la sicurezza dei lavoratori, di tutti, compresa la componente volontaria, anche per adeguarsi alle normative vigenti, quindi com l’esigenza di una riforma del sistema formativo SAF è necessaria.

USB non è contraria, sia chiaro, ad un incremento della professionalità e della sicurezza, ma mettiamo in guardia l’amministrazione dal paradosso: più formazione, meno sicurezza. La nostra preoccupazione, che dovrebbe essere condivisa dall’amministrazione, è quella di riuscire a mantenere in regola gli addestramenti considerando il numero sempre crescente di SAF. Temiamo che il sistema non sarà sostenibile, considerando che con i numeri attuali è in crisi per le varie note difficoltà che si riscontrano nei comandi, vedi le scarse risorse, i pochi formatori e gli organici all’osso. I mantenimenti minimi previsti per il SAF Basico sono di 12 ore in ambiente, non sovrapponibili all’attività di soccorso ordinario e 12 ore in orario ordinario, possibilmente in ambiente esterno, si parla di un minimo, perché per mantenere un livello buono di SAF Basico ci vorrebbe almeno il doppio delle ore previste, così era per l’1B. Abbiamo testimonianza di molti ex-1B e 2A che hanno ricevuto un aggiornamento di tre giornate, a distanza di un anno, stentano a ricordare le nuove attrezzature e le manovre previste, a dimostrazione della complessità del pacchetto e della necessità di retraining più frequenti.  

Possiamo fare il paragone con altri mantenimenti obbligatori, prendiamo il più diffuso, quello del TPSS, facendo una breve indagine tra i comandi scopriamo quanti vigili del fuoco hanno il mantenimento scaduto, anche l’80% in alcuni casi e da più anni, ed ci si riferisce ad un mantenimento da 16 ore in sede, figuriamoci 24 ore (come minimo) da fare in ambiente.

Dobbiamo trovare una soluzione percorribile, pensare in modo pragmatico, garantendo l’adeguata formazione in tempi ragionevoli a tutto il personale, strutturando un sistema di mantenimenti coerente al fine di garantire le capacità operative e di sicurezza.

Non facciamo accademia, ma ci poniamo problemi concreti che i lavoratori oggi vivono sulla loro pelle. Chiediamo che si riveda la circolare e il pacchetto formativo, si cambi la prospettiva e si faccia un bagno di umiltà, di realismo, non è un peccato ammettere che un progetto non funziona e rivederne lo sviluppo, anzi è quello che facciamo nel soccorso quotidianamente, azione e revisione.

Abbiamo scritto più volte all’amministrazione su questo tema, ci siamo appellati al buon senso, ci è anche arrivata la risposta, circa un anno fa (DCFORM 0040486.U.15-11-2022): è opportuna una “serena e oggettiva valutazione” dopo “un congruo periodo dalla sua piena attuazione”, riferendosi alla circolare SAF. Non sappiamo quale sia il congruo periodo, ma possiamo dire che non ci sentiamo molto sereni, la valutazione poi è oggettiva e oggettivamente dobbiamo intervenire prima che qualcuno si faccia male o prima che il progetto entri in crisi. Il progetto come concepito e applicato è irrealizzabile, lo dimostra la risposta che sta’ arrivando dai territori.

Non mettiamo in discussione la parte tecnica del manuale e le relative attrezzature, ne le manovre, ma abbiamo dubbi forti sulle competenze previste per il livello base e avanzato.

Questa riforma del settore rischia di fallire se pone come obbiettivo quello di diffondere il verbo a tutti creando un Corpo Nazionale SAF, ma può invece rilanciare la professionalità di tutti se cambia l’impostazione, mettendo al centro chi deve fare la manovra SAF, esaltando solo una parte della componente dei vigili del fuoco che esiste già. Al centro del sistema mettiamo il preposto all’intervento SAF, gli ex 2A, al resto del personale impartiamo un pacchetto che preveda l’abilitazione alla movimentazione autonoma su corda, l’autoassicurazione e il lavoro in sospensione su fune, agli allievi faremo una formazione 1A rafforzato ovvero quello che era l’1A con l’aggiunta delle manovre sopra esposte, così da avere omogeneità nelle partenze e avere un buon livello di sicurezza per i lavori in quota.

Oggi il corso SAF Basico, ha un livello addirittura superiore al vecchio livello 1B, basti vedere i manuali e le settimane di corso: livello 1B - 58 pagine di manuale 2 settimane di corso, livello SAF Basico- 257 pagine di manuale e tre settimane di corso.

Considerando poi l’età anagrafica media dei vigili del fuoco, non proprio dei ragazzini, può l’amministrazione in coscienza pensare che i qualificati, la maggior parte sopra i 50 anni (visti tempi biblici dei passaggi di qualifica) e i Vigili Coordinatori possano acquisire e mantenere competenze così specifiche, che richiedono anche abilità fisiche non scontate?

Abbiamo scritto di essere concreti, pensiamo anche a quanto tempo richiederà portare tutti al livello di SAF Basico partendo dai qualificati a scendere, considerando che si deve gestire contemporaneamente la formazione del SAF Avanzato e i mantenimenti, stando ai numeri attuali di formatori e stando agli organici nei comandi che non permettono di distrarre troppe risorse dal soccorso e stando alla durata del corso (tre settimane) non si parla di anni, ma di decenni. Si potrebbe replicare che bisogna pur iniziare, vero, ma è altrettanto vero che non ci possiamo permettere di aspettare tanto, dobbiamo concepire un sistema più snello e comunque efficace.

Esiste poi il problema del gap formativo all’interno delle squadre, poniamo il caso frequente di un capo squadra con il livello SAF 1A che si trova un vigile di nuovo ingresso formato SAF Basico, il resto della squadra probabilmente è sempre 1A, essendo nei fatti il livello di formazione SAF più diffuso all’interno del Corpo Nazionale, si deve fare una manovra SAF, teoricamente il più adatto a svolgere l’intervento è proprio il vigile di nuovo ingresso, con il problema però che nessuno in quella squadra, compreso il ROS è in grado di comprendere e sovraintendere alla manovra, lasciata all’autonomia del singolo, in barba al sistema della ridondanza. Accade spesso che nei fatti si torna a fare la manovra 1A che è più conosciuta e quindi ritenuta più sicura. Questo accade anche perché la maggior parte dei mezzi nei comandi ha ancora in caricamento la vecchia sacca SAF 1A limitando la capacità operativa del personale formato SAF Basico, tra l’altro anche nell’1A la formazione si differenzia, tra personale neoassunto e personale in servizio. La standardizzazione anche sul SAF 1A non esiste più, questa è un’altra criticità, che mette a rischio la sicurezza dei lavoratori e l’efficienza nel soccorso. In questa babele a volte diventa difficile mettere in atto anche le vecchie manovre, si cerca così in alcuni casi, di adattare l’attrezzatura a disposizione per le nuove manovre, inevitabile l’abbassamento dei livelli di sicurezza. Cogliamo l’occasione per far notare che mancano anche gli imbraghi personali, dotazione fondamentale di sicurezza, lo diciamo senza polemica, perché chi è in indirizzo si trova a gestire una situazione che non ha creato, prima di fare grandi progetti formativi, dovremmo considerare le risorse che l’amministrazione possiede, riflettendo sulle priorità.

Prendiamo comunque atto degli sforzi che questa Amministrazione sta facendo per mandare avanti il progetto, ma le risorse economiche messe finora a disposizione non bastano, come non bastano i nuovi formatori previsti, senza pensare che l’amministrazione non è ancora partita con il SAF Avanzato.

Arriviamo a riassumere la proposta USB :

 

Siamo convinti che per il personale in servizio sia sufficiente un aggiornamento del percorso 1A già somministrato anni fa, mantenendone le manovre con le nuove attrezzature e aggiungendo la parte di movimentazione su corda in autonomia. Lo ripetiamo a costo di sembrare petulanti, il livello SAF Basico è un livello troppo avanzato per pretendere che sia patrimonio di tutti i vigili del fuoco. Questa ambizione dell’amministrazione sta danneggiando un settore, quello SAF, che oggi è un fiore all’occhiello del Corpo Nazionale.

Riteniamo che sia urgente aggiornare il personale dei comandi e in tempi ragionevolmente contenuti, per poter al meglio sfruttare le risorse a disposizione. Ma non possiamo chiedere a un capo squadra di frequentare un corso di tre settimane, magari fuori provincia e che richieda le stesse prestazioni di un allievo in ingresso.

Riteniamo che la nostra proposta di riportare a tre livelli il settore SAF meriti un approfondimento e sia presa in considerazione, aspettare una serena valutazione non è più possibile, non perdiamo altro tempo e risorse.

La circolare SAF della DCF del 01/2020 prevede già al suo interno, nel programma per allievi, un percorso di quattro settimane dove sono suddivise con tanto di verifica pratica le prime due con delle competenze di base dalle ultime più specifiche e propedeutiche a chi in futuro accederà al livello SAF Avanzato. Mantenendone pure l’impianto, ma eliminiamo il percorso di tre settimane rivolto al personale ex-1A, limitandosi alle prime due settimane del corso di ingresso per il personale allievo vigile del fuoco e a una settimana al personale permanente ex-1A dei Comandi. Il primo livello se superata la verifica finale darà un’abilitazione di base alle manovre di squadra e in autonomia su corda con relative manovre soccorso e autosoccorso e la possibilità a chi vorrà, di proseguire con le due settimane per la qualifica SAF Basico.

In questo modo sarebbe sicuramente più rapida la formazione e alla reale portata di una più larga parte di personale, in particolare a chi in intervento svolge funzioni di preposto e a cui la conoscenza delle capacità e delle tecniche della squadra è fondamentale.

Attualmente si sta incrementando il numero di operatori con competenze non mantenibili nel tempo e dall’altra parte si sta’ riducendo il numero di operatori avanzati ex-2A con competenze tecniche e di coordinamento superiori.

La nostra proposta oltre che essere sostenibile farebbe risparmiare tempo e risorse all’amministrazione, rilancerebbe il settore SAF, dando anche l’occasione a chi da anni attende, di poter avanzare nel livello di formazione, mantenendo al contempo un livello di sicurezza adeguato e di professionalità superiore, perché si consentirebbe una migliore gestione degli addestramenti.  

Certi del vostro interesse e certi di aver voluto come organizzazione essere propositivi, restiamo in attesa di un cortese riscontro e porgiamo distinti saluti.

 

Per il Consiglio Nazionale USBVVF

Ciro Bartolomei