Con la delibera n.21/SEZAUT/2019/FRG la Corte dei Conti ha certificato la spesa per il personale degli enti territoriali nel triennio 2015-2017. Il documento approvato dalla sezione delle Autonomie ha attestato in 14 MLD di euro la spesa complessiva, comprensiva del lavoro flessibile, per il personale nelle funzioni locali che risulta così suddivisa: 2,8 nelle Regioni, 0,9 nelle Province e le Città metropolitane e 10,3 nei Comuni.
Il comparto nella sua totalità conta 483 mila unità tra dirigenti, segretari, direttori e lavoratori con qualifica non dirigenziale, di cui 36 mila unità pari al 7,5% hanno un contratto di tipo flessibile.
Nel 2017, la spesa media per dipendente regionale ammonta a 34mila euro, a fronte di 27mila relativi al dipendente comunale e di 28mila per il dipendente provinciale. La spesa media per il personale dirigente è di 94mila euro nelle Regioni, 84mila nei Comuni e 103mila nelle Province.
Nelle regioni e province autonome aumenta la consistenza dei dirigenti a tempo determinato (+35,63%) con una spesa media totale per la categoria che arriva ad un (+5,34%) nelle regioni a statuto ordinario. Per il personale non dirigente la spesa media nel triennio fa registrare una flessione (-1,1%).
Nei comuni si registra una riduzione della spesa generale pari al (-4,05%) ma per le qualifiche apicali come Direttori generali e Segretari comunali emerge un incremento delle retribuzioni di risultato (+1,1%) che per la dirigenza arriva fino ad un (+1,53%). Degno di nota il dato di alcune regioni che sull’indennità di risultato hanno aumenti ingiustificati come per il Lazio (+286,49%), Molise (+251,605) e la Sicilia (+130,99%).
Va segnalata infine una netta contrazione dei contratti degli LSU, 2.092 in meno rispetto al 2015 e non certo per avvenute stabilizzazioni, le regioni che mostrano una minima tenuta sono la Campania (2.148 unità), Lombardia (900) e Veneto (640), mentre va registrato un uso eccessivo dei contratti a tempo determinato a favore della dirigenza.
Per USB la relazione della Corte dei Conti certifica in maniera netta ed inequivocabile un aumento della spesa a favore solo del personale che ricopre posizioni apicali, mentre attesta una diminuzione di spesa nei confronti del personale non dirigente.
Se si pensa al fatto che questo rapporto si riferisce ad un triennio in cui erano presenti diversi vincoli come il blocco del turn over, la mancanza di contratto nazionale, e gli stringenti limiti economici assunzionali, appare evidente che è necessario un piano straordinario di assunzioni, di reinternalizzazione dei servizi e stabilizzazione di precari ed LSU, scelte non più procrastinabili.
Il risultato che scaturisce dalla lettura del documento della Corte infatti, non fa che comprovare il conseguente aumento dei carichi di lavoro sofferto dai lavoratori delle Funzioni Locali che non hanno posizioni apicali ed il ricorso forsennato al fenomeno del mansionismo, con il conseguente ed inevitabile peggioramento dell’organizzazione e della qualità ed efficienza dei servizi pubblici rivolti ai cittadini.
USB P.I
FUNZIONI LOCALI