Cittadini
a distanza di circa otto mesi dall'emergenza “petrolio in mare” avvenuto a Genova il 17 Aprile 2016, ci troviamo obbligati a vivere una realtà aberrante, dove l'errore non ha insegnato nulla.
Ad oggi non esiste nessun piano di emergenza, prevenzione, previsione,salvaguardia e protezione nei confronti della popolazione.
I Pompieri sono come sempre chiamati nel soccorso tecnico urgente, ma come quel “17 aprile” sono estremamente fragili e vulnerabili a causa di una disorganizzazione dettata dal risparmio imposto da regole lontane della sopravvivenza , indirizzate unicamente nella protezione di poteri forti che minano quotidianamente i diritti dei cittadini e dei lavoratori.
Riportiamo di seguito una riflessione di chi ha subito e vissuto la tragedia :
“il 17 aprile , ad urne ancora aperte per il referendum sulle trivelle , una tubatura dell'oleodotto di Iplom esplode facendo fuoriuscire circa 700 mila litri di petrolio che si riversano nel rio Pianego, Fegino , Polcevera e in mare .
La popolazione ha visto divenire realtà quello che da sempre denunciava , la pericolosità di avere delle tubature, da oltre 60 anni , in alveo che trasportano idrocarburi , lavorati e non , oltre alla presenza del deposito stesso .
La paura è stata molta , la popolazione non aveva idea sul comportamento da tenersi , nessuno aveva mai dato informazioni in merito , l'impressione è stata che neppure i vigili del fuoco intervenuti tempestivamente , in un primo momento sapessero cosa fare .
E' stata fatta una messa in sicurezza di emergenza (MISE) con una prima scarificazione superficiale, il piano di bonifica è tutt'ora in alto mare , perchè manca il nuovo piano di caratterizzazione che Iplom deve presentare nuovamente . Della bonifica, se e come si farà si parlerà non prima del 2018;
nel frattempo, la popolazione continua a vivere intorno al deposito,
con un Piano di emergenza esterno per altro scaduto nel 2015, in fase di revisione decisamente poco condivisa e pubblicizzata, in zone altamente pericolose compreso l'istituto scolastico presente proprio al di sopra del deposito.
Ancora oggi nessuno ha informato la popolazione sui comportamenti da tenersi in caso di incidente rilevante , nessuno ha dato delle prescrizioni all'azienda , non esistono centraline fisse per rilevare cosa la popolazione stia respirando.
Oggi grazie al dissequestro delle tubature l'azienda ha ripreso l'attività
senza una fondamentale prevenzione che evitati danni potenzialmente mortali o irreversibili alla popolazione. Non succede..... ma se succede? Purtroppo come abbiamo visto succede!!!”
Riteniamo come Organizzazione Sindacale fondamentale un confronto con tutte le istituzioni e cittadini per costruire un futuro migliore dove prevenzione, previsione, protezione e salvaguardia siano i pilastri fondamentali di una città che si dimostra estremamente fragile in ogni suo aspetto.