NON È QUESTA LA SCUOLA
CHE VOGLIAMO!
ORGANIZZIAMOCI INSIEME
Da tempo ormai ci sono due Scuole in Italia: una è quella raccontata dai media e dal Governo, l’altra è quella reale, vissuta tutti i giorni in classe dal personale e dagli studenti. Mentre sentiamo ogni giorno parlare di una scuola in cui "tutto è sotto controllo", di una minima percentuale di classi in Dad e di una gestione ottimale della didattica integrata, le persone che vivono la scuola sanno che la situazione è ben diversa. Non solo i continui, cervellotici e impraticabili decreti rendono la vita scolastica ancora più complessa e ledono profondamente l’attività didattica, ma le misure prese per la tutela dei ragazzi e dei lavoratori della scuola risultano molto poco efficaci.
Le cosiddette classi pollaio sono un limite che da decenni caratterizza la scuola italiana e che è oggi ancora più esasperato dall’emergenza pandemica. Per risolvere questo problema non è stato fatto nulla né per quanto riguarda l’edilizia scolastica e gli spazi, né per l’organico (il cosiddetto organico covid è solamente una goccia nel mare, insufficiente per risolvere un problema di tipo strutturale).
Dunque, se il distanziamento non è realizzabile, una delle poche forme di protezione approvate dalla comunità scientifica, ossia la mascherina FFP2, continua a non essere fornita né al personale scolastico né agli studenti, nemmeno ai più fragili! La malagestione della situazione sanitaria attuale emerge anche attraverso le modalità con cui sono sostituiti i pochi lavoratori sospesi per mancanza di green pass: ai supplenti viene proposta la versione 2.0 dei cont ratti precari che possono recidersi da un momento all'altro, senza preavviso o data prestabilita, al rientro del collega.
Ma i lavoratori della scuola sono ormai abituati a questo ed altro! Negli ultimi anni sono stati costretti a reinventarsi: dalla DAD alla DID passando per WI-FI non funzionanti e le difficoltà di digitalizzazione di scuole storicamente obsolete. La DAD, strumento indispensabile in una situazione di emergenza, è diventata una presenza costante e invasiva con la quale siamo costretti a convivere cercando di arginare, a volte senza successo, le disuguaglianze fra gli studenti che questa “nuova didattica” esaspera.
La scuola non ha resistito ai colpi della pandemia perché i problemi sono sistemici. Lo dimostra il numero esiguo di insegnanti specializzati nel sostegno che non soddisfa neanche minimamente il fabbisogno delle classi. Questo comporta l’impiego di insegnanti non specializzati nel ruolo di sostegno ledendo il diritto degli alunni con disabilità. In alcune regioni gli insegnanti precari nel ruolo del sostegno superano il 60%!
L’abuso dei contratti a tempo determinato nella scuola è ormai una pratica assodata per tutte le classi di concorso e gli ordini di scuola e le scelte politiche degli ultimi anni non sembrano voler cambiare la situazione. Attraverso modalità di reclutamento sempre più complicate, poco trasparenti e molto inclini agli errori, una percentuale sempre più alta di personale scolastico lavora con contratti precari trovandosi in una situazione di estrema vulnerabilità. Alcuni dei concorsi banditi nella primavera del 2020 non sono ancora stati espletati perciò sembrano sempre più inconcludenti le promesse del Ministro Bianchi che afferma di voler bandire i concorsi ordinari a cadenza annuale.
Cade in errore chi crede che i problemi della scuola siano da attribuire solamente ad una malagestione delle risorse. Ciò che motiva le storiche scelte che hanno reso la scuola sempre più precaria, escludente, insicura e scadente, è la volontà politica dei governi dei vari colori che si sono susseguiti. Tale linea politica si inserisce in un quadro di complessivo indebolimento del welfare per potenziare invece il settore privato delle imprese. Emblematica è la distribuzione delle risorse del PNRR che vede la scuola (e la sanità) come fanalini di coda all’interno di un progetto complessivo che sembra avere a cuore gli interessi privati più che il benessere collettivo. Per di più, dei fondi destinati alla scuola, la maggior parte saranno impiegati nella digitalizzazione mentre rimarranno briciole per l’edilizia scolastica, la messa in sicurezza degli edifici e l’ampliamento dell’organico. Inoltre, il PNRR prevede l’intensificarsi di quella che è da anni la collaborazione fra scuole ed imprese (si parla di ITS gestiti direttamente da fondazioni private). Ormai conosciamo cosa significa “sinergia” fra scuola e impresa: studenti che sopperiscono alla mancanza di tecnici specializzati lavorando gratuitamente per le aziende in nome di una fantomatica formazione. Questo meccanismo è doppiamente pericoloso: non solo le aziende sono sollevate dall’onere di formare i propri dipendenti regolarmente assunti, ma la scuola si mette al servizio delle imprese che decidono su quali saperi e competenze si deve puntare.
Conoscere la Storia e le grandi figure del passato, comprendere le logiche della Scienza e apprezzare la bellezza dell’Arte, non sono fra le competenze che richiede il mercato.
Dedicarsi alla sua formazione intellettuale fra i banchi di scuola era un diritto anche di Lorenzo Parelli, morto schiacciato da una trave di 150 kg durante la Formazione Professionale e di Giuseppe Lenoci, morto a bordo di un furgone mentre stava svolgendo il suo tirocinio. Lorenzo e Giuseppe sono stati uccisi da questo crudele sistema che, appaltando la formazione alle imprese, introduce studenti giovanissimi allo sfruttamento. Il PCTO o Alternanza Scuola-Lavoro et similia sono l’ennesimo manifestarsi di una scuola che, impoverita e depotenziata, rinuncia a essere strumento di livellamento delle disuguaglianze, e acuisce le differenze di classe concedendo solo a pochi il lusso ed il privilegio di istruirsi in maniera dignitosa e spinge gli altri verso un’inevitabile vita di sfruttamento. Ciò non significa che la formazione debba essere avulsa dal mondo reale, ma che l'apprendimento di aspetti tecnico-pratici debba avvenire in un contesto sicuro, interno alla scuola.
Urge un'inversione di rotta delle politiche scolastiche portate avanti da chi governa negli ultimi anni e crediamo che occorra agire collettivamente per difendere la Scuola e chi la vive, lavoratori e studenti.
Per questo motivo chiediamo:
▪️Una scuola in sicurezza, che risponda alla situazione pandemica garantendo l'opportuno distanziamento fra le persone, abolendo le classi pollaio e fornendo gratuitamente mascherine FFP2 al personale e agli studenti;
▪️Stabilizzazione immediata dei docenti precari, dopodiché concorsi ordinari con cadenza annuale e riapertura dei percorsi di abilitazione, anche per i posti comuni della scuola secondaria;
▪️Massicci investimenti nell'edilizia scolastica;
▪️Stop all'Alternanza Scuola-Lavoro (PCTO): la formazione professionale deve essere internalizzata (gestita e controllata dalla Scuola) e devono essere potenziati i laboratori dei nostri istituti;
▪️Più insegnanti di sostegno specializzati e stabilizzati: per fare ciò è necessario, in concerto con l'Università, per la Secondaria aumentare i posti per i percorsi di specializzazione (TFA) e ridurne i costi per chi li frequenta; per Infanzia e Primaria, bisogna abolire il numero chiuso in Scienze della Formazione Primaria e reintrodurre il semestre aggiuntivo per la specializzazione nel sostegno;
▪️Internalizzazione degli OSE.
Scendiamo in piazza tutti e tutte insieme per far sentire la nostra voce: docenti, personale ATA, studenti, studentesse e tutte le persone che vogliono difendere la scuola pubblica!
Per chiunque fosse interessato a partecipare alle iniziative di USB Scuola Liguria, scriveteci alla mail liguria.scuola@usb.it o contattateci sui nostri canali Facebook e Instagram. Abbiamo anche aperto uno sportello online a cui rivolgersi per ogni problematica sul lavoro. Lo sportello si terrà il mercoledì dalle ore 17 alle 19 previa prenotazione via mail.
USB PI Scuola Liguria
Genova 26-2-2022