La USB P.I. ha appreso con sgomento dell’imminente scippo, ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori, di qualche migliaio di PC assegnati al personale ed utilizzati durante la pandemia per svolgere lo smart working e che in seguito avrebbero dovuto sostituire i vetusti mezzi degli uffici giudiziari una volta finita l’emergenza.
Ma qual’è il motivo di questo rastrellamento? La risposta è semplice: si toglie al personale in servizio per assegnarli ai prossimi nuovi assunti da destinare al famigerato Ufficio del Processo.
Ma dove sono finiti i soldi del PNNR destinati a questo progetto? Perché non si utilizzano i fondi europei per questo personale e si tolgono risorse al personale che da anni opera nella giustizia? Non bastava averci scippato del diritto alla carriera, alla retribuzione con le mancate progressioni economiche, alla dignità sul posto di lavoro e tanto altro ancora. A inizio anno, con un colpo di coda improvviso, l’Amministrazione ci scippa anche quel poco che resta del diritto alla salute, già compromesso dalle ridicole percentuali di smart working concesse al personale in piena emergenza epidemiologica.
Per cosa poi? Per un dare vita ad un progetto, quello dell’Ufficio del Processo, risalente al lontano 1998 e mai decollato, da sempre osteggiato da USB P.I., e che oggi l’Amministrazione spaccia come panacea per risolvere i mali della giustizia.
Veramente vogliono farci credere che il vero problema della giustizia sia emettere più sentenze? E con quale personale si vorrebbe dare esecuzione a questi provvedimenti? Se questa attività, come indicato dalle leggi e dai regolamenti, è di competenza ESCLUSIVA del personale amministrativo, come potranno smaltire l’arretrato gli addetti all’ufficio del processo? Aggirando ancora una volta le norme e dando vita a circolari di dubbia applicabilità con le quali attribuire ogni tipo di attività possibile a questo personale, senza risolvere il vero problema che è quello della carenza di personale di cancelleria? La riforma giustizia che viene invocata a gran voce si concretizzerà in realtà in una pletora di schiavetti, al servizio dei magistrati, indubbiamente preparati ma privi di esperienza e formazione, precari e ricattabili. Un calvario che colpisce indistintamente lavoratori assunti a tempo indeterminato e precari, vecchi e nuovi che siano.
Si è capito ormai da tempo che nei progetti dell’amministrazione non c’è il personale in servizio, considerato alla stregua di una zavorra, da sfruttare o far fuori a piacimento. Quello che non si vuole ammettere è che, checché se ne dica, solo grazie al sacrificio, alla dedizione e alla professionalità di questi dipendenti che la giustizia ha rallentato il suo declino. Ma se non si porrà un freno a queste scellerate politiche del personale il declino diverrà ineluttabile. E’ arrivato il momento di un intervento forte della politica e della Ministra affinchè la gestione di questi dipendenti non sia più nelle mani di personale appartenente alla Magistratura. La USB P.I. ribadisce il suo grido: “fuori i magistrati dal ministero”, basta allo scippo continuo perpetrato ai danni del personale amministrativo in servizio,
giù le mani dalle lavoratrici e dai lavoratori della giustizia!