I caccia costano ben più di quanto emerso inizialmente: il prezzo previsto per i primi F-35 per Aeronautica e Marina italiane è attualmente di 99 milioni di euro a esemplare per la versione 'A' (quella base) e di 106,7 milioni di euro per la versione 'B', a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), da acquistare a partire dal 2015.
INIZIALMENTE PREVISTI 62 MILIONI. In un primo momento la stima (comunicata al parlamento) era di circa 62 milioni di euro circa per ciascun esemplare dei primi tre F-35A, ma il dato si è rivelato irrealistico poiché si riferiva «a una pianificazione ormai superata dalle vicende del programma e verteva sul solo aereo 'nudo'».
PREZZO CHE SCENDE CON GLI ANNI. Si narra una leggenda che negli anni successivi il prezzo di produzione del velivolo dovrebbe scendere nel 2017 a soli 72 milioni di euro per la versione 'A' e 55 per la versione 'B', per poi ridursi progressivamente fino a 48 milioni dieuro oltre il 55esimo esemplare dei 90 previsti per le forze aeree e aeronavali italiane.
Una volta usciti dalle catene di montaggio di Cameri, all'inizio del 2015 i primi tre caccia, saranno inviati presso il centro di addestramento negli Stati Uniti per iniziare la formazione dei piloti e degli specialisti.
ATTIVI DAL 2016. Nel 2016 è previsto che vengano seguiti dai primi due di un successivo gruppo di tre esemplari. È questo, dopo il taglio di 41 esemplari deciso a febbraio dal governo, il nuovo programma di acquisto del Joint Strike Fighter.
COSTI IN AUMENTO COSTANTE. Nel servizio sono state anche analizzate le criticità del fronte industriale del programma Jsf, il cui costo è aumentato a una media giornaliera di ben 30 milioni di euro in 11 anni.
Il progetto in se stesso è preoccupante per le difficoltà di sviluppo del software dell'aereo, la non corretta pianificazione dei collaudi, la vulnerabiltà ai «cyberattack» del sistema logistico integrato, e da ultimo per le prospettive operative della versione «expeditionary» Stovl.
Mentre il Governo spende milioni di euro in armamenti, i cittadini continuano a soffrire per i sacrifici e le privatizzazioni , disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma.
E' veramente arrivata l’ora di dire basta, di mobilitarsi contro i diktat europei, contro le logiche del mercato, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Per questo saremo in piazza il 27 Ottobre, nella manifestazione che ha indicato con chiarezza gli obiettivi della lotta: contro le politiche di Monti oggi e domani, sotto qualunque nuova/vecchia maggioranza si presentino, contro i trattati e le istituzioni europee che stanno affamando intere nazioni, come dimostrano la Spagna e la Grecia.