Dopo la partecipata assemblea del 23 Aprile in cui sembrava si fosse avviata una mobilitazione dei lavoratori se non altro per renderli partecipi di quanto stesse accadendo, è nuovamente scesa la cortina di silenzio e con essa la nebbia che da mesi avvolge questa trattativa:
Che fine ha fatto il concordato preventivo (il 29 aprile scadeva)?
Esiste un acquirente o un piano industriale di rilancio?
Per molto tempo i lavoratori hanno fatto una cassa integrazione "fantasma"
Chi se ne farà carico e soprattutto: che fine faranno i lavoratori di Groundcare e Globeground?
Gli stipendi stanno avendo dei ritardi e vengono pagati a “rate”, per quanto ancora?
L’unico dato certo è il pesante accordo taglia salari firmato da Cgil Cisl Uil Ugl e un impegno di Adr ed Enac a seguire la trattativa.
Non esiste un piano industriale, non esiste una reale manifestazione d’interesse da parte di un’azienda.
E per come stanno le cose, il rischio è che l’epilogo sia comunque disastroso.
E’ inaccettabile che i lavoratori diventino ostaggio delle speculazioni delle aziende e si debbano accollare anche il rischio d’impresa!
Le responsabilità sono di una gestione sbagliata fatta di sperperi e piani industriali inesistenti, oltre al fatto che si è permesso, alle low cost di entrare nel più grande aeroporto Italiano e dettare le regole aumentando la concorrenza dei prezzi, il dumping sociale e diminuendo i livelli di sicurezza.
Groundcare è un Handlers importante con un grosso numero di dipendenti e non può essere trattato come un malato terminale cui si prende tempo prima di staccare la spina.
Oltre al fatto che ogni posto di lavoro perso è un dramma per chi lo vive e un costo sociale altissimo.
Serve un intervento delle istituzioni che devono garantire la tutela dell'occupazione.
Questi 850 posti di lavoro, più i dipendenti Globeground, più tutto l’indotto di cui non si parla
si aggiungono ad un numero già enorme di disoccupati di questo sedime e il rischio concreto di un collasso dell’intero settore.
Non è possibile far finta di niente e aspettare che arrivi un imprenditore qualsiasi a dettare le proprie condizioni capestro.
Il trasporto aereo con quarantamila dipendenti è il più grande polo industriale del centro sud, e per questo motivo deve essere regolato e tutelato.
Da mesi ci siamo attivati per cercare di garantire trasparenza e chiarezza.
Oltre a richiedere l intervento del tribunale fallimentare per garantire l’effettiva continuità aziendale, dopo l’incontro con il comune di Fiumicino, abbiamo richiesto alla Regione Lazio l’apertura di un tavolo per avviare una discussione complessiva sul settore e sui danni che la crisi sta avendo sul territorio.
Ci sembra, però, anche doveroso evidenziare come i lavoratori siano i grandi assenti in tutta questa storia, tenuti fino ad ora all'oscuro di quanto sta accadendo ma anche inconsapevoli della grande forza che hanno.
L’USB ha scelto di stare sulla strada della trasparenza e la tutela dei diritti.
E' ora che anche i lavoratori siano pronti a dire Basta!
Fuori dalla rassegnazione per riprendersi il proprio futuro