Il Tribunale di Milano ha dato il via libera al concordato preventivo per il salvataggio del San Raffaele di Milano, mettendo però in evidenza che c’è un conflitto di interessi tra l’attuale CdA e gli investitori, che daranno vita alla società di capitali in cui confluirà la parte sana della Fondazione, cioè l’attività sanitaria e di ricerca.
Infatti, Profiti, Malacalza e gli altri membri dell’attuale CdA rappresentano gli interessi dello IOR e della famiglia Malacalza: il PM ha segnalato che gli investitori compreranno le attività ospedaliere con un forte sconto, di fatto investendo solo un terzo rispetto al valore di mercato. D’altro canto, lo stesso Tribunale Fallimentare ha ipotizzato che nel corso della procedura possano emergere altri soggetti interessati all’acquisto del nuovo San Raffaele, latori di offerte serie e garantite.
Considerando che l’”investitore di maggioranza” rimarrebbe la Regione, con i suoi rimborsi delle prestazioni erogate, USB chiede, a garanzia non solo dei pazienti e dei lavoratori, ma anche di tutti i cittadini lombardi che pagano le tasse, che sia la Regione a presentarsi come investitore e che siano i cittadini a beneficiare dei vantaggi che avrebbero i soci della nuova società di capitali.
Infatti, solo in questo modo la Regione potrebbe esercitare un totale controllo sui soldi “investiti” per continuare ad avere prestazioni sanitarie di qualità e ricerca indipendente.
Come è stata chiesta una deroga al patto di stabilità per Expo, così potrebbe essere chiesta per salvaguardare il valore-sociale del grande policlinico che oggi rappresenta il San Raffaele.
Non si tratta di coprire i buchi lasciati dal privato, visto che l’attività sanitaria e di ricerca sono in attivo, ma di esercitare un controllo diretto sui finanziamenti pubblici, affinché non vadano – come in passato - dispersi in business che nulla hanno a che fare con la sanità, nel contempo sottraendo alle logiche di profitto la salute dei cittadini.
Coordinamento aziendale USB – Ospedale San Raffaele