Lavoratori,
la saga di "Igor il russo", evaso dal carcere di massima sicurezza di Frosinone e accusato di una serie di omicidi, continua. La vicenda è un chiaro esempio, che segnala lo sfascio delle strutture pubbliche in Italia che si direbbe investa anche la Polizia penitenziaria e i carceri di “massima sicurezza”.
NON DIMENTICHIAMO CHE DOPO LO SCEMPIO FATTO ALLA FORESTALE ORA SARÀ IL TURNO DELLA PENITENZIARIA.
Adesso è russofoba (e, quindi, “putinofoba”) . E così al tizio evaso – subito battezzato “Igor il russo” - viene appioppata la leggenda della "belva russa”, “il soldato dell'Armata rossa” (sciolta nel 1991) ovviamente “addestrato ad uccidere”.
La bufala di "Igor il russo": non solo russofobia, è strategia di controllo sociale.
Eppure il serbo di Subotica, Igor non è Russo, minaccia di fatto l'applicazione della Madia. Infatti "il ricercato soldato jugoslavo fedele a Tito, addestrato da Milosevic ad uccidere i bambini kosovari e bosniaci" o ancora "la fuga del bandito serbo filorusso, simpatizzante del regime xenofobo di Orban e nostalgico di Attila il flagello di Dio" impazza nei talk show televisivi che continuano a rifilarci cucchiaiate di paura inondandoci con storie di efferati delitti e altre minacce alla nostra sopravvivenza. Certo, come strategia di controllo sociale non è un granché. Ma in tempi come questi, nei quali si direbbe cancellarsi il domani, può bastare.
Chissà quando daremo, finalmente, la caccia a chi ha distrutto il wefare in questo paese... quelli si che sono criminali... "che illegittimamente siedono negli scranni dei palazzi eletti con una legge incostituzionale" determinando il futuro di un intero paese, l'Italia. Condizione che dovrebbe farci riflettere su chi è realmente Igor e perché ha deciso di screditare la polizia penitenziaria.