Mercoledì 16 ottobre si celebrerà la Giornata mondiale dell’Alimentazione, che nelle intenzioni della FAO e dai governi dovrebbe essere una giornata di bilanci sui progressi della comunità internazionale per eliminare la fame nel mondo.
Purtroppo, nonostante i grandi investimenti e per le diverse strategie politiche elaborate dai governi dei paesi ricchi dal 1996, anno del Vertice Mondiale sull'Alimentazione della FAO (World Food Summit, Roma, 13-17 novembre 1996) a oggi, il numero di persone che nel mondo soffrono fame e malnutrizione è rimasto pressoché invariato: circa 800 milioni.
Da decenni il movimento internazionale per la sovranità alimentare ha posto all’attenzione dei governi e della opinione pubblica mondiale una diversa lettura della produzione di alimenti e della sua stretta relazione con la natura e con la salute degli uomini, degli animali e della terra stessa.
Agroecologia, agricoltura contadina, agricoltura biologica, consumo di prodotti agricoli a km zero, consumo di prodotti agricoli stagionali sono tutti termini che abbiamo imparato a conoscere e a valorizzare nelle scelte quotidiane. Purtroppo a tutt’oggi il modo di produzione capitalista del cibo impone all’intero pianeta modalità non rispettose del ciclo della natura ma più interessate alla ricerca del massimo profitto. In questo contesto quale deve essere il ruolo del sindacato di classe?
A livello internazionale sono impressionanti i dati ufficiali che vedono impegnati nell’agricoltura lavoratori al di sotto dei 17 anni, al tempo stesso sono ugualmente critici i dati che evidenziano come una percentuale molto alta di infortuni sul lavoro e di incidenti mortali avvengono nel settore.
Ugualmente impressionanti lo sfruttamento lavorativo e la violazione dei diritti minimi dei salariati, che in agricoltura raggiungono livelli altissimi.
Un altro elemento che non possiamo sottacere è l’utilizzo nella produzione agricola di prodotti chimici con conseguenze dannose gravi per la salute in primis di lavoratori e contadini, ma anche dei consumatori.
In Italia la situazione non è affatto migliore: gli infortuni sul lavoro in agricoltura sono all’ordine del giorno, tanto da farlo ritenere anche dall’Inail uno dei settori con il più alto numero di decessi e di malattie professionali.
Il costante aumento, anche in Italia, della produzione di cibo di bassa qualità ed a basso prezzo evidenzia come quello alimentare è uno dei più importanti settori dove, da parte dell’agroindustria, della Grande Distribuzione Organizzata, dei grandi latifondisti, si cerca di massimizzare il profitto creando condizioni di sfruttamento elevato sia nei confronti dei piccoli produttori, i contadini, sia nei confronti dei lavoratori salariati, i braccianti. A questo si aggiunga lo sfruttamento del personale impegnato nella trasformazione e nella logistica e del personale impegnato nelle attività della vendita al dettaglio. Per ottenere questi massimi profitti le multinazionali del cibo impongono direttamente e indirettamente condizioni lavorative che non permettono condizioni di vita decente.
Riportiamo la posizione della FAO in merito ai lavoratori della terra: “… la FAO definisce il lavoro decente come quel lavoro che proporziona un salario adeguato per vivere in condizioni di lavoro ragionevole. Si fa riferimento a un lavoro salariato e degno che permette alle persone che siano lavoratori indipendenti o dipendenti di mantenere se stessi e le proprie famiglie. I lavoratori devono poter realizzare il proprio lavoro in condizioni che garantiscano la propria salute e sicurezza così come avere la possibilità di esprimersi nel loro lavoro. Posto che si tratta di un aspetto centrale della sua missione, la FAO appoggia in maniera attiva i paesi che promuovono il lavoro decente in agricoltura e nelle zone rurali.”
Nella settimana dal 13 al 18 ottobre l’Unione Sindacale di Base parteciperà per nome e per conto della UIS agricole, settore agricolo della Federazione Sindacale Mondiale, alla 46° sessione del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale che si terrà alla FAO. In quella occasione inviteremo i dirigenti della FAO a visitare le campagne italiane per verificare le condizioni di vita dei braccianti.
Appare chiaro che l’intervento sindacale sia a livello internazionale che a livello italiano deve considerare la questione alimentare nel suo complesso e quello agricolo un settore determinante per il controllo degli equilibri internazionali.
Il sindacato deve quindi affrontare la questione del cibo con la parola d’ordine “cibo sano lavoro sano” rivolgendosi complessivamente a tutti gli attori inclusi nel sistema agricolo.
Il sindacato deve avere la forza di porre sul tavolo della contrattazione sia a livello italiano che a livello europeo (fortemente coinvolto con l’enorme fetta di finanziamenti europei, la PAC) i punti prioritari che riguardano il settore agricolo:
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rispetto delle condizioni contrattuali per tutti i lavoratori agricoli
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rispetto delle condizioni abitative e sanitarie
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regolarizzazione di tutti i braccianti migranti impegnati in agricoltura
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condizionalità dei contributi europei alle aziende agricole al rispetto delle condizioni contrattuali
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favorire la produzione agricola dei piccoli produttori, intervenendo su leggi e regolamenti.
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contrastare l’uso intensivo di prodotti chimici nella coltivazione e nell’allevamento che causano malattie gravi e intolleranze alimentari.
Su questi temi l’Unione Sindacale di Base parteciperà al seminario che si svolgerà all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” presso la sede Marco Polo, Circonvallazione Tiburtina n.4, 00185, Roma (altezza Largo Passamonti) il 16 ottobre 2019, ore 17.30:
“La sovranità alimentare, un’alternativa per il diritto al cibo”
Introduce il professor Luciano Vasapollo, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con l’America Latina.
Interventi:
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Mauro Conti, Presidente del Centro Internazionale Crocevia;
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Stefano Gianandrea De Angelis, Unione Sindacale di Base (USB)
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Un rappresentante Friday for Future
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Cristian Cabrera, Movimento Terra Contadina
Unione Sindacale di Base