Il 24 ottobre anche la scuola si fermerà per lo sciopero generale: l'USB, insieme all'UNICOBAS e all'Orsa Scuola, ha proclamato una giornata di sciopero di tutto il personale.
In tutte le maggiori città si svolgeranno manifestazioni contro la politica del Governo: dalla Riforma della Pubblica Amministrazione al Jobs Act, passando per il piano della “Cattiva Scuola” questo Governo prosegue, infatti, con la Spending Review, per onorare i suoi patti con Unione Europea, Banca Centrale e Fondo Monetario Internazionale; dissangua i lavoratori e foraggia banche, multinazionali e imprenditori falliti.
Mantenere quei Patti significa che nelle prime ipotesi sulla legge di stabilità è previsto un altro miliardo di tagli al ministero dell'Istruzione. Il ministro aveva annunciato un miliardo per la stabilizzazione dei 148 mila precari, e in effetti alla domanda da dove sarebbero venuti i fondi la risposta fu : “da un risparmio pianificato dal Ministero”, “un risparmio collettivo”.
Così saltano, ad esempio, 144 milioni per i commissari agli esami di stato, 130 milioni per le pulizie, 80 dagli scatti di anzianità, 55 dal taglio alle supplenze brevi e altri 50 dai progetti nazionali.
Ma nella legge non c'è ancora scritto nulla sulla stabilizzazione e persino ancora i “quota 96” - gli esodati della scuola- sono ancora in attesa di “valutazione tecnica”!
Perché il Ministro Giannini non fa su questo una bella consultazione on line?
Questa è la rivoluzione della “Cattiva Scuola”: far funzionare la scuola pubblica come la privata. L'opera compiuta con caparbietà dai governi degli ultimi trenta anni di trasformazione della scuola statale oramai è svelata.
La “Cattiva Scuola” è esclusione sistematica dal sistema di formazione dei figli dei lavoratori, oppure il loro inquadramento in scuole “caserme” che avviano ad un lavoro sfruttato e asservito.
L'impoverimento del livello culturale e morale della società è fatto di autoritarismo, cancella gli organismi democraticamente eletti di governo collegiale della scuola, promuove una meritocrazia pezzente che trasforma i lavoratori in servi a punti dei dirigenti, per una paga da miseria.
“L'aiuto” alla scuola dovrebbe arrivare da “finanziatori” privati -che scaricano le loro “donazioni” dalle tasse- e con le loro Fondazioni usano mezzi e dipendenti statali al loro fine di avere lavoratori già “educati”, senza alcun obbligo di presentare un bilancio pubblico.
Tutto questo si può fare solo schiacciando i lavoratori di oggi.
D'altra parte le promesse 148 mila stabilizzazioni dei precari (personale già in servizio), sarebbero il minimo insufficiente per rispondere al bisogno di scuola.
Alla scuola del nostro tempo serve il rinnovo del contratto di lavoro, la cancellazione della legge Fornero e della riforma della PA, il rafforzamento delle tutele ai lavoratori e agli studenti, la cacciata dei privati ma, soprattutto, servono almeno altri 250 mila lavoratori che rispondano anche ai 200 mila studenti in più che sono arrivati nella scuola negli ultimi dieci anni e a tutti quelli che ne vengono espulsi.